Ilaria Salis incatenata in aula, convocato dalla Farnesina l’ambasciatore ungherese
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Appare legata a mani e a piedi, tenuta per una catena e sorvegliata su una panca da due agenti di un corpo speciale di polizia penitenziaria che indossano il giubbotto antiproiettile e il passamontagna per non essere riconosciuti Ilaria Salis.

L’italiana di anni 39, milanese, durante la prima udienza in cui è accusata in Ungheria di lesioni aggravate nei confronti di due neonazisti nel corso delle manifestazioni che si sono tenute in occasione del “Giorno dell’onore”.

Immagini che hanno suscitato clamore facendo intervenire in prima persona anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. “Chiediamo al governo ungherese di vigilare e di intervenire affinché vengano rispettati i diritti, previsti dalle normative comunitarie – ha scritto il ministro su X – della cittadina italiana detenuta in attesa di giudizio”.

La Farnesina convoca l’ambasciatore ungherese
Tajani ha dato disposizioni al segretario generale della Farnesina Riccardo Guariglia di convocare l’ambasciatore di Ungheria a Roma per un passo di protesta per le condizioni di detenzione della cittadina italiana Ilaria Salis. Parallelamente, domani l’ambasciatore d’Italia in Ungheria effettuerà un passo presso le autorità ungheresi.

Un funzionario dell’ambasciata d’Italia a Budapest ha partecipato alla prima udienza. La Procura ungherese ha ribadito la richiesta di condanna a 11 anni di detensione, ma l’imputata rischia una pena massima di 16 anni secondo il codice penale magiaro. Richiesta “eccessiva” afferma il padre della donna, Roberto Salis, alla tv ungherese Rtl. L’uomo è “preoccupato” per le condizioni di detenzione, descritte come disumane in alcune lettere inviate in Italia, e ha detto che sostiene la lotta antifascista della figlia. Salis in Tribunale ha preso la parola e si è dichiarata non colpevole – riferiscono i suoi avvocati italiani presenti in aula, Eugenio Losco e Mauro Straini.

La Salis ha contestato l’impossibilità di visionare le immagini delle telecamere di sorveglianza, su cui si basano le accuse mosse nei suoi riguardi, e la mancata traduzione degli atti, in inglese e in italiano, che le hanno impedito di conoscere appieno i reati di cui è chiamata a rispondere. Il processo è stato rinviato al prossimo 24 maggio.

ph crediti cagliaritomorrow