Archives

Assunzioni sanitarie, ministro Schillaci: “abolire il tetto di spesa”

Si è aperta oggi la IV Giornata nazionale del personale sanitario, sociosanitario, socioassistenziale e del volontariato, istituita per legge quale riconoscimento della attività svolta dagli operatori sanitari a tutela della salute dei cittadini. Celebrato dalla Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo), l’evento “La salute al centro” si è tenuto presso le Corsie Sistine di Santo Spirito in Sassia, a Roma. Il complesso ospedaliero di Santo Spirito in Sassia è considerato il più grande e antico ospedale d’Europa e uno storico luogo di cura.

La scelta del 20 febbraio non è casuale: è il giorno in cui a Codogno venne scoperto il “paziente uno” affetto dal virus SARS-CoV-2. Alla presenza del Maestro Ferzan Ozpetek, ideatore e promotore della Giornata insieme al Maestro Mogol, sono inoltre stati presentati il documentario ‘Storia di un sogno’ e la nuova campagna della Fnomceo sul significato della professione medica.

“La sanità è una priorità di questo Governo” e “siamo all’inizio di un percorso per riorganizzare la nostra sanità pubblica. I prossimi obiettivi sono l’abolizione del tetto di spesa per le assunzioni del personale, l’aumento dell’indennità di specificità e la valorizzazione degli specializzandi”. Ha sottolineato il ministro della salute e dottore Orazio Schillaci. “Da medico, oltre che dal ministro della Salute, attribuisco un valore importante, profondo e sincero a questa ricorrenza”, ha concluso Schillaci.

Sciopero nazionale medici e veterinari, a rischio 25.000 interventi chirurgici

Nella giornata odierna sono a rischio 25000 interventi chirurgici. Per lo sciopero nazionale di 24 ore dei medici, veterinari e sanitari del Ssn proclamato da Aaroi-Emac, Fassid, Fvm-Federazione veterinari e medici e Cisl medici.

Secondo i primissimi dati, afferma all’ANSA Alessandro Vergallo, presidente nazionale dell’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani (Aaroi-Emac), l’adesione è già “alta”.

Agenas, classifica italiana dei migliori ospedali

E’ quanto emerge dalla classifica stilata dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) su mandato del ministero della Salute i due migliori ospedali italiani sono l’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (Milano) e l’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche (Ancona). Le due strutture (la prima privata, la seconda pubblica) hanno riportato una valutazione di qualità alta o molto alta per almeno 6 aree cliniche su un totale di 8 (cardiocircolatorio, respiratorio, chirurgia generale, chirurgia oncologia, osteomuscolare, nefrologia, sistema nervoso, gravidanza e parto).

Al primo posto come livello di qualità per l’area cardiovascolare c’è l’Azienda ospedaliera universitaria Careggi di Firenze, mentre in quella della chirurgia oncologica le quattro strutture con livello di qualità più alta sono l’Ospedale di Mestre, l’Azienda ospedale università di Padova, lo stabilimento Umberto I G.M. Lancisi (Ancona) e il Policlinico universitario Gemelli (Roma). La Regione che presenta invece la proporzione più alta di strutture con livello di qualità molto elevato per l’area gravidanza e parto è l’Emilia Romagna (11 strutture su 17, pari al 65%).

L’area cardiovascolare, che viene valutata attraverso sei indicatori e applicando una soglia di volume per struttura per il bypass aorto-coronarico di almeno 360 interventi negli ultimi due anni, nel caso in cui la soglia non venga raggiunta, l’indicatore è valutato di qualità molto bassa, indipendentemente dall’esito. Su un totale di 562 strutture valutate in quest’area, sono solo 55 quelle con tutti e sei gli indicatori calcolabili. E tra queste, emerge quella di Careggi, unica struttura che raggiunge un livello di qualità molto alto e altre 17 alto.

Nell’area della chirurgia oncologica, invece, il Pne ha analizzato tre indicatori ed è stato applicato un vincolo per struttura di almeno 135 interventi annui per il tumore maligno della mammella, di almeno 85 interventi per il tumore del polmone e di almeno 45 per il colon. Sono 116 le strutture che risultano con tutti e tre gli indicatori, ma le 4 con livello molto alto sono: Ospedale di Mestre, Azienda ospedale Università di Padova, Stabilimento Umberto I – G.M. Lancisi di Ancona, Policlinico Universitario Gemelli di Roma. Sono invece 28 le strutture valutate con un livello di qualità elevato.

