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Muore dopo 2 anni di Covid, è il caso sanitario durato più a lungo

Un uomo di 72 anni è morto dopo quasi due anni di Covid (613 giorni di positività ininterrotta): è il caso clinico riferito al Congresso della European Society of Clinical Microbiology and Infectious Diseases (ESCMID) a Barcellona da Magda Vergouwe della Amsterdam University Medical Center.

Gli esperti hanno spiegato che la persistenza dell’infezione nel suo corpo ha portato all’insorgenza di variante nuova altamente modificata geneticamente (con 50 mutazioni).

È il caso di SARS-CoV-2 più lungo mai riportato ed ha riguardato un paziente con basse difese immunitarie, una persona  immunocompromessa.

Il paziente era ricoverato presso l’Amsterdam University Medical Center dal febbraio 2022 con un’infezione da SARS-CoV-2. Il paziente assumeva immunosoppressori nell’ambito di una terapia contro un tumore del sangue, e per questo era immunocompromesso. In particolare aveva assunto un farmaco che elimina i linfociti B (globuli bianchi), inclusi quelli che normalmente producono gli anticorpi diretti contro il SARS-CoV-2.

Medicina, iscrizione dal 2025 senza test di ingresso al primo semestre

Ci si potrà iscrivere liberamente, senza dover passare attraverso il test di ingresso, al primo semestre di Medicina e chirurgia, Medicina veterinaria e Odontoiatria e protesi dentaria.

È quanto prevede oggi la riforma, da ieri dell’accesso alla facoltà di Medicina Odontoiatria e protesi dentaria. Verranno individuate le discipline in area biomedica, sanitaria, farmaceutica e veterinaria che devono essere superate per l’ammissione al secondo semestre. Nel caso di mancata ammissione, verranno riconosciuti i crediti formativi utili per potere cambiare facoltà. Le nuove norme dovrebbero scattare nel 2025.

“Trasparenza, equità, merito: è su questi principi che il governo e il ministero dell’università vogliono riformare l’accesso a Medicina, combinando le legittime aspirazioni degli studenti alle necessità del sistema sanitario. Sappiamo che nei prossimi anni potremo formare almeno 30mila futuri nuovi medici, ai quali dobbiamo garantire una preparazione di qualità, attenta soprattutto alle opportunità che le nuove tecnologie offrono in campo medico”. Lo ha spiegato ieri il ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini. “Stiamo lavorando ad una riforma strutturata che superi il numero chiuso e punti all’eccellenza formativa e alla valorizzazione delle competenze. Siamo sulla buona strada. Sono davvero orgogliosa del percorso che anche il Parlamento ha avviato, all’insegna dell’ascolto, della massima collaborazione e dell’unità di intenti”.

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Giornata Mondiale dell’Obesità: un’epidemia con 800 milioni di malati

Sono 800 milioni le persone nel mondo che convivono con l’obesità, e secondo le stime saranno 1,9 miliardi nel 2035, ovvero 1 persona su quattro, con un impatto economico stimato di 4,32 trilioni complessivamente sul pianeta a causa di sovrappeso e obesità. L’incremento stimato dell’obesità fra i bambini dal 2020 al 2035 è del 100 per cento. Sono questi i numeri allarmanti di un’emergenza globale, evidenziati in occasione della World Obesity Day, che ricorre il prossimo 4 marzo, e le cui iniziative italiane sono state presentate ieri in una conferenza stampa svoltasi a Roma presso la Camera dei Deputati su iniziativa dell’On. Roberto Pella.

La Giornata Mondiale dell’Obesità (World Obesity Day), istituita nel 2015 dalla World Obesity Federation, ricorre in tutto il mondo, coinvolgendo organizzazioni, associazioni e individui, con l’obiettivo ambizioso di invertire la crisi globale dell’obesità. La giornata ha lo scopo di sensibilizzare cittadini e istituzioni e di incoraggiare la prevenzione dell’obesità, evitando discriminazioni, pregiudizi e l’uso di un linguaggio stereotipato e stigmatizzante sulle persone che vivono con l’obesità. “Parliamo dell’obesità e…” (“Let’s Talk About Obesity and…”) è il tema a cui è dedicata la Giornata di quest’anno: l’obesità è una complessa interazione di diversi fattori, che riguarda persone diverse, in paesi e culture diverse. Una strategia universale per ogni persona non sarà mai la soluzione. Ecco perché la Giornata mondiale dell’obesità di quest’anno vuole aprire un dibattito più ampio. L’obiettivo è quello di avviare conversazioni trasversali, guardare alla salute, ai giovani e al mondo che ci circonda, condividere conoscenze, guardare l’obesità da prospettive diverse.

