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Istat, record di occupati a novembre 2023

Secondo dati Istat raccolti, a novembre 2023 si sarebbe registrato un tasso occupazionale rimasto invariato al 61,8%, mentre quello di disoccupazione sarebbe sceso al 7,5%, e quello di inattività cresciuto al 33,1%.

Lo comunica lʼIstat precisando anche che rispetto al mese precedente aumenterebbero anche gli occupati e gli inattivi, mentre diminuirebbero i disoccupati.

Il tasso di occupazione a ottobre era pari al 7,7%. Il numero degli occupati – pari a 23milioni 743mila – è in complesso superiore a quello di novembre 2022 di 520 mila unità.

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In Italia nel 2021, nonostante il Covid, oltre quattro milioni di volontari

Secondo un recentissimo censimento, nonostante le restrizioni imposte dalla pandemia da Covid-19, nel 2021 sono state 363.499 le organizzazioni no profit nello sport, nella cultura, nell’arte, nell’assistenza sociale, e protezione civile, istruzione e ricerca, ma ancora anche la sanità e la protezione dell’ambiente e degli animali che hanno agito per il bene comune.

“Una rete sottole, di cittadinanza attiva quotidiana che – ha detto Francesco Maria Chelli, consigliere Istat – tiene insieme la nostra società che dà sostegno ai più deboli, coltiva il benessere e la salute dei più piccoli, dei più anziani che cura e risana, che sa parlare con i giovani e ascoltare i loro bisogni che riversa ogni giorno, in ogni contesto energie preziose e insostituibili per contrastare il disagio ed alleviarlo. Il rapporto rende conto di una dimensione profondamente civile del Paese e di una vivacità critica e civica dei nostri concittadini che ci riempiono di orgoglio”.

Ma il rapporto in questione, evidenzia anche che esiste un calo rispetto agli ultimi dati disponibili a partire dall’anno 2015 (-15,7%).

I volontari italiani infatti, rappresentano “uno dei pilastri portanti del settore, svolgendo attività che incidono fortemente sullo sviluppo economico e sociale del paese, sulla qualità della vita, sulle relazioni sociali e il benessere dei cittadini”.

Sia in termini di istituzioni che di volontari la presenza più rilevante si registra nelle aree del Nord Italia con il 29,3% di Inp con volontari e il 30,2% di volontari nel Nord-ovest, e il 25,0% di Inp con volontari e il 26,2% di volontari nel Nord-est. Anche rispetto al numero di volontari presenti rispetto alla popolazione residente (790 volontari per 10mila abitanti a livello nazionale), prevalgono nella distribuzione sul territorio le regioni settentrionali, insieme a quelle centrali con 1.165 volontari per 10mila abitanti nel Nord-est, 892 nel Centro e 887 nel Nord-ovest. Nel Sud e nelle Isole si rilevano rispettivamente 492 e 509 volontari per 10mila abitanti.

Ad aprile in salita la fiducia di consumatori e imprese

Ad aprile aumento dell’indice che misura la fiducia dei consumatori (passando così dai 105,1 ai 105,5), e dell’indice composito che riguarda il clima di fiducia delle imprese (passando dai precedenti 110,1 ai successivi 110,5).

A dirlo è l’Istat, sottolineando anche che per le imprese aumenterebbe anche per il secondo mese consecutivo tornando cosi ai livelli del luglio dello scorso anno, con un valore tra i più alti registrati negli ultimi 10 mesi.

Il clima di fiducia dei consumatori cresce però anche per il terzo mese consecutivo e raggiunge il valore massimo che non si registrava dal marzo 2022, rispetto a precedenti due anni di pandemia covid-19. Migliorando così anche i giudizi della situazione economica generale e corrente mentre le opinioni sul quadro personale e futuro fanno pensare ancora ad una certa cautela.

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Istat: +545mila occupati nel 2022, cala ricorso alla Cig

Secondo l’Istat migliorano i dati sul lavoro. La media degli occupati nel 2022 è stata di + 545mila unità sul 2021 (+2,4%) tornando ai livelli del 2019. Lo rileva l’Istat, sottolineando che il tasso di occupazione sale al 60,1% (+1,9 punti). Nel quarto trimestre del 2022 gli occupati crescono di 120mila unità sul terzo trimestre e di 353mila in un anno.

Nell’anno aumentano anche del 4,7% le posizioni di dipendenti, cresce poi del 12% il monte ore lavorate e diminuisce quello di ricorso alla Cig (-85,3 ore ogni mille lavorate). Un segnale questo molto positivo anche sul 2022, con disoccupazione che scende si circa -1,4 punti percentuali. Mentre le persone in cerca di occupazione sono in media diminuite in un anno di 339 mila unita’, fissandosi così a quota 2 milioni e 27mila.

