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“Vorrei perdere la memoria per poter dimenticare quei giorni”. Sono queste le parole di Dalal Nabih, che oggi ha 36 anni, e racconta la sua vita a “Quarta Repubblica”.

La donna ha parlato della sua condizione di sposa bambina da cui si è liberata dopo tantissimi anni. Il suo è stato un matrimonio islamico combinato con un uomo molto più grande di lei: “Mi ha violentato – ha spiegato alle telecamere del programma di Rete 4 condotto da Nicola Porro, in onda ieri sera 11 settembre su Rete 4 -, mi metteva le mani ovunque. Avrei preferito morire”.

Nabih racconta come è avvenuto il suo matrimonio combinato: “Sono venuta in Italia all’età di 3 anni con la mia famiglia e mia sorella, ho frequentato le scuole italiane ma sempre seguendo le regole islamiche – dice -. All’età di 11 anni i miei genitori mi portano in Marocco: io pensavo fosse un viaggio, in realtà era il mio matrimonio. Io non capivo finché non mi si è affiancato un uomo che poteva essere, per l’età che aveva, mio padre o mio zio, perché io avevo 11 anni e lui 42. Mi hanno preparato, vestita e abbellita e mi hanno portato in una camera chiusa”. “Al ritorno in Italia da quel viaggio, la mia vita è cambiata:Andavo a scuola con la fede al dito e il velo – prosegue -, quando tornavo a casa venivo chiusa in camera a chiave. Non avevo il diritto di uscire senza di lui. Tutte le sere chiamava, mi hanno messo in camera un telefono fisso abilitato solo alle chiamate in entrata. Lui mi chiedeva se avevo imparato a fare il pane o a cucinare, perché il loro interesse era ed è quello: tu sei la donna che cucina e pulisce. Quando hanno bisogno dei loro sfoghi sessuali ti metti lì come una bambola e vieni usata come un oggetto, per soddisfare il loro piacere”.

Dalal però si ribellata a questo stato di cose. Si sfogo’ con la madre, che decidette di andare contro la tradizione islamica del matrimonio combinato. Questa cosa però le costo’ duramente la vita, perché il padre la uccise, il 25 novembre del 2001 e per “punizione”: “Erano le due e mezza di notte – dice -, sento urlare mia madre. Le ha dato due coltellate, una così forte da spezzare il coltello. Sono stata portata a vedere come l’aveva ridotta, e mi è stato detto: visto cosa ha fatto tua mamma? È colpa sua”. L’uomo, condannato in Italia con l’ergastolo, non ha scontato neanche un giorno di carcere perché è fuggito, è andato fuori dall’Italia.

Un racconto agghiacciante di questa sposa bambina.