Secondo i dati Istat dello scorso ottobre, durante il quinto Italian Obesity Barometer Summit, in Italia nel 2022 la percentuale di adulti con sovrappeso e obesità è pari al 46,3%, ed è tornata ai livelli pre-pandemia, durante la quale si era raggiunto il picco del 47,6%. Ciò nonostante, è solo il numero di persone con sovrappeso che è sceso, tanto che quello delle persone con obesità è passato dal 10,9% del 2019 all’11,4% nel 2022, con un picco del 12% nel 2021.

Solo il 17,2% di persone di 3 anni e più anni in Italia dichiara di consumare almeno 4 o più porzioni di frutta o verdura al giorno. Oltre 21 milioni di persone, ovvero il 37,2 per cento della popolazione di 3 anni e più, dichiarano di non praticare né sport né attività fisica nel tempo libero, con marcate differenze di genere: è sedentario il 40,6% delle donne contro il 33,6% degli uomini. Il 59,1% delle madri di bambini fisicamente poco attivi ritiene che il proprio figlio svolga attività fisica adeguata.

L’obesità è un’emergenza che riguarda, come il mondo, anche il nostro Paese. Da qui il “Manifesto per il contrasto all’obesità, come malattia cronica da affrontare in maniera sinergica multidisciplinare e olistica, libera da pregiudizi, stigma e discriminazione”, realizzato dall’Italian Obesity Network e sottoscritto da oltre 20 organizzazioni rappresentative del mondo medico-scientifico, delle istituzioni e dei pazienti.

Il Manifesto 2024 è un aggiornamento del precedente approvato e sottoscritto nel 2018, che intende rinnovare lo stimolo a identificare una roadmap virtuosa finalizzata al raggiungimento di quattro obiettivi principali:

Dare priorità all’obesità come malattia non trasmissibile (NCD), ovvero ottenere l’inclusione governativa e parlamentare e del sistema sanitario dell’obesità come malattia cronica non trasmissibile (NCD) a sé stante;
Costruire l’alfabetizzazione sanitaria, ovvero costruire la consapevolezza pubblica e politica delle complessità che ha l’obesità lungo il corso della vita della persona, per combattere la discriminazione e lo stigma sociale ed istituzionale e consentire un processo decisionale più informato e consapevole.
Ottimizzare le strategie di prevenzione, ovvero garantire che i governi diano priorità alla raccolta di dati, alla generazione di prove e alle risorse necessarie per fornire azioni che contribuiscano efficacemente a prevenire o ridurre i fattori di rischio chiave per l’obesità.
Migliorare i servizi alla persona con obesità, ovvero garantire che le persone che vivono con o sono a rischio di obesità abbiano accesso a servizi sanitari adeguati lungo il corso della loro vita e a un supporto che sia privo di pregiudizi.
Punti fondamentali questi che richiedono di essere tradotti in azione politica, nel quadro di una roadmap governativa per il contrasto all’obesità. Da qui l’importanza della mozione a firma della Sen. Daniela Sbrollini e della Sen. Elena Murelli che riprende i contenuti del Manifesto, proprio allo scopo di metterli al centro di un’azione politica, simbolicamente in occasione della Giornata Mondiale dell’Obesità di quest’anno.

Il White Paper “The Need for a Strategic, System-wide Approach to Obesity Care”, che viene pubblicato da OPEN, Obesity Policy Engagement Network, sempre in occasione di questa Giornata Mondiale, evidenzia gli ostacoli alla diagnosi, al trattamento e alla gestione dell’obesità, le lacune che permangono rispetto a questa malattia nell’alfabetizzazione sanitaria, nonché la carenza di ricerca e di finanziamenti. Il White Paper sottolinea alcune azioni necessarie prioritarie: colmare le attuali lacune nell’istruzione e nella ricerca per promuovere interventi politici adeguati e linee guida standardizzate sulla gestione dell’obesità; promuovere una più ampia consapevolezza sulle cause e sull’impatto dell’obesità per ridurre i pregiudizi e lo stigma; dare priorità agli interventi che affrontano i fattori sottostanti (biologici, genetici, ambientali, psicologici e socioeconomici) che contribuiscono allo sviluppo e alla persistenza dell’obesità; condurre analisi dei costi nazionali per misurare il peso economico della cura dell’obesità, affinché i governi possano attingere a questi dati per implementare nuove opzioni politiche e modificare le strategie esistenti per affrontare questa malattia.