L’inflazione sfiora il 12%

L’inflazione colpisce anche le tasche degli italiani.

E diventa il primo ostacolo che il governo neoeletto Meloni, dovrà affrontare.

I dati di ottobre dicono che supera anche di molto tutte le attese. L’indice dei prezzi al consumo è volato da +8,9% a 11,9% – il livello più alto da marzo ’84 – con un aumento congiunturale su settembre del 3,5%. Un’impennata di tre punti percentuale sul tendenziale e addirittura di 3,5% nel congiunturale, non era stato previsto da nessuna analisi.

Si tratta del balzo più forte dal 1954.

In Italia è obeso 1 bimbo su tre

Secondo quanto riportato dall’Istituto nazionale di statistica (Istat), il 33,2% dei bambini in Italia, di età compresa tra 3 e 5 anni è sovrappeso oppure obeso. Un dato che racconta come lo stile di vita dei bambini si spesso non idoneo per la lorto giovanissima età.

Secondo stime congiunte di Unicef, Oms e Banca Mondiale relative al 2020, l’eccesso di peso colpisce nel mondo il 5,7% dei bambini di età inferiore ai 5 anni (in Europa l’8,3%).

Dati questi non confrontabili con quelli prodotti dall’Istat, i cui numeri complessivi, indicano ad esempio, un trend quanto meno preoccupante e da monitorare con grande attenzione. I fattori che possono incidere negativamente sulla loro linea sono ad esempio molteplici, che rispecchiano tantissimo anche la società contemporanea.

Si parla infatti di sedentarietà, dieta poco equilibrata e mancanza di attività fisica.

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Istat: nel 2021 aumenta il rischio povertà per coppie con figli

Una recente indagine condotta dall’Istat sulle “Condizioni di vita e reddito delle famiglie” italiane, dice che gli italiani in difficoltà sono circa 15 milioni, ovvero il 25,4% della popolazione e la percentuale è stabile rispetto al 25,3% del 2020 e al 25,6% del 2019.

Il nostro non è un Paese per famiglie. «Il rischio di povertà o esclusione sociale si attenua per tutte le altre tipologie familiari – sottolinea l’istituto di statistica nazionale italiano – tranne che per le coppie con figli, per le quali aumenta al 25,3% rispetto al 24,7% del ’20 e al 24,1% del ’19».

L’istituto di statistica certifica poi anche un lieve calo della disuguaglianza con il reddito totale delle famiglie più abbienti pari a 5,8 volte quello delle famiglie più povere (nel 2019 5,7 volte).

Nell’anno dell’emergenza covid, ovvero nel 2020, questo valore, peraltro, sarebbe stato decisamente più alto (6,9) in assenza di interventi di sostegno alle famiglie.

Quanto al livello medio di reddito netto delle famiglie per il 2020 l’Istat lo fissa a 32.812 euro annui.

Gli interventi di sostegno (reddito di cittadinanza e altre misure straordinarie) ne hanno limitato il calo (-0,9% in termini nominali, -0,8% in termini reali). Si stima che il RdC abbia raggiunto oltre 1,3 milioni di famiglie (il 5,3% del totale), con un beneficio annuo di 5.216 euro pro capite. Il 10,7% delle famiglie residenti nel Mezzogiorno che ha ricevuto almeno una mensilità del RdC, quota di gran lunga superiore a quella registrata nel Nord-est (1,7%), nel Nord-ovest (2,9%) e nel Centro (3,6%).

Il 5,6% della popolazione italiana (circa 3 milioni e 300 mila individui) si trova in condizioni di grave deprivazione materiale, ossia presenta almeno quattro dei nove segnali di deprivazione individuati dall’indicatore Europa 2020; l’11,7% degli individui vive in famiglie a bassa intensità di lavoro, ossia con componenti tra i 18 e i 59 anni che hanno lavorato meno di un quinto del tempo.

Se si guarda invece solo alle persone a rischio di povertà, ovvero quelle con un reddito netto equivalente inferiore al 60% di quello mediano (10.519 euro) e non pure ai nuclei con una bassa intensità lavorativa o quelli in una situazione di deprivazione materiale, nel 2021 il dato raggiungerebbe il 20,1% delle persone residenti in Italia (ossia circa 11 milioni e 800 mila individui).

Con il Mezzogiorno che rimane l’area del Paese con la percentuale più alta di individui a rischio di povertà o esclusione sociale (41,2%), stabile rispetto al 2020 (41%) e in diminuzione rispetto al 2019 (42,2%). La riduzione del rischio di povertà o esclusione sociale riguarderebbe in particolare la Puglia e la Sicilia mentre il sensibile aumento si registrerebbe in Campania per l’incremento della grave deprivazione e la bassa intensità lavorativa. Il rischio di povertà o esclusione sociale sarebbe maggiore tra gli individui con tre o più figli a cairco (41,1% rispetto al 39,7% nel 2020 e 34,7% del 2019), tra le persone sole (30,6%) e famiglie monogenitoriali (33,1%).