Nel 2022 circa un terzo delle strutture è stato valutato soltanto per una o due aree cliniche. Tra le 331 strutture italiane valutate invece per almeno sei aree cliniche, evidenzia il Programma nazionale esiti (Pne) dell’Agenzia, solo l’Humanitas di Rozzano ha ottenuto una valutazione di qualità alta o molto alta per tutte le aree cliniche considerate, cioè sette su otto, tra i privati. L’azienda marchigiana ha invece ottenuto un giudizio migliore tra le strutture pubbliche, con qualità alta o molto alta in sei aree.

Nella stragrande maggioranza delle strutture ospedaliere tuttavia, sottolinea il rapporto, convivono aree di qualità alta o molto alta con aree di qualità di livello basso o molto basso.

L’Agenas aveva realizzato per il 2022 la sua classifica per gli ospedali lombardi, sempre basata su indicatori di qualità, sicurezza e appropriatezza delle prestazioni. La classifica tiene conto di diversi aspetti, dal numero di ricoveri alle complicanze post-operatorie, dalle infezioni nosocomiali ai tempi di attesa e alla soddisfazione dei pazienti. Secondo i dati dell’Agenas, gli ospedali lombardi hanno registrato un miglioramento generale rispetto al 2019, ma con alcune differenze tra le province e le tipologie di strutture. Tra gli ospedali pubblici, i migliori risultati sono stati ottenuti da quelli di Bergamo, Brescia e Milano, mentre tra quelli privati si sono distinti quelli di Monza, Varese e Como.

Cani randagi vagano in ospedale a Lamezia Terme

In un video pubblicato sui social si vedono i due animali salire le scale, sostare al primo piano ed entrare in un reparto vuoto. Il video sarebbe stato girato in un ospedale di Lamezia Terme in provincia di Catanzaro.

L’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro, nello stigmatizzare l’accaduto, comunica che i cani sono stati “immediatamente allontanati dal presidio ospedaliero grazie all’intervento della guardiania e del servizio veterinario aziendale”.

A pubblicare la notizia è il Corriere della Calabria. Tra i primi a diffondere il video sui social Mimmo Gianturco, consigliere comunale di Lamezia. “Che la sanità calabrese abbia molte lacune è un dato di fatto – scrive su Facebook -, ma ora si sta veramente superando il limite della sopportazione”. E aggiunge: “Chiaramente gli animali non c’entrano nulla. Il fatto è che risulta evidente lo stato in cui versa il sistema sanitario territoriale del comprensorio lametino. Bisogna reagire a questo totale abbandono”. Gianturco poi conferma che “gli animali sono fuori dalla struttura ospedaliera. Nessuno gli ha fatto del male”.

“Da primissimi riscontri – aggiunge il generale – sembra che i due cani siano entrati da una porta lasciata aperta dal personale che si avvicendava per i turni di notte. Una disattenzione inaccettabile, che non doveva verificarsi. Ma l’evidenza che mi è stata rappresentata con maggiore forza è il problema che nell’area verde dell’ospedale, molto vasta, risiede da anni una colonia di randagi, che il Comune di Lamezia Terme, nonostante innumerevoli segnalazioni, non ha mai inteso rimuovere, probabilmente per mancanza di luoghi nei quali collocare i cani. Durante il giro di controllo li abbiamo sentiti abbaiare nell’area retrostante i parcheggi ubicati dietro la struttura principale”.

“Il governo regionale – sostiene ancora il commissario dell’Asp catanzarese – sta facendo i salti mortali per tentare di rimettere in piedi il sistema sanitario della Calabria, e siamo consapevoli delle enormi difficoltà contro le quali dobbiamo quotidianamente scontrarci. Ma se i Comuni non ci danno una mano, anche in cose basilari come ad esempio la raccolta dei rifiuti o il controllo di colonie di cani randagi, diventa tutto davvero troppo complicato. Ho contattato immediatamente il sindaco di Lamezia Terme e rinnovato la richiesta di intervento. Oggi lo incontrerò per effettuare subito una ricognizione dei canili privati nei quali collocare i cani catturati, e ho avviato una verifica dei giri della guardiania, perché le porte di un ospedale non possono restare aperte senza alcun motivo. Il randagismo, inoltre, sta diventando anche un problema di sicurezza per i cittadini”.