«La Giornata Mondiale dell’Obesità rappresenta un momento importante per prendere atto di un’emergenza globale, che interessa anche il nostro Paese, e per attivare percorsi concreti per contrastarla e prevenirla», dichiara l’On. Roberto Pella, Presidente Intergruppo Parlamentare Obesità, diabete e NCDs. «Il mondo sta vivendo una trasformazione epocale di tipo demografico, sociale, economico e ambientale. L’epidemia dell’obesità e delle malattie non trasmissibili, insieme all’invecchiamento della popolazione, minaccia seriamente i sistemi sanitari. Riconoscere l’obesità come una vera e propria malattia e affrontarla come una priorità nazionale è il principale contenuto della proposta di legge, a mia prima firma, che attualmente stiamo discutendo in Commissione XII e presto spero potrà approdare in Aula per la sua approvazione».

«Dare voce al tema e ai numeri dell’obesità, in occasione di questa importante Giornata Mondiale, significa alimentare il dibattito istituzionale sulla necessità di programmare interventi mirati in termini di prevenzione e cura», dichiara la Sen. Daniela Sbrollini, Presidente Intergruppo Parlamentare Obesità, diabete e NCDs e Vice Presidente della 10a Commissione Permanente (Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale) del Senato. «È giunto il momento di mettere in pratica gli obiettivi indicati in molti dei programmi politici nazionali e internazionali degli ultimi quindici anni che hanno avuto il merito di riuscire a sensibilizzare l’opinione pubblica e politica sul tema, ma il demerito di non essere ancora attuati. Bisogna creare una forte alleanza tra istituzioni governative, parlamentari, scientifiche, accademiche e persone con obesità per coinvolgere e rendere partecipi tutti della necessità di agire ora».

«Milioni di italiani soffrono di obesità, tanto che possiamo parlare di una “pandemia silente”, ma finora non è stato concepito un piano per assicurare cure e misure di prevenzione adeguate», dichiara l’On. Ugo Cappellacci, Presidente 12a Commissione Permanente (Affari Sociali) della Camera dei Deputati. «Bisogna riconoscerla come patologia prioritaria nel Piano Nazionale Cronicità, assicurare l’accesso uniforme sul territorio nazionale alle prestazioni sanitarie e alle terapie indicate per il trattamento. Con questa nuova sensibilità e una forte volontà politica, daremo risposte concrete alle persone che vivono sulla propria pelle queste problematiche».

«Obesità, denutrizione e cambiamento climatico, condizioni riunite sotto il termine ‘Sindemia Globale’ e tra loro legate da scopi di profitto e inerzia politica, rappresentano le più grandi minacce per la popolazione mondiale», dichiara il Prof. Andrea Lenzi, Presidente OPEN Italy. «Per affrontarle è necessario un ripensamento radicale dei modelli di business, dei sistemi alimentari, del coinvolgimento della società civile e della governance nazionale e internazionale. La governance a livello globale, di Paese e città è importante, ma di solito è frammentaria, bloccata in silos, spesso focalizzata sulla scelta individuale e incapace o non disposta a prendere le distanze da una forte influenza commerciale e da obiettivi politici a breve termine, motivo per cui è necessario lavorare insieme per cambiare percorso per una migliore salute umana e planetaria».

«Prevenire l’aumento di peso e il riacquisto di peso sono impegni essenziali per centrare gli obiettivi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e per far sì che sia efficace il trattamento dell’obesità, malattia responsabile di una percentuale significativa di malattie non trasmissibili (NCD), tra cui quelle cardiovascolari, diabete, malattie del fegato e molti tipi di cancro», dichiara il Prof. Luca Busetto, Vice-President for the Southern Region of European Association for the Study of Obesity. «È anche accertato scientificamente che l’eccesso di peso rappresenta un fattore predittivo per lo sviluppo di complicanze, e l’aumento di mortalità, da COVID-19. È ora che l’obesità venga considerata una priorità sociosanitaria da tutti gli attori coinvolti, per il presente e il futuro del nostro sistema».

