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L’8,5% dei malati tende a spostarsi per andarsi a curare fuori regione, soprattutto per andarsi ad operarsi. I «viaggi della speranza» comportano però tanti costi e stress per pazienti e familiari.

 Il Gruppo, coordinato da Salute Donna Onlus insieme a 35 associazioni di pazienti oncologici e onco-ematologici, ha promosso nel 2020 un’analisi approfondita realizzata dal Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità (C.R.E.A. Sanità), che ha studiato il periodo 2010-2018, analizzando il fenomeno a livello nazionale e regionale, con l’intento di misurarne l’impatto organizzativo ed economico.

Dall’indagine emerge anche che oltre 67mila ricoveri ospedalieri per tumore in Italia nel 2018, sono stati effettuati in mobilità passiva.

Il 45,5% (30.060 ricoveri) oncologici si spostano soprattutto per curarsi neoplasie della prostata, della vescica, del fegato e della tiroide. E circa un terzo dei ricoveri extraregione è associato a un intervento chirurgico.

A muoversi, sono naturalmente più i pazienti del Sud Italia. Per carenza di strutture attrezzate, posti letto, per aver un consulto in più. Assistenza maggiore. Tempi di attesa meno lunghi.