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Sardegna, Padre e figlia dispersi in mare. Ricerche senz’esito

Grande apprensione nel mare davanti a Sant’Antioco. Ricerche senza esito tra Capo Teulada, Porto Pino e Sant’Antioco di due diportisti, padre di mezza età e figlia trentenne di Giba, di cui non si hanno notizie da sabato scorso nel primo pomeriggio: i due erano usciti da Porto Pino con una imbarcazione di 5 metri per fare immersioni.

I familiari, non vedendoli rientrare, hanno lanciato subito l’allarme. La Guardia costiera e la Guardia di finanza da ieri battono un ampio tratto di mare, in volo per supportare le operazioni c’è anche un aereo della Guardia costiera di base a Decimomannu.

foto diffusa dalla famiglia dei dispersi

In Italia è obeso 1 bimbo su tre

Secondo quanto riportato dall’Istituto nazionale di statistica (Istat), il 33,2% dei bambini in Italia, di età compresa tra 3 e 5 anni è sovrappeso oppure obeso. Un dato che racconta come lo stile di vita dei bambini si spesso non idoneo per la lorto giovanissima età.

Secondo stime congiunte di Unicef, Oms e Banca Mondiale relative al 2020, l’eccesso di peso colpisce nel mondo il 5,7% dei bambini di età inferiore ai 5 anni (in Europa l’8,3%).

Dati questi non confrontabili con quelli prodotti dall’Istat, i cui numeri complessivi, indicano ad esempio, un trend quanto meno preoccupante e da monitorare con grande attenzione. I fattori che possono incidere negativamente sulla loro linea sono ad esempio molteplici, che rispecchiano tantissimo anche la società contemporanea.

Si parla infatti di sedentarietà, dieta poco equilibrata e mancanza di attività fisica.

foto crediti temponews

Milano, apre l’Auxologico Città Studi ICANS: ricerca, diagnosi e cura nelle patologie correlate alla nutrizione

Dalla sinergia tra Università Statale di Milano e Auxologico nasce oggi il nuovo Auxologico Città Studi ICANS, un poliambulatorio specialistico per fare fronte alla crescente richiesta di cure basate su evidenze clinico-scientifiche delle problematiche di sovrappeso, obesità, sindrome metabolica e disturbi del comportamento alimentare. Poliambulatorio specialistico che afferisce all’Unità Operativa di Endocrinologia e malattie del metabolismo di Auxologico San Luca diretta da Luca Persani, professore ordinario di Endocrinologia all’Università degli Studi di Milano.

La presentazione è avvenuta questa mattina presso la Sala di Rappresentanza della Statale di Milano, a cui hanno preso parte il Rettore Elio Franzini, il Direttore Generale di Auxologico IRCCS Mario Colombo, il Direttore scientifico di Auxologico IRCCS e professore onorario di Medicina cardiovascolare all’Università di Milano-Bicocca Gianfranco Parati, assieme a Simona Bertoli e Alberto Battezzati, entrambi docenti della Statale di Milano e rispettivamente Coordinatore e Direttore dell’Unità Operativa di Nutrizione clinica Auxologico Città Studi ICANS.

La nutrizione e le categorie di problematiche ad essa associate sono aumentate in modo esponenziale a seguito della pandemia, e, purtroppo, non sempre trovano adeguate risposte terapeutiche ma, anzi, incontrano spesso soluzioni approssimative, autogestite, e anche dannose.
Da qui l’idea di associare le competenze, le strumentazioni e i professionisti di ICANS, il Centro Internazionale per lo Studio della Composizione Corporea della Statale di Milano, e di Auxologico per dare vita a una nuova “alleanza” in grado di fornire soluzioni pratiche ai pazienti sulla base della medicina basata sulle evidenze.

Auxologico conta infatti oltre sessanta anni di esperienza nella ricerca, nella cura ambulatoriale e ospedaliera di tutte le problematiche legate all’obesità grave e alla sindrome metabolica. Redigendo, tra l’altro, un periodico Rapporto sull’obesità in Italia, giunto alla nona edizione, che fa il punto della situazione a livello epidemiologico, ma anche della ricerca e delle cure dell’obesità e delle problematiche sanitarie correlate.
ICANS a sua volta nasce nel 1998 come centro di ricerca in ambito metabolico-nutrizionale dell’Università degli Studi di Milano e, dal 2004, svolge anche attività clinica.

