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La Commissione Europea fa deciso finalmente di fare marcia indietro sulla proposta di direttiva sull’efficienza energetica degli immobili. Nella proposta avanzata oggi, sparisce infatti il divieto di poter vendere o affittare gli immobili più inefficienti dal punto di vista energetico se non ristrutturati entro certe date, che era invece presente nelle bozze circolate nei giorni scorsi. “Ci sono diversi modi per raggiungere l’obiettivo dei requisiti minimi – spiega un alto funzionario Ue – e noi di certo non proponiamo” un divieto di vendere o affittare gli immobili più inefficienti.

In un Paese come l’Italia, tale decisione avrebbe determinato non pochi rischi economici, essendo ricco sia di case inefficienti dal punto di vista energetico, anche perché spesso non di nuova costruzione, storiche.

Gli Stati membri “dovranno identificare il 15% degli edifici che ha performance peggiori e che dovranno essere rinnovati” in via prioritaria. In generale, per gli edifici pubblici e non residenziali (uffici, per esempio), il livello di performance energetica dovrà passare almeno al livello F al più tardi entro il 2027 e almeno al livello E entro il 2030, al più tardi.

Gli edifici residenziali, invece, dovranno passare come minimo alla classe F entro il 2030 e almeno alla E entro il 2033. L’obiettivo di fondo, spiega la Commissione, è che gli edifici devono consumare poca energia, essere alimentati il più possibile da fonti rinnovabili, non emettere emissioni di carbonio da combustibili fossili e deve essere indicato il loro potenziale di riscaldamento globale in base alle emissioni dell’intero ciclo di vita sul loro certificato di prestazione energetica.