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Nell’ambito dei contratti collettivi nazionali di lavoro, nel nostro Paese, spunta il primo modello confezionato a posta per i lavoratori  del settore dell’ICT (l’acronimo che rappresenta il comparto dell’Information and Communications Technology): a sottoscriverlo sono stati, pochi giorni fa, il presidente di Cifa Andrea Cafà ed il segretario generale di Confsal Angelo Raffaele Margiotta. I contenuti del nuovo strumento sono stati validati nell’ambito del tavolo tecnico di confronto nazionale organizzato dal Centro studi InContra con l’Università La Sapienza di Roma, mentre i “pilastri” dell’iniziativa sono da un lato la “formazione continua, grazie all’impegno finanziario profuso da Fonarcom” e, dall’altro, il welfare, attraverso le garanzie fornite da Sanarcom, perché, racconta Cafà, “viene assicurata l’assistenza sanitaria agli occupati”, copertura, questa, “estendibile alle loro famiglie”.

Prevede, una regolamentazione generale del lavoro, e del livello dei trattamenti economici minimi di garanzia, con una mappatura dei profili professionali del segmento produttivo, con le loro specifiche competenze, in linea di massima che si combacia con gli standard europei.

Ad oggi, sottolineano i sottoscrittori del contratto, “i profili professionali non erano ufficialmente riconosciuti nella loro specificità e, per questo, venivano impropriamente assimilati a figure afferenti ad altri settori, come quelli della metalmeccanica e del commercio”. Quanto, poi, all’inquadramento degli addetti, non è più suddiviso in livelli, bensì in categorie professionali: così si recepiscono “le figure proposte dal sistema europeo e-CF e dal nostro Atlante del lavoro e delle qualificazioni, puntualmente integrate grazie all’Osservatorio permanente per la mappatura di competenze digitali, nuovi profili di ruolo e nuovi modelli organizzativi, istituito nell’ambito del tavolo tecnico”, così che il contratto vada ad adottare “il nuovo sistema di classificazione per competenze introdotto da Cifa e Confsal”.
Margiotta scommette sul valore della “grande flessibilità” che l’iniziativa garantisce agli occupati, sulla scia “del precedente accordo che avevamo sottoscritto in merito allo smart-working”, tanto utilizzato allo scoppio della pandemia da Covid-19, lo scorso anno, e ancora ampiamente in uso, in Italia. Il lavoratore, argomenta, “può collocare la sua prestazione in una fascia oraria molto estesa, nell’arco della giornata, sempre rispettando i limiti settimanali dell’orario di lavoro”.

Tra gli elementi innovativi, anche il Premio di performance, da corrispondere al lavoratore che raggiunga gli obiettivi concordati.