Nel 2022, la convenzione tra Università degli Studi e Auxologico porta alla nascita di Auxologico Città Studi ICANS, poliambulatorio di alta specializzazione per i problemi di sovrappeso, obesità, sindrome metabolica e disturbi del comportamento alimentare di adulti e minori. L’offerta specialistica comprende anche ambiti complementari e di eccellenza di Auxologico, come la cardiologia, la neurologia, l’endocrinologia. La diagnostica è supportata da moderne strumentazioni (analisi della misurazione corporea, densitometria ossea, holter ecc.), e dal Punto Prelievi convenzionato con il SSN.

“La firma di questo accordo”, dice il Rettore della Statale Elio Franzini, “consente di ampliare ulteriormente gli ambiti della collaborazione tra la nostra Università e Auxologico. È infatti interesse di entrambe le istituzioni arricchire sempre di più l’offerta di servizi in un ambito come quello della nutrizione, che soprattutto negli ultimi anni ha visto un incremento costante di necessità di supporto specializzato”.

“Con Auxologico Città Studi ICANS”, aggiunge il Direttore Generale di Auxologico Mario Colombo, “la nostra struttura amplia la propria rete dei servizi specialistici ambulatoriali nella città di Milano, mettendo a disposizione dei pazienti una completa offerta di programmi diagnostici, curativi, chirurgici e riabilitativi che trovano nel continuo scambio di interazioni tra ricerca e clinica la ragione della loro qualificazione”.

Il punto di riferimento per i problemi nutrizionali Auxologico Città Studi ICANS applica le più avanzate acquisizioni della ricerca nutrizionale nella pratica clinica, offrendo un approccio diagnostico integrato e percorsi dietetici mirati. L’obiettivo dell’équipe multidisciplinare è la diagnosi e il trattamento precoce dei primi sintomi di malattie croniche e invalidanti come obesità, diabete e patologie cardiovascolari, al fine di bloccarne la progressione e, in una larga parte di casi, arrivare alla regressione e guarigione.
Auxologico Città Studi ICANS opera, infine, in sinergia con le strutture di Auxologico per garantire il facile accesso a eventuali esami e cure di secondo livello. La ricerca scientifica in ambito endocrino-metabolico-nutrizionale è portata avanti in maniera congiunta da Università degli Studi di Milano e da Auxologico.

Epilessia, nuovo studio svela cause della cronicizzazione

L’uso di molti farmaci antiepilettici, l’assenza di anticorpi diretti contro i neuroni e la resistenza a determinate terapie potrebbero essere i fattori chiave alla base della cronicizzazione dell’epilessia in seguito a un attacco autoimmunitario del cervello.

A dirlo è uno studio multicentrico coordinato dall’Irccs San Martino di Genova, in collaborazione con l’Ospedale Pediatrico Salesi di Ancona e con il patrocinio della Lega Italiana Contro l’Epilessia (LICE), pubblicato su Journal of Neurology, Neurosurgery and Psychiatry.

Lo studio in questione, apre ora la strada a nuove terapie personalizzate che potrebbero modificare la storia della malattia. Ha coinvolto 34 centri in tutta Italia, per un totale complessivo di 263 pazienti seguiti nell’arco di 10 anni, e permettendo di poter individuare diversi fattori di rischio e biomarcatori che predicono la probabilità di cronicizzazione delle crisi epilettiche.

Diabete, i 4 fattori da controllare per vivere 10 anni in più

Secondo un recente studio pubblicato su JAMA Network Open, condotto da ricercatori della University of Florida, Gainesville, guidato da Hamed Kianmehr, che ha arruolato 421 persone con diabete 2 dall’età media di 65,6 anni, le persone che all’inizio dello studio avevano i livelli più alti di emoglobina glicata (indice di compenso glicemico) e che sono riusciti a rientrare nei valori normali (5,9%) hanno ottenuto 3,8 anni in più.

Stessa cosa è avvenuta sulla riduzione di peso: chi, era partito da un indice di massa corporea di 41, obesità grave, era riuscito ad arrivare a 24 guadagnando 3,9 anni di vita in più.

E ancora, chi aveva i valori più alti della pressione, aveva anche livelli inferiori (114 mmHg) 1,9 anni di vita in più. I risultati sono poi sfumati per la riduzione del colesterolo: rispetto a coloro che avevano i valori più alti, quelli con livelli medi di 59 mg/dL, avevano un aumento di quasi un anno.

