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Verona, coppia richiesta di aiuto: “Se non troviamo casa perdiamo i nostri figli”

Una coppia di Verona con 5 figli lancia un appello attraverso il Corriere del Veneto, chiedendo aiuto per trovare una casa, altrimenti i servizi sociali gli potrebbero togliere la custodia dei figli, tutti bambini.

I genitori, Gabriele, 36 anni, e la sua compagna 43enne, si dicono disperati perché entro breve dovranno lasciare l’appartamento, di proprietà del padre di lui, in cui vivono da circa un anno, senza aver trovato finora un alloggio in cui andarea vivere con la loro famiglia, composta da 5 bambini piccolini. “Rischiamo di trovarci per strada entro 24 ore, senza un tetto sotto cui stare con i nostri cinque figli, tutti minorenni (il più piccolo ha 8 anni, i più grandi 12, ndr)”, hanno spiegato.

“Abbiamo pochissimo tempo a disposizione, cerchiamo con la massima urgenza un trilocale con due camere per i bambini, ovviamente pagando l’affitto. Ci rivolgiamo a chiunque possa darci quanto prima una mano a trovarlo, a privati, ad associazioni, a enti. Aiutateci a trovare un’altra casa”, hanno concluso i due, disperati.

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Uccise figlio e smembrò madre, pena ridotta in appello

Pena ridotta in appello per la donna accusata di avere ucciso a Genova il figlio di tre anni nel novembre del 2019 e la madre, Loredana Stuppazzoni, in pieno lockdown, di cui poi smembrò il corpo per nasconderlo e non farlo scoprire.

La Corte d’assise di appello la condanna ora a 27 anni, giudicandola seminferma di salute mentale.

In primo grado le era stato inflitto l’ergastolo ed era stata riconosciuta capace d’intendere e di volere. Poi, in fase di indagini preliminari, Stanganini Giulia venne sottoposta a due perizie medico legali: l’ultima aveva concluso che la donna era capace di intendere e do volere al momento dei due omicidi commessi e parzialmente inferma quando fece a pezzi il corpo della madre.

A inizio processo di secondo grado era stata disposta una nuova consulenza che ha stabilito poi un disturbo di personalità di tipo schizotipico oltre a un lieve deficit di salute mentale. L’avvocato difensore Chiara Mariani aveva chiesto l’assoluzione nel merito per infermità mentale.

La donna è accusata di duplice omicidio, distruzione e occultamento di cadavere, ma anche maltrattamenti e utilizzo fraudolento del bancomat della madre. Stanganini, come aveva scritto nell’ordinanza di custodia cautelare il gip Riccardo Ghio, era “inadeguata” rispetto ai compiti della maternità : il piccolo a tre anni veniva nutrito ancora, quasi completamente con omogeneizzati e talvolta veniva messo a dormire legato al passeggino. La nonna del bimbo aveva scoperto tutto anche della morte del nipotino e aveva iniziato ad accusarla di essere una assassina. Per questo, secondo gli investigatori, la donna avrebbe poi, anche ucciso la madre.

SantʼEgidio, rivela: “Quasi il 10% degli italiani in povertà”

Ieri nella Giornata internazionale del volontariato la Comunità di SantʼEgidio ha presentato a Roma la nuova edizione della guida “Dove mangiare, dormire, lavarsi”, chiamata anche la “guida Michelin dei poveri”.

Annunciando che questʼanno lo storico pranzo di Natale organizzato da SantʼEgidio giunge alla sua 40ma edizione, coinvolgendo circa 250.000 persone in 70 Paesi del mondo. Appelli fatti alla politica e ai cittadini. Per i poveri in aumento. In Italia, il 10% è povero.

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Concorso Cc, riammesso anche in appello, era stato escluso perché obeso

Tagazzo di 19 anni, originario di Palermo, è stato riammesso dopo essere ricorso in appello.

L’Arma dovrà pagargli le spese processuali. Potrà coronare il suo sogno di poter indossare la divisa dell’Arma dei Carabinieri anche se è obeso.

Il Tar del Lazio lo aveva riammesso e adesso in appello il Consiglio di Stato ha confermato la decisionedi primo grado. Il Tar, dopo aver richiesto nuove verifiche al caso, aveva accolto le tesi della difesa del 19enne siciliano. I giudici del Consiglio di Stato hanno respinto il ricorso presentato dall’arma dei carabinieri. Il giovane sarà arruolato.

foto crediti livesicilia.it

Croce Rossa lancia allarme su sangue raccolto: “Donate!”

La Croce Rossa Italiana lancia un appello a tutti, soprattutto ai più giovani, per il poco sangue che si ha disposizione.

Il tutto sarebbe dovuto anche alla pandemia da Covid.

“In estate la situazione si fa più delicata. In particolare, chiediamo uno sforzo ai giovani: l’età media dei donatori aumenta e scarseggiano i donatori tra i 18 e i 30 anni”, spiega Francesco Rocca, presidente della Croce Rossa Italiana.

Il Centro Nazionale Sangue registra un rallentamento delle donazioni e anche le regioni virtuose che coprivano i fabbisogni di altre regioni sono in affanno. “E’ una tendenza da invertire – aggiunge Rocca- perché se vogliamo aumentare la quantità di donazioni è fondamentale attrarre i giovani con campagne di sensibilizzazione mirate e far crescere la cultura della donazione anche attraverso i canali di comunicazione più utilizzati dai giovani”.

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Appello: “Per una oncologia territoriale che risponda ai bisogni dei pazienti. 3mln e 600mila che non possono più aspettare”

Oggi in Italia ci sono oltre 3.600.000 casi prevalenti oncologici in trattamento attivo o che da poco l’hanno finito, di persone guarite o in follow up. Un mondo ampio che manifesta bisogni molto articolati che vanno da bisogni di alta specializzazione (Molecular Tumor Board) a bisogni di bassa intensità assistenziale e addirittura bisogni più sociali che sanitari, che chiedono una risposta puntuale dal territorio.

