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La città di Pompei si fa capofila di un progetto destinato a fare scuola per il recupero di aree abbandonate e il controllo dei luoghi soggetti a scavi clandestini.

In prospettiva, c’è un “marchio Pompei” di cui potranno avvalersi anche le produzioni che circondano la città antica di 2000 anni, considerata patrimonio dell’umanita’.

“Azienda Agricola Pompei” prevede di coltivare gli oltre 60 ettari di campi e spazi verdi dei tre siti archeologici di Pompei, Stabiae e Boscoreale con vitigni piantati e curati con i metodi originari dei pompeiani. Ma pari coltivazioni saranno effettuate anche nel Polverificio borbonico di Scafati, nel cui immenso parco abbandonato, lo scorso anno, fu trovata un’ampia coltivazione di marijuana che veniva curata dalle organizzazioni criminali locali senza che le istituzioni ne avessero conoscenza.

Nelle aree archeologiche e nel Polverificio borbonico la vite dovrà produrre uva che verrà lavorata e venduta in loco. ”Noi non abbiamo esperienza in proposito, per questo creeremo partership con aziende specializzate che se ne occuperanno” hanno spiegato il direttore generale del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, insieme con il generale dei Carabinieri, Giovanni Di Blasio, Pierpaolo Forte, consigliere di amministrazione del Parco e professore ordinario di diritto amministrativo all’Universita’ del Sannio, e Paolo Michetto, responsabile della manutenzione del verde del Parco Archeologico di Pompei.

ph crediti skyarte