«L’obesità, in termini di impatto clinico e di spesa medica per il trattamento delle malattie che ne derivano, costituisce una sfida che, se non adeguatamente affrontata, finirà per condizionare le generazioni future con importanti conseguenze negative sul sistema sanitario e sulla nostra società tutta», dichiara il Prof. Rocco Barazzoni, Presidente della Società Italiana dell’Obesità. «È giunto il momento di mettere in atto soluzioni di politica sanitaria e di governance clinica che siano in grado di dare risposte concrete alle persone con obesità e soprattutto che coinvolgano e siano disponibili per l’intera popolazione, al fine di aumentare il supporto e diminuire le disuguaglianze di accesso alle cure sul territorio».

«Siamo in un momento cruciale per affrontare la sfida dell’obesità», dichiara il Prof. Paolo Sbraccia, Vicepresidente IBDO Foundation. «Nonostante il crescente riconoscimento come malattia cronica, l’obesità continua a rappresentare una crisi sanitaria globale. Tutte le parti interessate – operatori sanitari, responsabili politici, cittadini – devono lavorare insieme per incrementare la consapevolezza sulle cause e sull’impatto dell’obesità e trovare soluzioni per migliorare lo stato della cura di questa malattia in tutto il mondo. Attualmente, gli elevati costi associati alla prevenzione e al trattamento fanno sì che, in molti paesi, la cura dell’obesità non riceva un’attenzione adeguata. In futuro, i sistemi sanitari nazionali dovranno adottare nuovi modelli di erogazione dei servizi sanitari che seguano le indicazioni dell’OMS. La cura dell’obesità richiede lo stesso livello di urgenza riservato alle altre malattie non trasmissibili, per le quali un accesso equo alle cure, la centralità della persona e la presenza di risorse adeguate costituiscono un punto fermo dell’assistenza sanitaria».

«Nella lotta all’obesità, il contrasto allo stigma sociale costituisce un obiettivo prioritario, accanto alle politiche di prevenzione e agli interventi mirati su alimentazione e sport», dichiara Giuseppe Fatati, Presidente Italian Obesity Network. «Occorre un approccio multidisciplinare, di cui la lotta allo stigma sia parte centrale, per far sì che sia considerata da parte dei governi, dei sistemi sanitari e delle stesse persone con obesità, come già fatto dalla comunità scientifica, una malattia cronica che richiede una gestione di lungo termine, e non una responsabilità del singolo. Questo potrebbe contribuire in modo decisivo a ridurre la disapprovazione sociale e gli episodi di discriminazione verso chi ne è affetto, oltre a incidere sulle cure e sui trattamenti per l’obesità».

«Desidero sottolineare l’importanza cruciale di riconoscere l’obesità come una vera e propria malattia cronica che richiede non solo un’attenzione clinica particolare, ma anche un intervento coordinato sia a livello nazionale che internazionale», dichiara il Prof. Angelo Avogaro, Presidente Società Italiana di Diabetologia. «L’obesità non è semplicemente una questione di scelte individuali o di stile di vita; è il risultato di una complessa interazione di fattori genetici, ambientali e sociali. L’obesità è anche un potente fattore di rischio per lo sviluppo di numerose altre condizioni, tra cui le malattie cardiovascolari, il diabete di tipo 2, diverse forme di cancro, e disturbi muscolo-scheletrici. Questo la rende non solo una questione di salute pubblica di primaria importanza, ma anche una sfida sociale ed economica significativa, con impatti profondi sul sistema sanitario, sulla produttività e sulla qualità della vita degli individui. Una letteratura ormai consolidata indica che una riduzione del 5 per cento del peso diminuisce il rischio di diabete del 40 per cento con un miglioramento clinico significativo dell’emoglobina glicata e della pressione arteriosa. Perdite di peso anche moderate hanno migliorato, non solo i più comuni fattori di rischio, ma anche esiti di malattia come steatosi epatica e apnee notturne nelle persone con diabete di tipo 2».

