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Nell’ultima settimana sono stati 943mila gli italiani colpiti da sindromi simil-influenzali

Secondo la rete di sorveglianza InfluNet dell’Istituto Superiore di Sanità, nell’ultima settimana sono stati 943mila gli italiani colpiti da sindromi simil-influenzali. In totale, dall’inizio della stagione, oltre 3,5 milioni le persone contagiate. L’incidenza degli ultimi 7 giorni, pari a 16 casi ogni mille abitanti, ha già superato il picco di tutte le stagioni precedenti, a partire dal 2009.

I contagi continuano a colpire in maniera particolarmente elevata bambini al di sotto dei 4 anni: in questa fascia di età si registrano 50,16 casi per mille; in pratica 1 bambino su 20 nella scorsa settimana è stato messo a letto dall’influenza. Elevati anche i tassi nella fascia tra 5 e 14 anni, pari a 29,29 per mille; incidenza pari a 13,16 casi per mille nella fascia 15-64 e 6,44 casi per mille negli over-65.

In quasi tutto il Centro-Nord l’incidenza delle sintomi simil-influenzali è classificata come ‘molto alta’; in Lombardia, Emilia Romagna, Abruzzo sono stati registrati tassi superiori ai 20 casi per mille abitanti.

Il tumore più diffuso dopo i 50 anni

Il tumore alla vescica è la quarta forma di cancro più diffusa nel nostro Paese dopo i 50 anni: nonostante colpisca soprattutto gli uomini, i numeri sono in crescita nel sesso femminile. Eppure è una malattia ancora poco conosciuta e sottostimata dalla maggioranza degli italiani, non si sa, infatti, come si possa prevenirlo e curarlo, riconoscerne i primi sintomi al suo esordio.

Il tumore alla vescica rappresenta circa il 3% di tutti i tumori diagnosticati: nel 2020, in Italia sono state effettuate circa 25.500 nuove diagnosi (20.500 uomini e 5.000 donne, rispettivamente il 10,5% e il 3% di tutti i tumori, secondo “I numeri del cancro in Italia 2021” dell’Associazione Italiana Registro Tumori). La sopravvivenza a 5 anni è superiore all’80%, sia per gli uomini che per le donne, ma una percentuale tra il 30% e il 70% dei pazienti con cancro della vescica muscolo invasivo è soggetto a recidive.

Come per tutte le forme tumorali, una diagnosi precoce e tempestiva è fondamentale per un intervento efficace che riduca il più possibile l’impatto della patologia sul paziente.

Ospedale San Carlo di Nancy, struttura di GVM Care & Research con pronto soccorso accreditata con il SSN, ha attivato un nuovo metodo analitico di diagnosi del tumore alla vescica. Basta un semplice esame su un campione di urina, che viene introdotto per la prima volta nella pratica clinica in Italia, che si basa sulla rilevazione della proteina MCM5 prodotta dalle sole cellule tumorali a svelare il male.

re alla vescica rappresenta circa il 3% di tutti i tumori diagnosticati: nel 2020, in Italia sono state effettuate circa 25.500 nuove diagnosi (20.500 uomini e 5.000 donne, rispettivamente il 10,5% e il 3% di tutti i tumori, secondo “I numeri del cancro in Italia 2021” dell’Associazione Italiana Registro Tumori). La sopravvivenza a 5 anni è superiore all’80%, sia per gli uomini che per le donne, ma una percentuale tra il 30% e il 70% dei pazienti con cancro della vescica muscolo invasivo è soggetto a recidive.

Come per tutte le forme tumorali, una diagnosi precoce e tempestiva è fondamentale per un intervento efficace che riduca il più possibile l’impatto della patologia sul paziente.

Ospedale San Carlo di Nancy, struttura di GVM Care & Research con pronto soccorso accreditata con il SSN, ha attivato un nuovo metodo analitico di diagnosi del tumore alla vescica. Un semplice esame su un singolo campione di urina, che viene introdotto per la prima volta nella pratica clinica in Italia, che si basa sulla rilevazione della proteina MCM5 prodotta dalle sole cellule tumorali.

Studi recenti hanno confermato come il nuovo test sia in grado di poter identificare la presenza di un tumore di alto grado nel 97% dei casi, un valore maggiore rispetto ai precedenti protocolli (citologia), la cui precisione è del 55% nei campioni analizzati.

Fobie, quali sono le più diffuse

Esistono tante fobie, ma alcune sono più comuni di altre. Andiamo a vedere quali sono, che sintomi anno e come gestirle al meglio.

