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Ministro Guido Crosetto ricoverato d’urgenza

Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, è stato ricoverato d’urgenza nella notte a causa di una una sospetta pericardite. Continue reading Ministro Guido Crosetto ricoverato d’urgenza

Cardiomiopatia, buoni risultati da farmaco in studio clinico

Un nuovo farmaco sarebbe in grado di inibire una proteina prodotta dal cuore e di ridurre il conseguente bisogno di procedure di interventi per la riduzione del setto intraventricolare in pazienti con cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva sintomatica grave.

Dopo 16 settimane di trattamento ha portato, infatti, a un miglioramento dei parametri cardiaci chiave.

Questi i dati di che sono stati raccolti da un recentissimo studio clinico condotto in 3 fasi che sono stati poi presentati dal Bristol Myers Squibb alla 71/ma Sessione Scientifica Annuale dell’American College of Cardiology.

La cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva è una malattia cronica progressiva in cui l’eccessiva contrazione del muscolo cardiaco e la ridotta capacità di riempimento del ventricolo sinistro possono rendere difficile la circolazione del sangue nel resto dell’organismo, portando a sintomi debilitanti e disfunzione cardiaca. I partecipanti dello studio erano trattati con regimi terapeutici a livelli massimi tollerati quando sono entrati nello studio e lo sono rimasti per la durata di quest’ultimo.

Mavacamten, questo è il nome dell’inibitore della miosina first in class, ovvero che ha meccanismi di azione diversi da quelli esistenti sul mercato, è stato assegnato a un gruppo di 56 pazienti e altrettanti hanno ricevuto placebo.

A 16 settimane dall’inizo dello studio, dei pazienti trattati con mavacamten, l’82% non aveva più la necessità di essere sottoposto a intervento, rispetto al 23% dei pazienti che hanno ricevuto placebo. I pazienti nel gruppo che ha ricevuto mavacamten hanno anche dimostrato una riduzione dei gradienti del tratto di efflusso del ventricolo sinistro, un miglioramento delle misure della qualità di vita e un miglioramento dei biomarcatori cardiaci.

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Stress e ansia mettono a dura prova la salute del cuore, parola di esperti

Secondo la scienza ansia a stress, come anche rabbia, mettono a rischio di infarto.

E a dirlo è anche l’ultima ricerca scientifica condotta dai ricercatori di Boston, pubblicata sul Journal of the American Heart Association.

Analizzando la vita e i processi di invecchiamento degli uomini dai 33 ai 65 anni, gli scienziati hanno capito che questi non avevano problemi di salute di alcun tipo. Poi gli esami del sangue e i controlli fatti successivamente, e ripetuti a distanza di ogni 3-5 anni fino alla morte, hanno rivelato il resto.

Naturalmente i valori che sono stati presi in considerazione sono stati i trigliceridi, il colesterolo cattivo, il colesterolo totale, la pressione sanguigna, la glicemia e il peso corporeo. Confrontando i dati e guardando i livelli di stress, ansia, nervosismo, chi aveva un nevroticismo più accentuato aveva avuto una probabilità maggiore del 13% di sviluppare malattie cardiache, infarto, ictus e diabete.

L’ansia ha aumentato questa percentuale del 10% coinvolgendo diversi fattori di rischio. Le conclusioni degli esperti sono dunque quelle che quando se subentra nella vita quotidiana un’ansia negativa questa va a riversarsi poi sullo stato di salute in generale.

Ora gli scienziati ne sono convinti più che mai.

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Stress raddoppia il rischio di morte o infarto

Per chi soffre di malattie cardiache lo stress può raddoppiare il rischio di morte o infarto, secondo uno studio internazionale coordinato dalla Emory University di Atlanta pubblicato sul Journal of the American Medical Association (JAMA) ci sono prove crescenti che esiste un legame reale e appurato tra stress psicologico e rischio di malattia coronarica.

Secondo i ricercatori che hanno esaminato oltre 900 pazienti in due studi condotti tra il 2011 e il 2016 e seguendoli per circa 5 anni, in persone con problemi cardiaci, ma una parte di esse presentava anche un’alta sensibilità di stress mentale: quando sono state sottoposte a pressione psicologica andavano incontro a ischemia, cioè un insufficiente apporto di sangue e ossigeno al cuore.

