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Il presidente del Veneto Luca Zaia mostra insieme al presidente della Coldiretti Prandini una bottiglia di Prosek il marchio rivendicato dall’Italia anche in sede Europea. “Prosek, questo nome è nostro. C’è una riserva del nome con un decreto del 2009 che firmai quand’ero Ministro, riconosciuto dall’Europa, e c’e’ il pronunciamento dell’Unesco che, nel 2019, ha dichiarato Patrimonio dell’Umanita’ le Colline del Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene.
Ma c’è pure una motivazione storica: le prime citazioni del nome “Prosecco”, con riferimento al vino, risalgono infatti al XIV secolo, ed esiste una cartina geografica storica in cui la città di Prosecco, situata poco a occidente di Trieste, è denominata Proseck, in ragione dell’assoggettamento, in quel periodo storico, dell’area al dominio asburgico».

Secondo Prandini, invece, “ancora una volta c’è qualcuno che cerca di sottrarre valore al lavoro dei nostri agricoltori e delle nostre imprese, al valore del settore agroalimentare, quando il vino italiano è diventato in vero ambasciatore del comparto”. In questo caso – aggiunge – “si cerca di utilizzare un nome che richiama il nostro prodotto per valorizzarne uno che non ha storia, non ha commercio, non ha posizionamento sul mercato”.

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