Parliamo di fobia ogni qual volta che ci rivolgiamo ad un disturbo della salute emotiva caratterizzata da una paura intensa e sproporzionata di oggetti o situazioni specifici. Ecco quali sono le più diffuse. Che possono dividersi in due categorie principali: specifiche e sociali. Le prime sono molto più comuni. Le seconde invece sono suddivise in cinque sottocategorie.

Vediamo quali sono:

– Aerofobia è la più comune. Si tratta di quella fobia che prende a tutte le persone che hanno paura del volo. Nei casi più gravi, gli aerofobici soffrono di disturbi d’ansia anche mesi prima di viaggiare.

– Claustrofobia è quella paura che colpisce le persone che hanno paura dei luoghi chiusi. Queste persone evitano gli ascensori, la metropolitana, i tunnel, le stanze piccole e persino le porte girevoli che possono rappresentare per loro una serissima difficoltà.

– Agorafobia è la paura di stare negli spazi aperti, disturbo molto diffuso tra le donne che tra gli uomini. E’ caratterizzato dalal forte paura di temere di non sentirsi a proprio agio o al sicuro o che non permetta di ricevere aiuto dagli altri che ci circondano

– Brontofobia è chi lamenta situazioni legate alla natura e ai fenomeni atmosferici come tuoni e fulmini, ad esempio, precipizi o acque profonde. e sogna la notte, ecc

– Zoofobia ne soffrono tutte quelle persone che hanno paura degli animali.

– Entomofobia è chi ha paura degli insetti,

– Apifobia è invece avere paura delle api,

– Aracnofobia è aver paura dei ragni o mirmecofobia delle formiche. C’è anche erpetofobia per la paura dei rettili o ofidiofobia per la paura dei serpenti. E molti altri ancora.

– Infine l’ematofobia è la paura di vedere sangue o ferite o di ricevere iniezioni. Le persone con fobia del sangue anticipano lo svenimento e le spiacevoli sensazioni di vertigini e nausea ed evitano di sottoporsi al test.

– Acrofobia è la paura di salire a piani molto altri, in montagna, ecc. Si manifesta con vertigini, capogiri, sudore freddo. Quando ci si affaccia ad un balcone, so è arrivati ad un punto panoramico alto o vicino a un precipizio.

Tutte le persone che soffrono di queste fobia, possono avere battito cardiaco accelerato, respiro corto, tremori e un forte desiderio di fuggire via. Sono questi i sintomi più frequenti. Il trattamento consiste nel rilassarsi e affrontare la situazione del momento e la paura, magari anche con l’aiuto di uno specialista.

foto crediti drittoalpunto

Misterioso virus, simile al Polio, si diffonde tra i bambini

Aumenta l’allerta negli Stati Uniti per la diffusione dell’Enterovirus D68 (EV-D68) tra i bambini. Un virus che può causare pesanti sintomi respiratori e una complicanza neurologica (mielite flaccida) che può portare anche a una vera e propria paralisi.

Secondo il Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) al 21 settembre di quest’anno sono stati 260 i bambini che sono risultati essere positivi, di cui 15 hanno sviluppato la paralisi flaccida.

Dallo scorso agosto, i medici in diverse aree degli Stati Uniti hanno segnalato un «aumento dei ricoveri in pazienti pediatrici con sintomi respiratori severi e risultati positivi al test per rhinovirus/enterovirus». Le prime impressioni sono ora confermate dai dati: i tassi di bambini positivi all’Enterovirus D68 sono simili a quelli del 2018. L’età media dei pazienti è di circa due anni e mezzo e i sintomi più comuni sono difficoltà respiratorie, tosse e congestione nasale.

Per questa ragione, gli esperti dei Cdc invitano i medici a «considerare l’EV-D68 come una possibile causa di grave malattia respiratoria nei bambini e negli adolescenti» e le strutture sanitarie a «essere preparate per possibili aumenti nell’uso dell’assistenza sanitaria pediatrica associata a gravi malattie respiratorie dovuta a EV-D68».

foto crediti newsline

West Nile: Iss, raddoppiano i contagi

Dall’inizio di giugno 2022, sono stati confermati 94 casi; di questi 55 si sono manifestati nella forma neuro-invasiva (16 in Emilia-Romagna, 33 in Veneto, 4 in Piemonte e 2 in Lombardia).