La ricerca ha mostrato anche che questi pazienti, rispetto a quelli senza ischemia da stress, presentavano un rischio superiore di due volte e mezzo più alto di andare incontro a infarto o morte nel periodo dello studio e due volte più alto di essere ricoverate per scompenso cardiaco.

Il rischio è risultato essere più alto negli uomini che nelle donne e particolarmente accentuato per chi aveva avuto in precedenza un infarto o soffriva di scompenso cardiaco o diabete.

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Batticuore, quali sono i sintomi

Frequenza cardiaca di una persona varia dai 60 ai 100 battiti cardiaci al minuto. Che variano, naturalmente, in base all’attività che si sta svolgendo, dal riposo agli sforzi più intensi.

Nel caso in cui il numero di pulsazioni al minuto dovesse superare i 100, o anche i 400, allora si potrebbe parlare di tachicardia, un aumento del ritmo dovuto ad una maggiore richiesta di sangue nei tessuti.

Molti possono essere i fattori scatenanti, si parlerebbe di febbre, assunzione di farmaci, stati d’ansia e attività sportiva, ma anche consumo eccessivo di alcol, fumo o scompensi cardiaci.

L’aumento del ritmo cardiaco può essere anche dovuto a sintomi di ipertiroidismo e anemia.
Può capitare infatti che questi comuni sintomi si possano accompagnare anche a vertigini, capogiri, perdita dei sensi, mancanza di fiato, sensazione si pressione al petto ed eccessiva sudorazione.

Tutti sintomi che assolutamente non devono essere sottovalutati, in quanto è opportuno chiamare subito un medico di fiducia.

Nelle persone affette da patologie cardiache, la tachicardia potrebbe degenerare in qualcosa di più serio, dando origine ad eventi pericolosi che potrebbero condurre anche alla morte.

In alcuni casi la tachicardia non causa sintomi evidenti e viene scoperta solo durante una visita medica.

Se la tachicardia è legata ad anomalie del sistema cardiocircolatorio può essere curata attraverso l’assunzione di specifici farmaci prescritti dal medico.

Realizzato dalla ricerca trentina un modello di aorta in 3D

Su richiesta di Ultrasound Lab Trento (ULTRa) dell’Università di Trento al Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione è stata realizzata, nel laboratorio ProM Facility di Trentino Sviluppo in Polo Meccatronica, un modello di aorta, fedele nelle dimensioni e nei particolari all’originale di un paziente in lista per un intervento urgente, grazie ad una stampante 3D di ultima generazione.

Il modello è stato commissionato sulla base delle indicazioni e dei dati della Tac forniti dall’Unità operativa di chirurgia vascolare dell’ospedale Santa Chiara di Trento. Prima ancora di operare sul paziente, i chirurghi dell’Unità diretta dal dottor Stefano Bonvini hanno potuto analizzare la conformazione di quella particolare aorta con maggiore precisione e in tutta sicurezza e scegliere l’intervento più efficace tra le varie soluzioni possibili, pianificandolo nel dettaglio.

Muore a 15 anni il giorno dopo il nonno: i genitori lo trovano senza vita nel letto

Morto ad un giorno di distanza dal nonno. Quindicenne reggiano è stato trovato morto a La Brugna, frazione di Casina, nell’Appennino in provincia di Reggio Emilia.

Il ragazzino, Andrea Tonelli, giovedì mattina è stato colto da un male, arresto cardiaco durante il sonno. I genitori lo hanno trovato privo di vita nel suo letto. A nulla sono valsi i tentativi di rianimazione da parte dei soccorsi.

Il giorno prima era morto il nonno di Andrea, Brenno Lolli, 82 anni, dopo una lunga malattia. Andrea ora riposa al cimitero proprio di fianco alla tomba del nonno.

Il 13 maggio è la prima Giornata Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare

ll Covid-19 ha avuto un effetto aggravante sotto diversi aspetti. Anzitutto, i soggetti affetti da patologie cardiovascolari sono tra coloro che hanno sofferto di più le forme più severe della malattia; parallelamente, un’ampia maggioranza della popolazione ha rinunciato a esami, controlli, monitoraggi, lasciando che talvolta le proprie condizioni degenerassero.

