Zecca,  il vaccino perché e quando è importante
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In estate, stando di più all’aria aperta, c’è il rischio di essere punti dalla zecca, con non poche conseguenze per la salute.

Conosciuta con l’appellativo di meningoencefalite primaverile-estiva, è una delle principali patologie che può essere trasmessa dal morso di una zecca infetta: alcuni specialisti suggeriscono di fatto di riflettere sulla possibilità di sottoporsi alla vaccinazione contro la TBE. Che dopo un periodo di incubazione di 1-2 settimane, si manifesta con sintomi simili a quelli dell’influenza (febbre, malessere, mal di testa e dolori muscolari). Un 5-20% di pazienti che l’hanno contratta, può manifestare un coinvolgimento neurologico permanente (10%) o può arrivare addirittura anche a morire (1%).

Nelle ultime settimane, complice lo spazio dato dai media alla proliferazione e ai conseguenti rischi della TBE, è aumentata la richiesta di accedere alla vaccinazione.

Il vaccino contro la meningoencefalite da zecche è a virus inattivato. In Italia ne sono disponibili due tipi: Ticovac 0,25 ml (indicato in età pediatrica, per bambini e ragazzi con età compresa tra 1 e 15 anni) e Ticovac 0,5 ml (dai 16 anni in su).

La vaccinazione è raccomandata alle persone (adulti e bambini di età superiore a 1 anno) che lavorano o risiedono in campagna o montagna e si spostano per campeggio o escursioni varie. In zone dove potrebbero essere punti. O per chi va all’estero, anche in altri paesi europei.

L’iter vaccinale deve avere inizio almeno due mesi prima di mettersi in viaggio, al fine di garantire al soggetto di avere almeno due dosi in corpo.

Tre le dosi intramuscolari: la seconda viene inoculata a distanza di 1-3 mesi dalla prima; la terza in un arco di tempo che va dai 5 ai 12 mesi dalla precedente. Ulteriori dosi di richiamo vengono somministrate ogni 3-5 anni. Come per tutti i vaccini, non possono proteggere completamente tutti coloro i quali sono stati vaccinati.