«Il pieno riconoscimento dell’obesità come malattia da parte del Parlamento italiano è uno dei più importanti risultati raggiunti dall’Intergruppo Parlamentare Obesità, diabete e NCDs», dichiara Iris Zani, Presidente Amici Obesi. «Occorre ora dare un seguito concreto a questa importante conquista, con un’alleanza tra scienza, istituzioni pazienti, promuovendo la prevenzione e la lotta allo stigma, ma soprattutto sollecitando affinché la malattia venga inclusa nei LEA per fare in modo che migliaia di persone in grosse difficoltà possano ricevere le cure adeguate e poter affrontare un adeguato percorso di cura. Solo così potremo dire che si vuole realmente combattere l’obesità ormai dilagante nel nostro Paese e in tutto il mondo», conclude Iris Zani, Presidente Amici Obesi.

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Assunzioni sanitarie, ministro Schillaci: “abolire il tetto di spesa”

Si è aperta oggi la IV Giornata nazionale del personale sanitario, sociosanitario, socioassistenziale e del volontariato, istituita per legge quale riconoscimento della attività svolta dagli operatori sanitari a tutela della salute dei cittadini. Celebrato dalla Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo), l’evento “La salute al centro” si è tenuto presso le Corsie Sistine di Santo Spirito in Sassia, a Roma. Il complesso ospedaliero di Santo Spirito in Sassia è considerato il più grande e antico ospedale d’Europa e uno storico luogo di cura.

La scelta del 20 febbraio non è casuale: è il giorno in cui a Codogno venne scoperto il “paziente uno” affetto dal virus SARS-CoV-2. Alla presenza del Maestro Ferzan Ozpetek, ideatore e promotore della Giornata insieme al Maestro Mogol, sono inoltre stati presentati il documentario ‘Storia di un sogno’ e la nuova campagna della Fnomceo sul significato della professione medica.

“La sanità è una priorità di questo Governo” e “siamo all’inizio di un percorso per riorganizzare la nostra sanità pubblica. I prossimi obiettivi sono l’abolizione del tetto di spesa per le assunzioni del personale, l’aumento dell’indennità di specificità e la valorizzazione degli specializzandi”. Ha sottolineato il ministro della salute e dottore Orazio Schillaci. “Da medico, oltre che dal ministro della Salute, attribuisco un valore importante, profondo e sincero a questa ricorrenza”, ha concluso Schillaci.

Vitiligine: un manifesto in 5 punti segna la strada per rispondere ai bisogni di 330mila pazienti

Ansia, depressione e malattie sistemiche associate: la vitiligine è una patologia cronica autoimmune che va oltre la pelle ed affligge 330mila persone in Italia.

L’associazione di pazienti ANAP Onlus – Associazione nazionale “Gli Amici per la Pelle” ha raccolto in un Manifesto le cinque azioni da intraprendere per ottimizzare la gestione di questa patologia: “Purtroppo c’è ancora molta disinformazione sulla vitiligine.” – spiega Ugo Viora, Presidente dell’Associazione – “Questa condizione viene spesso ricondotta alla sola sfera estetica, quando si tratta di una vera patologia cronica autoimmune, con un forte impatto psico-sociale sui pazienti, la metà dei quali è rappresentata da minori e giovani adulti: ansia e depressione risultano rispettivamente il 72 per cento e il 32 per cento più diffuse rispetto al resto della popolazione e il ricorso a percorsi di terapia è 20 volte più frequente. Il Manifesto nasce con l’intento di fare chiarezza sulla vitiligine e lanciare un appello alle istituzioni affinché vengano intraprese le azioni necessarie per supportare i pazienti e le loro famiglie.”

Sulla complessità della patologia interviene anche il Prof. Mauro Picardo, Direttore Ambulatorio di Dermatologia Clinica presso l’IDI (Istituto Dermopatico dell’Immacolata) di Roma e Coordinatore della Task Force per la vitiligine della SIDeMaST (Società Italiana di Dermatologia e Malattie Sessualmente Trasmesse): “In quanto malattia autoimmune, con un decorso spesso progressivo, la vitiligine è frequentemente associata ad altre problematiche come le malattie tiroidee, le malattie infiammatorie croniche intestinali, il diabete mellito e l’alopecia areata. La diagnosi precoce è fondamentale per gestire questo quadro complesso e migliorare gli outcome di risposta al trattamento, specialmente ora che la ricerca ha aperto nuovi scenari terapeutici, potenzialmente rivoluzionari.”