Un migliore controllo di questi biomarcatori complessivamente, spiegano i ricercatori, può aumentare l’aspettativa di vita di 3 anni in presenza di diabete, mentre per chi parte da valori molto elevati, il vantaggio può arrivare anche a 10 anni e pazienti più giovani tendono ad avere maggiori benefici.

Nuova scoperta e nuova speranza per curare Sla, ictus e neurodegenerazione

Ricercatori della Northwestern University (Usa) hanno condotto uno studio secondo il quale sono bastate appena quattro settimane per vedere i primi risultati su topi paraplegici, dopo una singola iniezione di speciali molecole che, ‘danzando’ attorno alla lesione, riescano a interagire più efficacemente con i recettori delle cellule danneggiate, stimolando così la rigenerazione dei tessuti.

Questi topi trattati sono riusciti infatti a camminare perfettamente senza dover per forza di cose trascinarsi le zampette posteriori, grazie appunto ad una nuova tecnica di medicina rigenerativa che ha permesso su loro di riparare le lesioni del midollo spinale.

Ora i ricercatori sperano che questa tecnica innovativa possa essere efficace anche nel trattamento di traumi spinali, e per cure contro l’ ictus. Malattie neurodegenerative come nel caso del Parkinson, l’Alzheimer e Sclerosi laterale amiotrofica (Sla).

photo crediti Adnkronos

Giacomo Sartori, giovane di 30 anni sparito dopo il furto del suo zaino. Aperta pagina Facebook per cercarlo

Aperta pagina Facebook per cercare un 30enne sparito nel nulla. Si tratta di Giacomo Sartori, originario di Mel (Bellusno), visto per l’ultima volta venerdì sera in un locale di Milano in centro dove gli è stato rubato lo zaino. Era con alcuni amici per una serata dopo aver lavorato. Residente nel capoluogo lombardo l’uomo è un tecnico informatico che il giorno dopo il furto subito non è andato a un incontro fissato con alcuni amici e lunedì non è andato a lavorare.

La famiglia, come riporta il Corriere della Sera, ha presentato una denuncia di scomparsa ai carabinieri. Amici, conoscenti e familiari si sono mobilitati nella ricerca e con un post hanno chiesto di condividere il post per raccogliere informazioni o segnalazioni. Nella pagina per la ricerca del 30enne.

Il giovane è alto 1,75 cm e pesa 68 kg. Non ha documenti (che erano nello zaino insieme al pc di lavoro) e potrebbe essere in giro con la Volkswagen Polo aziendale grigio scura targata GF905VY. La sera della scomparsa indossava una camicia bianca e dei pantaloni beige, scarpe maroni. La macchina non è stata trovata. Chiunque dovesse vederlo può contattare le forze dell’ordine al 112 o il numero di cellulare 345.8512950.

Positivi asintomatici, quanti ne sono? A dirlo un nuovo studio

 

Secondo un team di scienziati della Scuola di Salute Pubblica dell’Università di Yale che ha cercato di calcolare quale sia la reale percentuale delle persone asintomatiche, stabilendo che dovrebbe aggirarsi attorno al 35% del totale degli infetti, è stato possibile, identificarli, dopo aver condotto una  revisione sistemica e una meta analisi su centinaia di articoli scientifici. Stando al modello elaborato dal gruppo di ricerca è stato possibile concludere che la percentuale dei casi asintomatici si aggirerebbe  tra il 35,1% o il 36,9% e che dunque una persona su tre è positiva al Covid anche se non mostra alcun sintomo.

“Abbiamo trovato prove di una maggiore asintomaticità nei bambini rispetto agli anziani e di una minore asintomaticità tra i casi con comorbilità rispetto ai casi senza condizioni mediche di base. Una maggiore asintomaticità in età più giovane suggerisce che è necessaria una maggiore vigilanza tra questi individui”, hanno aggiunto gli autori dello studio.

Dato che le persone asintomatiche sono un numero estremamente alto e che anche se non manifestano i sintomi del Covid-19 possono comunque infettare le altre persone, anche se vaccinate, gli esperti fanno sapere che l’unico modo per contenere la diffusione della pandemia da covid19 è quello di aumentare  e migliorare gli screening e i tracciamenti dei contatti, in modo tale da poter “scovare” il numero più alto possibile dei positivi.