Sanitari, siglato accordo con aumento di 90 euro

E’ stato rinnovato il contratto di lavoro dei circa 550mila sanitari del Servizio sanitario nazionale.

E’ stata infatti sottoscritta nella tarda serata del 15 giugno l’ipotesi di rinnovo del contratto nazionale dei lavoratori del comparto sanità, dagli infermieri ai radiologi al personale amministrativo, oltre, tra gli altri, a ostetriche e ricercatori.

Covid, morti 115mila operatori della Sanità

Sono almeno 115.000, gli operatori della sanità che sono stati spazzati via dal Covid-19 dall’inizio della pandemia.
Lo ha rivelato il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).

“Per almeno 18 mesi, gli operatori sanitari di tutto il mondo sono rimasti tra la vita e la morte”, ha detto Tedros Adhanom Ghebreyesus in apertura della riunione annuale dell’Oms.

“Molti si sono contagiati e stimiamo che almeno 115.000 operatori sanitari e assistenziali abbiano pagato il prezzo più alto al servizio degli altri”, ha aggiunto.

Appello: “Per una oncologia territoriale che risponda ai bisogni dei pazienti. 3mln e 600mila che non possono più aspettare”

Oggi in Italia ci sono oltre 3.600.000 casi prevalenti oncologici in trattamento attivo o che da poco l’hanno finito, di persone guarite o in follow up. Un mondo ampio che manifesta bisogni molto articolati che vanno da bisogni di alta specializzazione (Molecular Tumor Board) a bisogni di bassa intensità assistenziale e addirittura bisogni più sociali che sanitari, che chiedono una risposta puntuale dal territorio.

La stessa pandemia ha mostrato questa necessità che oggi è sempre più impellente: alcune cure possono essere fornite dal territorio, rappresentando un punto riferimento strategico per il paziente oncologico, come lo è attualmente l’ospedale. In questa ottica diventa centrale ridisegnare la presa in carico del paziente oncologico a partire da una più forte integrazione tra strutture ospedaliere e strutture territoriali.

A tal fine, Motore Sanità ha creato ‘ONCOnnection, serie di webinar incentrati sul mondo dell’oncologia, che hanno preso il via con L’ONCOLOGIA TERRITORIALE TRA NUOVE TECNOLOGIE E NUOVI SCENARI ASSISTENZIALI, realizzato grazie al contributo incondizionato di Pfizer, Amgen, Boston Scientific, Nestlé Health Science, Takeda, Kite a Gilead Company e Kyowa Kirin.

In Regione Toscana la delibera che avvia la sperimentazione dell’oncologia territoriale è una prima risposta.

“Partiranno 3 studi di fattibilità, che verranno fatti su tre Studi Associati di Medicina Generale (AFT) – ha spiegato Gianni Amunni, Associazione Periplo, Responsabile Rete Oncologica Toscana e Direttore Generale ISPRO, Regione Toscana –. La rete oncologica regionale assumerà un oncologo e un infermiere da collocare in ciascuna AFT e in maniera metodologicamente molto precisa si farà un vero e proprio studio di fattibilità cercando di monitorare, anche con il supporto del Mes del Sant’Anna di Pisa, cosa è giusto delocalizzare, che tipo di vantaggi produrrà tale delocalizzazione, per dare alla fine della sperimentazione, che durerà un anno, le indicazioni precise in termini di modificazioni organizzative, di gradimento da parte del paziente e di costi. Ormai c’è bisogno di individuare sul territorio anche dei punti di riferimento per il paziente oncologico. Sia come Rete oncologica della toscana sia come Periplo, con il progetto Smart Care, sentiamo la necessità di condividere queste proposte: bisogna incominciare a prevedere competenze specialistiche oncologiche territoriali che lavorano in stretta collaborazione con il MMG e l’oncologo ospedaliero; bisogna incominciare a utilizzare una serie di opportunità territoriali in termini di setting assistenziali fino ad oggi inibiti al paziente, come il tema delle articolazioni del Chronic care model, i letti di cura intermedie, che in Toscana sono stati aperti al paziente oncologico, e il tema del domicilio assistito. Se ragioniamo in questa maniera è evidente che dobbiamo incominciare a pensare di riscrivere i nostri PDTA con una opportunità di setting assistenziali maggiori rispetto a quelle attuali”.

Un’operazione di questo genere ha necessità di creare una infrastruttura telematica ad hoc.