Le istituzioni hanno raccolto l’appello, come dimostrato dalla nutrita presenza all’incontro svoltosi ieri mattina presso il Senato. Ignazio Zullo, membro della X Commissione Affari Sociali, Sanità, Lavoro pubblico e privato, Previdenza Sociale, nonché promotore dell’intergruppo sulle Malattie autoimmuni, commenta così l’iniziativa, da lui stesso voluta: “La vitiligine è una patologia cronica e, pertanto, è imperativo garantire un adeguato supporto da parte del Servizio Sanitario Nazionale. Un passo fondamentale in questa direzione è l’inserimento della vitiligine nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Guardando al futuro, si aprono prospettive terapeutiche promettenti, e ciò richiede un impegno concreto per assicurare un accesso equo e tempestivo a tali innovazioni. È evidente che occorre adottare un nuovo approccio alla governance della vitiligine, come sottolineato durante gli incontri con i portavoce del mondo politico-istituzionale. Le azioni più urgenti comprendono il riconoscimento della vitiligine come patologia cronica e l’impegno per garantire un accesso equo alle nuove prospettive terapeutiche.”

Fa eco Elena Leonardi, Membro della X Commissione Affari Sociali, Sanità, Lavoro, Previdenza sociale del Senato della Repubblica: “Una patologia complessa come la vitiligine – cronica, autoimmune – si presta benissimo alla creazione di nuovi modelli organizzativi: costruire reti dermatologiche regionali contribuirebbe a razionalizzare ed ottimizzare il percorso dei pazienti con un impatto positivo anche sul Servizio Sanitario Nazionale e sulla programmazione sanitaria”.

La necessità di intraprendere questo percorso è resa ancora più stringente dal fatto che ad oggi più del 60% dei costi per la cura della vitiligine sono a carico del paziente e della sua famiglia, non essendoci ancora un codice di patologia che dia diritto ad esenzioni.

“Sappiamo quanto sia importante garantire un perfetto equilibrio tra il diritto di accesso alla migliore innovazione terapeutica e la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale.” – commenta Guido Quintino Liris, Membro della V Commissione Bilancio del Senato della Repubblica: “Abbiamo a disposizione leve importanti, come modelli organizzativi efficienti, un approccio multidisciplinare e un utilizzo appropriato di farmaci e terapie. La vitiligine, nella sua complessità, si presta bene a questo tipo di esercizio ed è per questo che ho promosso in Parlamento una iniziativa per riconoscerla formalmente come patologia cronica e autoimmune e per stimolare la creazione di reti dermatologiche regionali. Dalle Regioni un primo segnale di attenzione è già arrivato dall’Abruzzo, che ha approvato solo pochi giorni fa di una risoluzione proprio sulla vitiligine. Auspichiamo che altre Regioni avviino una simile riflessione.”

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All’incontro ha partecipato anche Jéan-Marie Meurant, Vicepresidente VIPOC, il Comitato Internazionale che rappresenta i pazienti con vitiligine a livello mondiale: “La Commissione Europea ha riconosciuto la vitiligine come una delle più invasive patologie della pelle, capace di condizionare pesantemente la qualità di vita delle persone che ne sono affette. In Europa sono stati fatti passi importanti per dare risposte ai pazienti, ora è responsabilità dei singoli stati membri avviare dei percorsi strutturati. Auspichiamo che l’incontro di oggi vada in questa direzione, centinaia di migliaia di pazienti aspettano.”