Il Covid ha effetti diretti sul sistema cardiovascolare – a sottolinearlo è il Prof. Massimo Volpe, Presidente SIPREC – Le alterazioni dell’endotelio, ossia il rivestimento delle pareti cardiovascolari, sono la causa delle trombosi che caratterizzano il Covid-19. In secondo luogo, sono proprio questi pazienti quelli ad aver pagato il dazio più alto al Sars-CoV-2, soprattutto quelli in età avanzata con comorbidità come ipertensione, diabete, obesità. A questo quadro clinico, si aggiunge il sensibile peggioramento delle attività di prevenzione, che a livello cardiovascolare dovrebbe essere un pilastro del SSN, visto che permette di ridurre sia i decessi che le ospedalizzazioni.

Nell’ultimo anno è prevalsa la trascuratezza da parte dei pazienti per il timore di andare dal medico o in ospedale, mentre da parte degli operatori sanitari invece vi è stata una minore capacità di accoglienza per la straordinaria mole di lavoro legata alla gestione del Covid. Come evidenziato in un lavoro pubblicato sullo ‘European Heart Journal’ a maggio 2020, si evince una riduzione del 50% degli infarti in ospedale rispetto al corrispondente periodo del 2019, motivati solamente dal timore di recarsi nelle strutture. Inoltre, i fattori di rischio sono aumentati per gli stili di vita legati alle restrizioni: i continui lockdown hanno portato a un’alimentazione con un più elevato livello calorico, oltre che a una minore attività fisica. In aggiunta, spesso, sono anche state riprese cattive abitudini come il consumo di alcol o il fumo”.

Le malattie cardiache rappresentano laprincipale causa di morte in Italia, con 240mila decessi ogni anno e 7,5 milioni di persone coinvolte in problemi ad esse connessi. I principali eventi cardiovascolari sono l’infarto, l’ictus e le vasculopatie. Ogni anno in Italia vi sono circa 150mila infarti, mentre oltre 1,5 milioni di ospedalizzazioni sono dovute a scompenso cardiaco. Proprio di scompenso cardiaco vi sono oltre 600mila diagnosi l’anno, ma il numero cresce fino a 3 milioni considerando le forme latenti; è la prima causa di ospedalizzazione in Italia e, a causa delle continue riacutizzazioni, i pazienti arrivano ad effettuare fino a 6-7 ricoveri all’anno, spesso con degenze di lunga durata. Inoltre, la mortalità è molto alta, interessando a distanza di 4-5 anni circa il 50% dei pazienti. Affinché sia effettuata un’efficace prevenzione, è necessario partire da un corretto stile di vita, che sia contrassegnato da un’alimentazione sana e tanto movimento, ma non solo. Per evitare eventi cardiovascolari, infatti, bisogna tenere presente diversi fattori di rischio: alti valori di colesterolo e di acido urico, comorbidità con diabete o ipertensione arteriosa, obesità, stress psico-fisico.

Nel momento in cui inizia a manifestarsi concretamente un rischio, il cuore lancia all’organismo dei segnali, che variano a seconda dell’entità dei problemi, dell’età del soggetto, del genere – spiega il Prof. Volpe – Tra gli elementi che possono destare qualche apprensione vi è l’eccessiva fatica che si prova nel fare un esercizio fisico o dopo aver salito un piano di scale; vi sono poi segnali più importanti, come il dolore precordiale dell’angina, che può far presagire un’ischemia o un infarto; si arriva poi a segnali ancor più preoccupanti come le palpitazioni, preludio di un’aritmia. In qualche caso, purtroppo, il cuore non dà nessun segnale, tanto che si verificano infarti senza che venga provato dolore: è il caso della compromissione dell’organo nell’ipertensione o nel diabete, malattie spesso silenti, che in Italia colpiscono circa 20 milioni. Naturalmente l’ideale sarebbe non arrivare a questi segnali, ma intervenire prima con tutte le misure preventive corrette”.

Tutto ciò, ha spinto la Società Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare (SIPREC) a promuovere e organizzare per il 13 maggio 2021 la prima Giornata Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare.

L’iniziativa, incentrata sul tema della prevenzione cardiovascolare a 360°, mira ad accrescere la consapevolezza dell’importanza e dell’incidenza delle malattie cardiovascolari nelle vite dei singoli e nell’intera comunità. Si propone quindi di sensibilizzare tutti gli stakeholders sul ruolo centrale degli interventi di prevenzione basati sia sugli stili di vita che sull’impiego dei farmaci. Il conseguimento di valide strategie di prevenzione, sia di popolazione che individuali, presuppone il contributo sinergico di tutte le componenti del sistema, a partire dall’integrazione di differenti competenze specialistiche: a questo proposito, la SIPREC rappresenta un’efficace sintesi, in quanto società scientifica trasversale a diverse discipline, visto che ne fanno parte cardiologi, nutrizionisti, diabetologi, medici di medicina generale, geriatri, pediatri, solo per citarne alcune.