 

Prato: “Pazienti curati a casa. Farmaci noti riducono del 10% i ricoveri da Covid-19”

E’ arrivato ad una fase avanzata a Prato un progetto condotto dall’Asl Toscana Centro per sperimentare due tipi di farmaci – già in uso per altre patologie – nel trattamento a domicilio di pazienti con Covid-19 che presentavano sintomi lievi.

“Il gruppo di ricerca è composto da professionisti della sanità territoriale e dell’ospedale Santo Stefano”, spiega la Asl. Questa ricerca sta proprio progettando due farmaci, di cui al momento non viene reso noto il nome dalle autorità sanitarie, in uso da moltissimi anni che potrebbero, combinati insieme, aiutare questo fronte della cura anti Covid-19. Il progetto terapeutico però, solo dopo la dovuta validazione da parte del Comitato Etico potrà avere la sua sperimentazione clinica. Se questo trattamento verrà approvato, si evidenzia dalla Asl, recherà vantaggi importanti potendo essere applicato anche a domicilio sia dai medici di medicina generale che dalle Usca.

“Siamo consapevoli che continueremo ad avere nuovi pazienti positivi sul territorio – spiega il dottor Giancarlo Landini, direttore del Dipartimento delle Specialistiche Mediche della stessa Asl -, quindi disporre di una terapia antinfiammatoria conosciuta e sicura, che blocchi la malattia verso stadi più avanzati, sarebbe l’ideale. La nostra Asl ha la capacità e i numeri per mettere in campo una simile iniziativa. Inoltre si rafforza la collaborazione ospedale-territorio che è la sfida del prossimo futuro per superare l’emergenza sanitaria”. Per il dottor Fabrizio Cantini, direttore di Reumatologia dell’ospedale di Prato, “lo scopo è di cercare di impedire che la malattia evolva verso la forma più severa. Se la sperimentazione darà i frutti sperati, quali la riduzione di almeno del 10% dei casi con progressione verso la forma severa di malattia e di conseguenza la riduzione del numero dei ricoveri, ne deriveranno ovvi vantaggi per pazienti e strutture sanitarie”. 

Photo credits Il Meridio.it

Covid: efficace all’85% l’anticorpo monoclonale sviluppato in Svizzera che funziona anche contro le varianti

Si chiama VIR-7831 ed è l’anticorpo monoclonale anti Covid-19 sviluppato a Bellinzona, in Canton Ticino,che è riuscito a dimostrare una riduzione dell’85% dell’ospedalizzazione o della morte in pazienti Covid-19 adulti ad alto rischio di ricovero, trattati precocemente con il candidato farmaco in monoterapia. Lo annunciano l’americana Vir Biotechnology e la britannica GlaxoSmithKline (Gsk), informando che un comitato indipendente di monitoraggio dei dati (Idmc) ha raccomandato che lo studio di fase 3 ‘Comet-Ice’ venga interrotto nell’arruolamento “a causa di evidenze di profonda efficacia”.

E’ la società farmaceutica californiana VIR Biotechnology che sta sviluppando VIR-7831 tramite la controllata ticinese Humabs Biomed, in collaborazione con l’azienda britannica GlaxoSmithKline. In un comunicato, VIR Biotechnology annuncia che una domanda di approvazione accelerata sarà presentata negli Stati Uniti e in altri Paesi.

L’azienda californiana riferisce inoltre che un comitato indipendente ha raccomandato la sospensione del reclutamento di persone per uno studio di fase III – in quanto dovrebbe valutare l’utilità del preparato per il trattamento precoce in pazienti ad alto rischio di ospedalizzazione – a causa di “chiare prove di efficacia”. Questa raccomandazione si baserebbe sull’analisi dei dati di 583 pazienti: durante la quale sono stati osservati i dati raccolti di decessi e ricoveri in ospedale di pazienti che hanno ricevuto il VIR-7831 e che sono stati dell’85% inferiori rispetto a quelli a cui è stato somministrato un placebo.

VIR Biotechnology e GlaxoSmithKline hanno anche annunciato i risultati di un nuovo studio che, sulla base di analisi in vitro, dimostrerebbe che VIR-7831 è efficace anche contro le varianti britannica, sudafricana e brasiliana del Covid. A differenza di altri anticorpi monoclonali, quello sviluppato da Humabs si legherebbe infatti a un epitopo altamente conservato della proteina Spike, rendendo più difficile sviluppare la resistenza.