I CINQUE PUNTI DEL MANIFESTO PER I DIRITTI DEI PAZIENTI AFFETTI DA VITILIGINE

RICONOSCIMENTO DELLA VITILIGINE: la vitiligine è una patologia cronica autoimmune e sistemica, spesso progressiva. In quanto patologia sistemica, è tipicamente associata ad altre patologie come la tiroidite autoimmune, il diabete autoimmune, l’artrite reumatoide o la depressione. Queste caratteristiche rendono la vitiligine una patologia complessa, che necessita di essere adeguatamente gestita in maniera multidisciplinare e personalizzata.
ELIMINAZIONE DELLO STIGMA: lo stigma nei confronti delle persone con vitiligine persiste, portando a isolamento sociale e disagi psicologici con aggravamento di ansia e depressione. La promozione della corretta informazione sulla vitiligine nella popolazione generale è fondamentale per abbattere lo stigma, così come è importante portare avanti iniziative di awareness che promuovano una maggiore consapevolezza sulla patologia e sul vissuto dei pazienti che ne sono affetti.
ACCESSO EQUO E TEMPESTIVO ALLE CURE: i pazienti hanno diritto ad accedere ai migliori standard di terapia sulla base del proprio quadro clinico, beneficiando dei progressi medico-scientifici senza barriere legate a fattori geografici e/o socio-economici.
CREAZIONE DI RETI REGIONALI E DI PERCORSI DI CURA INTEGRATI: la creazione di reti regionali dermatologiche e di percorsi dedicati per l’individuazione, la presa in carico e il trattamento dei pazienti con vitiligine sono essenziali per garantire una gestione coordinata ed integrata della patologia, con un approccio multidisciplinare che può generare effetti positivi anche sul Sistema-Salute nel suo complesso.
SUPPORTO PSICOLOGICO: la vitiligine ha un impatto significativo sulla sfera famigliare, sociale e lavorativa delle persone che ne sono affette, con pesanti ripercussioni sulla qualità di vita e sulla salute mentale dei pazienti, in particolare sui minori e sugli adolescenti. Il riconoscimento di questo burden da parte delle istituzioni è centrale nella costruzione di percorsi di presa in carico adeguati, pertanto, è auspicabile che il supporto psicologico sia parte integrante di questi modelli, per contribuire a mitigare ansia e depressione e migliorare la salute complessiva dei pazienti.

Ministro Guido Crosetto ricoverato d’urgenza

Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, è stato ricoverato d’urgenza nella notte a causa di una una sospetta pericardite. Continue reading Ministro Guido Crosetto ricoverato d’urgenza

Milano, servizio coordinato di controlli interforze presso l’area commerciale “Il Girasole” di Lacchiarella (Mi). Accertate diverse violazioni di lavoro e salute

Il 01 febbraio 2024, i Carabinieri della Compagnia di Abbiategrasso, del N.A.S. Milano e del N.I.L. Milano, con il supporto dei militari della C.I.O. del 3^ rgt cc “Lombardia”, e i militari della Guardia di Finanza della Compagnia di Melegnano, hanno dato corso ad un servizio di controllo coordinato di alcune attività commerciali di vendita all’ingrosso e di ristorazione presso l’area commerciale “Il Girasole” di Lacchiarella, accertando diverse violazioni amministrative e contravvenzionali ed elevando elevate sanzioni pecuniarie.

In particolare, il N.I.L. Carabinieri:
· presso un esercizio di bar ristorazione di un cittadino cinese classe 1963, adottava un provvedimento di sospensione dell’attività e irrogava immediata sanzione accessoria di 5.000 euro, per un totale di sanzioni amministrative pari a 12.200 euro, avendo riscontrato l’impiego di lavoratori senza preventiva comunicazione del rapporto di lavoro; presso la medesima attività accertava inoltre diverse violazioni di natura contravvenzionale (mancata visita medica, mancata elaborazione documento della valutazione rischi, mancata adeguata informazione ai lavoratori, mancata formazione dei lavoratori);
· presso un’attività commerciale di vendita all’ingrosso di un cittadino cinese classe 79, accertava diverse violazioni di natura contravvenzionale (mancata visita medica, mancata formazione dei lavoratori, mancanza idoneo parapetto atto a prevenire infortuni, mancata manutenzione periodica estintori);
procedendo al deferimento all’A.G. dei responsabili, per un totale di sanzioni contravvenzionali pari a 74.609 euro;
Il N.A.S. Carabinieri:
· presso due esercizi di bar ristorazione accertava, in ciascuno, le seguenti violazioni amministrative (carenze igieniche sanitarie e mancanza di attestati di formazione del personale, mancanza di manuale di autocontrollo haccp, alimenti privi di tracciabilità) per sanzioni pecuniarie totali pari a 9.000 euro. Verrà inoltrata segnalazione all’ATS per entrambe le suddette attività per alcune carenze strutturali.