Mentre 7 sono stati i decessi registrati 5 in Veneto, 1 in Piemonte e 1 in Emilia-Romagna. Lo indica il bollettino dell’Istituto Superiore di Sanità sull’attività di sorveglianza nei confronti del virus del West Nile, aggiornati al 2 agosto 2022.

Nel nostro Paese, la sorveglianza epidemiologica del West Nile (Wnv) è curata dal Dipartimento di Malattie infettive dell’ISS e dal Centro studi malattie esotiche (Cesme) dell’Istituto zooprofilattico sperimentale dell’Abruzzo e del Molise, in collaborazione con il Ministero della Salute, a regolarla è il Piano Nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta alle Arbovirosi 2020-2025, che integra una parte relativa alla sorveglianza dei casi umani e una parte relativa a quella dei casi di natura veterinaria. La presenza del West Nile Virus è stata confermata in 15 uccelli appartenenti a specie bersaglio e in 10 uccelli selvatici, così come in 100 virus pool di zanzare catturati in Friuli Venezia Giulia, Veneto, Piemonte Emilia Romagna e Lombardia.

Il virus WNV è mantenuto in natura da un ciclo primario di trasmissione zanzara-uccello-zanzara (ciclo endemico): le zanzare ornitofile adulte (vettori) si infettano pungendo uccelli viremici (ospiti amplificatori o serbatoio).

La febbre West Nile (West Nile Fever) è una malattia provocata dal virus West Nile (West Nile Virus, Wnv), un virus della famiglia dei Flaviviridae isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda, appunto nel distretto West Nile (da cui prende il nome). Il virus è diffuso in Africa, Asia occidentale, Europa, Australia e America.

I serbatoi del virus sono gli uccelli selvatici e le zanzare (più frequentemente del tipo Culex), le cui punture sono il principale mezzo di trasmissione all’uomo. Altri mezzi di infezione, più rari, possono avvenire tramite trapianti di organi, trasfusioni di sangue e la trasmissione madre-feto in gravidanza. La febbre West Nile non si trasmette da persona a persona tramite il contatto con le persone infette. Il virus infetta anche altri mammiferi, soprattutto equini, ma in alcuni casi anche cani, gatti, conigli e altri.

Incubazione e sintomi
Il periodo di incubazione dal momento della puntura della zanzara infetta varia fra 2 e 14 giorni, ma può essere anche di 21 giorni nei soggetti con deficit a carico del sistema immunitario.

La maggior parte delle persone infette non mostra alcun sintomo. Fra i casi sintomatici, circa il 20% presenta sintomi leggeri: febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei. Questi sintomi possono durare pochi giorni, in rari casi qualche settimana, e possono variare molto a seconda dell’età della persona.

Esperti per difendersi dalle punture consigliano di indossare indumenti di colore chiaro dal crepuscolo all’alba, con pantaloni e maniche lunghe, usare repellenti cutanei e, per gli ambienti, insetticidi a base di piretro. Ma anche soggiornare e dormire solo in ambienti provvisti di zanzariere alle porte alle finestre, preferibilmente trattate con repellenti per zanzare e usare il condizionatore durante la notte. La West Nile, è pericolosa soprattutto per anziani e persone disabili e deboli, che rischiano una forma neuroinvasiva in maniera molto grave.

foto crediti italsia.it

Tumore alla tiroide: quando la prevenzione gioca un ruolo fondamentale per la diagnosi precoce e terapia mirata

I carcinomi della tiroide sono causati dalla crescita anomala e incontrollata delle cellule che la costituiscono e insorgono prevalentemente nelle donne in età adulta.

Nel 90-95% dei casi le cellule coinvolte sono i tireociti, cioè le vere e proprie cellule della tiroide, riunite in gruppetti chiamati “follicoli tiroidei”, che producono gli ormoni, nella restante percentuale di casi vengono colpite le cellule parafollicolari – cellule presenti in misura quantitativamente minore e che producono un ormone chiamato calcitonina.

Sebbene i noduli tiroidei siano molto frequenti, solo il 10% circa di essi sono maligni e i tumori alla tiroide sono quindi da considerarsi tumori rari.

“Tra i fattori di rischio più importanti per lo sviluppo dei carcinomi della tiroide vi sono la familiarità e l’esposizione a radiazioni (anche radioterapia per altre neoplasie) – afferma la Dott.ssa Laura Fugazzola, Responsabile Centro Tiroide – U.O. Endocrinologia e Malattie del Metabolismo – Auxologico San Luca, centro che è stato recentemente accreditato ad EURACAN (European Network for Rare Adult Solid Cancer).