“Vale a dire, insieme ad una cartella unica di percorso che consenta azioni reali di integrazione, di monitoraggio e di nuove forme di multidisciplinarietà, che vanno dalle attività di psiconcologia, al tema della riabilitazione oncologica, al tema del supporto nutrizionale del paziente oncologico” ha sottolineato il Professor Amunni. “Non pensiamo a costruire una oncologia territoriale e una oncologia ospedaliera, ma pensiamo a riformare l’oncologia nel suo insieme in maniera tale che si possa distendere meglio tra strutture ospedaliere e strutture territoriali. Periplo ha affrontato fortemente questo tema, l’ha fatto con una progettualità a livello nazionale con il progetto Smart Care che tende a diffondere a livello nazionale esperienze in questo senso”.

Esperienze di oncologia territoriale sono presenti da molto tempo per esempio presso l’azienda provinciale di Palermo che vede la forte collaborazione degli oncologi territoriali che si sono messi a disposizione per questa nuova sfida.

“Questa azienda ha oncologi territoriali strutturati da anni, dal 1992, e grazie a questa realtà ci potrebbe essere un grande vantaggio anche per altre Asl provinciali della nostra regione – ha spiegato Livio Blasi, Presidente CIPOMO -. Ricordo che all’ospedale Garibaldi di Catania è partito anche un progetto di territorialità oncologica. Questo dimostra che l’esigenza dell’oncologia territoriale è forte, il Covid ha accelerato processi che vanno presi in considerazione e devono essere portati avanti da nord a sud per dare equità di accoglienza ed equità terapeutica. In tutto questo l’innovazione tecnologica ci può dare un grande aiuto per realizzare il processo di integrazione tra ospedale e territorio in campo oncologico: possiamo pensare ad una unica piattaforma e che sia condivisa. Presso l’Ordine dei Medici di Palermo si sta già lavorando su questo tema e si spera di arrivare a un punto in cui si possa interagire in modo fluido attraverso la piattaforma della medicina generale. Questo dimostra la necessità di lavorare insieme per garantire una buona governance anche in questo campo, Il progetto di integrazione deve essere fatto attorno ad un tavolo, tutti insieme”.

Una oncologia territoriale può mostrare però delle complessità, secondo Saverio Cinieri, Director Medical Oncology Division & Breast Unit ASL Brindisi e Presidente Eletto AIOM.

“Vedo sul territorio follow up, diagnostica, approcci, gestione degli effetti collaterali delle terapie, non la possibilità di dare approcci terapeutici innovativi in ambiente territoriali anche per la complicanza burocratica che esiste. Ci sono molte esperienze in corso e vedremo quali saranno i risultati, al momento però vedo complicato gestire terapie complesse sul territorio ma stiamo imparando anche dagli insegnamenti che ci sta dando la pandemia. Sono convinto, infine, che alcune problematiche che interessano l’oncologia nazionale, dalla comunicazione oncologica con il paziente, all’organizzazione in senso stretto, potranno essere affrontate se uniformiamo il sistema sanitario nazionale”.  

Connessione tra salute e felicità, Finlandia al 1° posto

Un recente studio è riuscito a dimostrare che tra gli 84 paesi esaminati, quelli che non offrono assistenza sanitaria gratuita ai propri abitanti, sono anche quelli che hanno un punteggio di felicità più basso di 0,4 punti rispetto ai paesi con assistenza sanitaria gratuita.

Di ciascun paese Lenstore che ha condotto lo studio, ha anche analizzato il livello di felicità, l’aspettativa di vita, il livello di disponibilità e qualità del servizio sanitario, il livello di attività fisica che gli abitanti praticano, la prevalenza o meno di persone affette da disabilità visive ed il punteggio relativo all’’Indice mondiale della salute (World Health Index).

Ebbene, è emerso e che i 10 paesi più felici al mondo sono quelli che offrono assistenza sanitaria gratuita ai propri cittadini.

Questo fattore, insieme ad un’aspettativa di vita relativamente lunga, presenta anche una scarsa diffusione di disabilità visive ed un’alta accessibilità e qualità del servizio sanitario, rispetto ad un paese i cui cittadini sono in salute in un paese felice. 

Dalla classifica stilata è emerso che  la Finlandia è il paese più felice e sano al mondo. A causa di un servizio sanitario eccellente, reso disponibile a tutti i residenti, da un’aspettativa di vita di 76 anni, e un punteggio di felicità di 7,8 su 10.