I militari della Compagnia Guardia di Finanza di Melegnano, nel corso dei servizi di controllo economico del territorio, hanno svolto specifiche attività finalizzate al contrasto del lavoro sommerso nell’area commerciale interessata. In particolare, i servizi eseguiti nei confronti di un bar con ristorazione e di un negozio di casalinghi all’ingrosso hanno consentito di individuare otto lavoratori, sette dei quali risultati essere impiegati irregolarmente. Ai datori di lavoro, entrambi di nazionalità cinese, sarà comminata la prevista sanzione amministrativa che, per ciascun lavoratore, va da un minimo di 1.800 euro ad un massimo di 10.800 euro.
L’azione svolta testimonia il continuo impegno profuso dal Corpo della Guardia di Finanza nel contrasto al lavoro irregolare ed a salvaguardia dei diritti dei lavoratori, garantendo, in tal modo, una leale concorrenza economica a tutela delle imprese oneste.

Nel corso del servizio coordinato, a cui partecipava anche personale della Polizia Locale di Lacchiarella, venivano controllati nr. 22 cittadini nazionalità cinese, risultati tutti regolari sul territorio nazionale. I controlli proseguiranno anche nelle prossime settimane presso altri punti vendita al fine di contrastare eventuali irregolarità in materia di lavoro, salute e immigrazione.

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Il Papa durante l’Angelus odierno: “Non mi affaccio alla finestra per un’infiammazione ai polmoni”

Papa Francesco influenzato e con un’infezione ai polmoni, ha recitato questa mattina l’Angelus solo in video dalla sua residenza di Casa Santa Marta. Papa Bergoglio non si è affacciato dal suo studio su Piazza San Pietro, come invece è consuetudine, ma è rimasto nella sua residenza privata. “Cari fratelli e sorelle, buona domenica. Oggi non posso affacciarmi dalla finestra perché ho questo problema di infiammazione” ha spiegato lo stesso pontefice apparso in video.

Una legegra precauzione dettata dallo stato di salute del pontefice che già ieri lo aveva spinto ad annullare ogni impegno programmato nei prossimi giorni. Una condizione definita di “leggero stato influenzale” ma che aveva spinto i medici del Pontefice a consigliarli una visita e un esame Tac in ospedale. E anche in video, il papa non è apparso tanto bene.

Firenze: donna 50enne muore dopo aver contratto la febbre dengue

Una donna di 50 anni di Fucecchio in provincia di Firenze è morta dopo aver contratto la febbre dengue.

La cinquantenne era ritornata da un viaggio in Thailandia. A renderlo noto è l’Asl Toscana centro, spiegando che dopo i primi sintomi il quadro clinico è notevolmente peggiorato e la donna, che già soffriva di altre patologie gravi, è stata ricoverata in terapia intensiva all’ospedale fiorentino di Careggi, dove poi è deceduta.

Prima del ricovero si era recata anche a lavoro, in una conceria di San Miniato (Pisa).

In accordo con i sindaci di Fucecchio e San Miniato è stata disposta un’ordinanza urgente sanitaria per tutela pubblica per predisporre una disinfestazione straordinaria nelle aree interessate nel raggio approssimativo di 100 metri dalla residenza e dal luogo di lavoro della donna.

Gli uomini si ammalano di più e muoiono anche prima

Secondo diverse statistiche condotte in Italia, sarebbero a maggior rischio di morte gli uomini rispetto alle donne, nonostante abbiano le stesse possibilità di potersi curare.

Alla base di questa differenza ci sarebbe la genetica-

Ma bisognerebbe anche considerare la più spiccata predisposizione degli uomini ad avere stili di vita non salutari o rischiosi per il benessere dell’organismo.

E poi, dicono i ricercatori, uomini e donne presentano caratteristiche genetiche e biologiche differenti che condizionano il loro stato di salute, la predisposizione allo sviluppo di specifiche malattie e il funzionamento del sistema immunitario.

Per esempio, è noto che gli uomini per ragioni biologiche sviluppano più precocemente malattie cardiovascolari, le quali sono peraltro la principale causa di morte a livello globale. Come ormai si ripete da decenni, la medicina dovrebbe considerare queste differenze per promuovere sistemi di cura sempre più personalizzati, anche sulla base del genere.

Da non sottovalutare poi stili di vita, incidenti stradali ecc, ecc.