“Sono note – continua la Dott.ssa Fugazzola – le alterazioni genetiche responsabili della quasi totalità dei tumori tiroidei. Tali alterazioni genetiche possono essere ricercate nel tumore o, in caso di forme familiari, nel sangue. In quest’ultimo caso, il rilievo del gene mutato nei familiari di un soggetto affetto indica la presenza di un tumore in fase iniziale o ne indica il futuro sviluppo, consentendo così di procedere precocemente all’asportazione della tiroide e portando così a completa guarigione”.

Il tumore alla tiroide spesso non si manifesta con alcun sintomo nella fase precoce della malattia perché cresce in maniera lenta e silenziosa. Il campanello d’allarme può essere rappresentato da un nodulo isolato nella ghiandola riscontrato alla palpazione; tuttavia non tutti i noduli sono segno di un tumore alla tiroide, anzi nella maggior parte dei casi sono solo l’espressione di un’iperplasia tiroidea (una manifestazione benigna che determina un aumento di volume della ghiandola).

La diagnosi di tumore maligno si avvale di dati anamnestici, in grado di fornire indicazioni sull’esistenza di altri casi nella famiglia del paziente e sulla velocità di accrescimento del nodulo, e dell’esame obiettivo che individuerà un nodulo duro e in qualche caso la presenza di linfonodi ingranditi in regione laterocervicale.

Gli esami del sangue sono importanti per determinare la funzionalità della tiroide mediante il dosaggio del TSH e consentono di valutare la calcitonina, un marcatore di carcinoma midollare della tiroide. L’ecografia della tiroide, per mezzo della tecnologia ad ultrasuoni, permette di descrivere le caratteristiche del nodulo e di visualizzarne i rapporti con le strutture normali della ghiandola mentre, come ultimo approfondimento diagnostico, e solo nel caso in cui si abbia necessità di stabilire la precisa localizzazione del tumore prima dell’intervento chirurgico, si possono effettuare una TC o una risonanza magnetica per osservare meglio il nodulo maligno, i rapporti con le strutture circostanti e le eventuali metastasi.

ph crediti inran.it

Cancro della pelle: i sintomi a cui prestare molta attenzione

Il cancro alla pelle è una malattia molto diffusa nel mondo, i cui sintomi non sono sempre evidenti e lampanti.

I tumori che colpiscono la pelle, originano a causa di una crescita esponenziale e incontrollabile di cellule anomale nell’epidermide, lo strato più esterno della pelle. Quando questa formazione è maligna si parla appunto di cancro.

Malattia molto diffusa nel mondo.

Ma quali possono essere i fattori di rischio, le cause, e i sintomi evidenti di questa malattia?

In primis:

– pelle chiara
– alta esposizione solare
– età, oltre i 30 anni

Tuttavia, questo è quello che si verifica nella maggior parte dei casi, ma tutti, anche quelli con pelle scura, possono essere a rischio di tumore alla pelle.

C’è da dire, però, che se questa patologia viene diagnosticata per tempo, ovvero nelle fasi iniziali che si presenta, c’è altissima probabilità che possa essere anche curata. Dipende dal momento della diagnosi, da come viene rimossa e come viene trattata.

Ad ogni modo, ci sono alcuni segni, alcuni sintomi che non bisogna mai sottovalutare. Ecco quali sono:

Eccessiva stanchezza: in presenza di questo tipo di cancro può esserci un senso di stanchezza e di fatica, anche appena dopo aver riposato;
Perdita di peso: tutti i tipi di cancro causano una perdita di peso, perciò in condizioni di mancata attività fisica e mancata dieta dimagrante, una perdita di peso deve allarmare subito;
Febbre: avere spesso la temperatura corporea alta significa che l’organismo sta tentando di reagire a qualche malattia, come potrebbe essere un tumore, ad esempio;
Cambiamenti della pelle: quando un neo o una macchia cambia colore, diventa più grande, diventa rossa, dà prurito e dolore potrebbe trattarsi di melanoma.

Per prevenire questa patologia tumorale bisogna stare attenti ai raggi solari. D’estate proteggersi con creme protettive. Occhiali da sole, parei, cappelli, evitando di stare così a prendere il sole, e l’abbronzatura nelle ore più calde.

Inoltre, alla prima manifestazione, di qualcosa che non va, come un neo che cresce, una macchia scura sollevata, soprattutto che non di dimensioni omogenee, e tondeggianti, rivolgersi subito al medico di fiducia o dermatologo.

