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Gianni Minà, potrà essere salutato per l’ultima volta, domani, 29 marzo a Roma. La camera ardente sarà allestita in Campidoglio, e aperta al pubblico dalle ore 10 alle 19.

Il giornalista e conduttore televisivo, sopratutto sportivo, si è spento ieri all’età di 84 anni.

L’annuncio è stato dato dalla sua famiglia sulla sua pagina ufficiale di Facebook. “Gianni Minà ci ha lasciato dopo una breve malattia cardiaca. Non è stato mai lasciato solo, ed è stato circondato dall’amore della sua famiglia e dei suoi amici più cari. Un ringraziamento speciale va al Prof. Fioranelli e allo staff della clinica Villa del Rosario che ci hanno dato la libertà di dirgli addio con serenità”.

Nato a Torino il 17 maggio 1938, Gianni Minà ha iniziato la carriera giornalista nel ’59 con “Tuttosport” (di cui fu poi anche direttore dal ’96 al ’98). Nel 1960 avvenne il suo debuto in Rai con la collaborazione alla realizzazione dei servizi sportivi sui Giochi Olimpici di Roma. Successivamente con “Sprint”, rotocalco sportivo diretto da Maurizio Barendson, ha collaborato dal ’65 in poi, per documentari e inchieste per numerosi programmi televisivi, tra cui ‘Tv7’, ‘AZ, un fatto come e perché’, ‘Dribbling’, ‘Odeon. Tutto quanto fa spettacolo’ e ‘Gulliver’. Con Renzo Arbore e Maurizio Barendson ha fondato “L’altra domenica”. Nel 76 Minà è stato assunto al Tg2 diretto da Andrea Barbato. Nel 1981 ha vinto il Premio Saint Vincent come miglior giornalista televisivo dell’anno. Dopo aver collaborato con Giovanni Minoli a Mixer, c’è stato il suo debutto per la conduzione di Blitz, programma di Raidue di cui è anche autore.

Minà ha seguito otto mondiali e sette olimpiadi, oltre a decine di campionati mondiali di pugilato, fra cui quelli storici all’epoca di Muhammad Ali. Nel ’87 è diventato famoso in tutto il mondo per un’intervista durata sedici ore a Fidel Castro, il presidente cubano, per un documentario da cui viene tratto un libro, dal titolo: “Fidel racconta il Che”.

Poi l’editoriale, edito dalla Sperling & Kupfer, dal titolo “Politicamente scorretto, un giornalista fuori dal coro”, che raccolta di suoi articoli e saggi pubblicati tra il 1990 e il 2007 su la Repubblica, l’Unità, Il Manifesto, Latinoamerica: un autentico esercizio di controinformazione sugli avvenimenti più diversi e controversi dei primi anni del terzo millennio.

Nel 2015 Minà produsse “Papa Francesco, Cuba e Fidel”, un reportage sulla storica visita del Pontefice argentino avvenuta a Cuba nel settembre del 2015 e con il quale vinse, nel 2016, l’Award of Excellence all’ICFF di Toronto, Canada. E, nel 2016 “L’ultima intervista a Fidel Castro”. Tra gli ultimi lavori nel 2020 c’è anche il libro autobiografico “Storia di un boxeur latino”, edito da Minimum fax.

Minà ha diretto la rivista letteraria “Latinoamerica e tutti i sud del mondo”. E’ stato collaboratore per anni di quotidiani come La Repubblica, l’Unità, Il Corriere della Sera e Il Manifesto.

Ha incontrato grandi del mondo del calcio come anche Diego Armando Maradona, Pelè e molti altri. Personaggi del teatro e del cinema d’autore.

Mancherà a tutti!