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Aspettativa di vita secondo Istat: al Sud 1,7 anni in meno rispetto al Nord

In Italia, secondo dati Istat, la speranza di vita alla nascita nell’anno precedente era di 82,4 anni, mentre l’aspettativa di vita risultava essere diversa secondo le Regioni esaminate, con il Sud, in netto svantaggio rispetto al Nord di 1,7 anni di vita in meno.

È quanto è emerso dal report, formulato dall’Istat, incentrato su “Misure del Benessere equo e sostenibile dei territori” secondo il quale, tra gli anni 2020 e 2021, la speranza di vita è cresciuta al Nord, dopo il calo del primo periodo della pandemia, ed è diminuita al Sud, nel Mezzogiorno fissandosi rispettivamente su parametri di 82,9 anni e 81,3 anni.

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Istat, occupazione giugno su a 60,1%, record dal 1977

A giugno 2022, secondo l’Istat, il tasso di occupazione è salito al 60,1% (valore record dal’77), quello di disoccupazione invece all’8,1% e il tasso di inattività, sarebbe invece sceso al 34,5%.

L’Istat segnala anche che a maggio, il numero di occupati torna ad aumentare per effetto della crescita dei dipendenti permanenti, superando nuovamente i 23 milioni di unità.

Rispetto a giugno 2021, il numero di occupati sale dell’1,8% (+400mila) soprattutto a causa dei lavoratori dipendenti che, a giugno 2022, ammontano a 18 milioni 100 mila, il valore più alto dal 1977, primo anno della serie storica.

L’occupazione aumenta (+0,4%, pari a +86mila) per entrambi i sessi, per i dipendenti permanenti e in tutte le classi d’età, con l’eccezione dei 35-49enni tra i quali diminuisce invece; in calo anche gli autonomi e i dipendenti a termine. Il tasso di occupazione sale al 60,1% (+0,2 punti). Il lieve calo del numero di persone in cerca di lavoro (-0,2%, pari a -4mila unità rispetto a maggio) si osserva tra le donne e tra chi ha più di 25 anni d’età. Il tasso di disoccupazione è stabile all’8,1% e sale al 23,1% tra i giovani (+1,7 punti). La diminuzione del numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni (-0,7%, pari a -91mila unità) coinvolge uomini e donne e le classi d’età al di sotto dei 50 anni. Il tasso di inattività scende al 34,5% (-0,2 punti). Confrontando il secondo trimestre 2022 con il primo, si registra un aumento del livello di occupazione pari allo 0,4%, per un totale di 90mila occupati in più. La crescita dell’occupazione registrata nel confronto trimestrale la diminuzione sia delle persone in cerca di lavoro (-3,8%, pari a -81mila unità), che degli inattivi (-0,5%, pari a -61mila unità). Il numero di occupati a giugno 2022 supera quello di giugno 2021 dell’1,8% (+400mila unità); l’aumento è trasversale per genere ed età. L’unica variazione negativa si registra tra i 35-49enni per effetto della dinamica demografica; il tasso di occupazione, in aumento di 1,6 punti percentuali, sale infatti anche tra i 35-49enni (+0,9 punti) perché, in questa classe di età, la diminuzione del numero di occupati è meno significativa di quella della popolazione complessiva. Rispetto a giugno 2021, diminuisce il numero di persone in cerca di lavoro (-13,7%, pari a -321mila unità) e il numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni (-3,0%, pari a -400mila).

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Istat: poveri triplicati dal 2005, quadruplicati nei giovani

Il numero di persone in povertà assoluta è quasi triplicato dal 2005 al 2021, passando da 1,9 a 5,6 milioni (il 9,4% del totale), mentre le famiglie sono raddoppiate da 800 mila a 1,96 milioni (il 7,5%), a dirlo un recente Rapporto annuale dell’Istat.

La povertà assoluta è tre volte superiore tra i minori (dal 3,9% del 2005 al 14,2% del 2021), caratterizzando anche i giovani tra i 18 e i 34 anni (l’incidenza ha raggiunto l’11,1%, valore di quasi quattro volte superiore a quello del 2005, il 3,1%).

Nel 2021, un milione 382 mila minori e un milione 86 mila giovani di 18-34 anni sono in povertà assoluta; lo sono inoltre 734 mila anziani, tra i quali l’incidenza si ferma però al 5,3%.

Nel 2021, il Nord mostra segnali di miglioramento, mentre nel Mezzogiorno si raggiunge il punto più alto della serie (12,1%).