La Giornata proporrà un’informazione dinamica basata sulle tematiche più rilevanti per la prevenzione cardiovascolare: lo stile di vita, con tutte le sue implicazioni a livello di sport e alimentazione; i fattori di rischio; l’aderenza alle terapie; la lotta ai “nemici del cuore” (colesterolo, diabete, fumo, ipertensione, obesità, stress, età); le vaccinazioni; le innovazioni della telemedicina. Nel corso della giornata ci saranno molteplici attività online, rivolte soprattutto alla parte medica ma anche al grande pubblico, per invitare tutti a una maggiore sensibilizzazione sul tema, con il fine ultimo di migliorare la qualità delle nostre vite, ma anche il funzionamento del SSN. Per informazioni e per partecipare alla giornata basta consultare il sito www.giornataprevenzionecv.it.

Yoga, può essere un alleato per il nostro cuore

Fare yoga aiuta a prevenire il rischio cardiaco, ma non soltanto: sono molti gli effetti positivi a livello cardiovascolare di questa antica pratica orientale. A dirlo anche specialisti del settore “I benefici dello yoga per il cuore derivano sostanzialmente dalla capacità che una pratica fatta in modo adeguato ha di modulare il sistema nervoso vegetativo, determinando un potenziamento della componente parasimpatica”, a spiegarlo è alla Gazzetta Active il dottor Flavio Doni, cardiologo e maratoneta, responsabile del Marathon Center presso il Palazzo della Salute – Wellness Clinic di Milano.

“Questo effetto si ottiene attraverso la meditazione e la pratica della consapevolezza del proprio corpo che è insita nello yoga. Tutti gli esercizi di attenzione e mindfulness hanno un effetto benefico sul sistema parasimpatico, cosa che contrasta la mortalità cardiovascolare. Nel caso di infarto, infatti, il sistema nervoso parasimpatico modula quello simpatico, prevenendo eventuali aritmie e proteggendo il cuore. E poi c’è la respirazione. Tutte le tecniche di respirazione che vengono applicate nello yoga sono delle tecniche che modulano il sistema parasimpatico. Come la tecnica del respiro intermittente, che permette di ridurre nel tempo la frequenza cardiaca a riposo”. Dichiara lo specialista.

“Ci si siede comodamente, con la schiena dritta e le mani appoggiate sulle gambe. Si inspira due secondi, poi si ferma il respiro per due secondi, quindi si riprende l’inspirazione per due secondi, ci si ferma per altri due secondi e si procede all’inverso nell’espirazione: due secondi di espirazione e due secondi di pausa, e via dicendo. Questo lavoro ha un impatto positivo a livello cardiaco”.

“Lo yoga va ad agire anche sulla parte emotiva del nostro sistema nervoso, il sistema limbico, dove si trovano l’amigdala e l’ippocampo, sede delle emozioni, della memoria, della paura. Le tecniche di rilassamento dello yoga hanno un effetto benefico sulla funzionalità del sistema limbico perché hanno un effetto rilassante sulle funzionalità di questa parte del nostro cervello che non è controllata in modo diretto dalla volontà. In questo modo indirettamente si favorisce una riduzione della frequenza cardiaca, una vasodilatazione del sistema circolatorio e una riduzione dei valori della pressione arteriosa. Negli Stati Uniti ci sono scuole mediche, non filosofiche, in cui nella riabilitazione post-infartuale vengono inserite sedute di meditazione proprio per tutta questa serie di effetti. Inoltre numerosi esercizi di yoga, stimolando la consapevolezza del corpo e dei movimenti, favoriscono la coordinazione e l’equilibrio, facendo indirettamente bene anche al cuore, che si trova a lavorare in un corpo che un comportamento armonico e stabile”.

Questo accade perché le posizioni che favoriscono l’espansione toracica “Producono un miglioramento della funzione respiratoria a cui fa seguito un impatto positivo sul cuore”.

Photo Credit Pcos.it