Per i controlli del caso.

ph crediti pazienti.it

Presidente medici Sudafrica, ‘Omicron dà sintomi lievi’

“La nuova variante Omicron del coronavirus provoca una malattia leggera senza sintomi importanti”: a dichiararlo è Angelique Coetzee, presidente della Associazione dei medici del Sudafrica, Paese da cui proviene la variante e che l’ha poi anche isolata.

La dottoressa Coetzee ha precisato che le persone anziane e affette da malattie sono comunque più a rischio, rispetto alle altre.

In dichiarazioni presentate e citate dal Telegraph, afferma che vi sia la possibilità di una nuova variante emersa già da diversi giorni, per la presenza nella clinica privata da lei gestita a Pretoria di persone che presentavano sintomi che inizialmente non sembravano essere quelli tipici del Covid.

“Si sono presentate persone – dichiara infine la dottoressa Coetzee – di tutte le etnie con senso di affaticamento, bambini con battito cardiaco accelerato, senza che nessuno presentasse uno dei sintomi più tipici dell’infezione da nuovo coronavirus, cioè la perdita di gusto e olfatto.

photo crediti il messaggero

Gastroenterite virale: come curarla

La gastroenterite virale non è una patologia grave, anche si presenta con sintomi come nausea, vomito, dolori addominali, bruciori allo stomaco, diarrea e dolori intestinali. Delle volte anche con febbre alta e disidratazione e spossatezza fisica, che possono durare anche per un paio di settimane.

Il periodo d’incubazione dipende naturalmente dal virus e dalla malattia. Capacità dell’organismo di difendersi.

In linea di massima, si va da 1 a 3 giorni nel caso in cui si tratti del Norovirus e da 1 a 2 nell’altro caso, se si parla di Rotavirus. In questa fase, e cioè ancor prima che i sintomi siano visibili, la persona è già in grado di trasmettere il virus, e anche una volta guarita, potrà essere ancora nelle condizioni di diffondere l’infezione per 1 o 2 settimane massime.

La malattia deve fare il suo decorso fisiologico. In un paio di giorni, in media, la diarrea e il vomito inizieranno a scomparire. Mentre, occorreranno ancora 7-10 giorni per ristabilirsi del tutto.

Gli antibiotici, che non hanno alcun effetto sui virus, devono essere evitati, a meno che non siano stati raccomandati da un medico di famiglia. Se però, durante la fase acuta, diarrea e vomito sono davvero molto frequenti, si può pensare sempre di poter assumere degli antidiarroici o dei farmaci per bloccare la nausea (prodotti da bancovenduti liberamente in farmacia). E in ogni caso, se i sintomi dovessero aumentare o persistere ancora per più giorni, allora è il caso di rivolgersi ad un pronto soccorso o al medico di famiglia.

Batticuore, quali sono i sintomi

Frequenza cardiaca di una persona varia dai 60 ai 100 battiti cardiaci al minuto. Che variano, naturalmente, in base all’attività che si sta svolgendo, dal riposo agli sforzi più intensi.

Nel caso in cui il numero di pulsazioni al minuto dovesse superare i 100, o anche i 400, allora si potrebbe parlare di tachicardia, un aumento del ritmo dovuto ad una maggiore richiesta di sangue nei tessuti.

Molti possono essere i fattori scatenanti, si parlerebbe di febbre, assunzione di farmaci, stati d’ansia e attività sportiva, ma anche consumo eccessivo di alcol, fumo o scompensi cardiaci.

L’aumento del ritmo cardiaco può essere anche dovuto a sintomi di ipertiroidismo e anemia.
Può capitare infatti che questi comuni sintomi si possano accompagnare anche a vertigini, capogiri, perdita dei sensi, mancanza di fiato, sensazione si pressione al petto ed eccessiva sudorazione.

Tutti sintomi che assolutamente non devono essere sottovalutati, in quanto è opportuno chiamare subito un medico di fiducia.

Nelle persone affette da patologie cardiache, la tachicardia potrebbe degenerare in qualcosa di più serio, dando origine ad eventi pericolosi che potrebbero condurre anche alla morte.

In alcuni casi la tachicardia non causa sintomi evidenti e viene scoperta solo durante una visita medica.

Se la tachicardia è legata ad anomalie del sistema cardiocircolatorio può essere curata attraverso l’assunzione di specifici farmaci prescritti dal medico.