La stessa pandemia ha mostrato questa necessità che oggi è sempre più impellente: alcune cure possono essere fornite dal territorio, rappresentando un punto riferimento strategico per il paziente oncologico, come lo è attualmente l’ospedale. In questa ottica diventa centrale ridisegnare la presa in carico del paziente oncologico a partire da una più forte integrazione tra strutture ospedaliere e strutture territoriali.

A tal fine, Motore Sanità ha creato ‘ONCOnnection, serie di webinar incentrati sul mondo dell’oncologia, che hanno preso il via con L’ONCOLOGIA TERRITORIALE TRA NUOVE TECNOLOGIE E NUOVI SCENARI ASSISTENZIALI, realizzato grazie al contributo incondizionato di Pfizer, Amgen, Boston Scientific, Nestlé Health Science, Takeda, Kite a Gilead Company e Kyowa Kirin.

In Regione Toscana la delibera che avvia la sperimentazione dell’oncologia territoriale è una prima risposta.

“Partiranno 3 studi di fattibilità, che verranno fatti su tre Studi Associati di Medicina Generale (AFT) – ha spiegato Gianni Amunni, Associazione Periplo, Responsabile Rete Oncologica Toscana e Direttore Generale ISPRO, Regione Toscana –. La rete oncologica regionale assumerà un oncologo e un infermiere da collocare in ciascuna AFT e in maniera metodologicamente molto precisa si farà un vero e proprio studio di fattibilità cercando di monitorare, anche con il supporto del Mes del Sant’Anna di Pisa, cosa è giusto delocalizzare, che tipo di vantaggi produrrà tale delocalizzazione, per dare alla fine della sperimentazione, che durerà un anno, le indicazioni precise in termini di modificazioni organizzative, di gradimento da parte del paziente e di costi. Ormai c’è bisogno di individuare sul territorio anche dei punti di riferimento per il paziente oncologico. Sia come Rete oncologica della toscana sia come Periplo, con il progetto Smart Care, sentiamo la necessità di condividere queste proposte: bisogna incominciare a prevedere competenze specialistiche oncologiche territoriali che lavorano in stretta collaborazione con il MMG e l’oncologo ospedaliero; bisogna incominciare a utilizzare una serie di opportunità territoriali in termini di setting assistenziali fino ad oggi inibiti al paziente, come il tema delle articolazioni del Chronic care model, i letti di cura intermedie, che in Toscana sono stati aperti al paziente oncologico, e il tema del domicilio assistito. Se ragioniamo in questa maniera è evidente che dobbiamo incominciare a pensare di riscrivere i nostri PDTA con una opportunità di setting assistenziali maggiori rispetto a quelle attuali”.

Un’operazione di questo genere ha necessità di creare una infrastruttura telematica ad hoc.

“Vale a dire, insieme ad una cartella unica di percorso che consenta azioni reali di integrazione, di monitoraggio e di nuove forme di multidisciplinarietà, che vanno dalle attività di psiconcologia, al tema della riabilitazione oncologica, al tema del supporto nutrizionale del paziente oncologico” ha sottolineato il Professor Amunni. “Non pensiamo a costruire una oncologia territoriale e una oncologia ospedaliera, ma pensiamo a riformare l’oncologia nel suo insieme in maniera tale che si possa distendere meglio tra strutture ospedaliere e strutture territoriali. Periplo ha affrontato fortemente questo tema, l’ha fatto con una progettualità a livello nazionale con il progetto Smart Care che tende a diffondere a livello nazionale esperienze in questo senso”.

Esperienze di oncologia territoriale sono presenti da molto tempo per esempio presso l’azienda provinciale di Palermo che vede la forte collaborazione degli oncologi territoriali che si sono messi a disposizione per questa nuova sfida.

“Questa azienda ha oncologi territoriali strutturati da anni, dal 1992, e grazie a questa realtà ci potrebbe essere un grande vantaggio anche per altre Asl provinciali della nostra regione – ha spiegato Livio Blasi, Presidente CIPOMO -. Ricordo che all’ospedale Garibaldi di Catania è partito anche un progetto di territorialità oncologica. Questo dimostra che l’esigenza dell’oncologia territoriale è forte, il Covid ha accelerato processi che vanno presi in considerazione e devono essere portati avanti da nord a sud per dare equità di accoglienza ed equità terapeutica. In tutto questo l’innovazione tecnologica ci può dare un grande aiuto per realizzare il processo di integrazione tra ospedale e territorio in campo oncologico: possiamo pensare ad una unica piattaforma e che sia condivisa. Presso l’Ordine dei Medici di Palermo si sta già lavorando su questo tema e si spera di arrivare a un punto in cui si possa interagire in modo fluido attraverso la piattaforma della medicina generale. Questo dimostra la necessità di lavorare insieme per garantire una buona governance anche in questo campo, Il progetto di integrazione deve essere fatto attorno ad un tavolo, tutti insieme”.

Una oncologia territoriale può mostrare però delle complessità, secondo Saverio Cinieri, Director Medical Oncology Division & Breast Unit ASL Brindisi e Presidente Eletto AIOM.

“Vedo sul territorio follow up, diagnostica, approcci, gestione degli effetti collaterali delle terapie, non la possibilità di dare approcci terapeutici innovativi in ambiente territoriali anche per la complicanza burocratica che esiste. Ci sono molte esperienze in corso e vedremo quali saranno i risultati, al momento però vedo complicato gestire terapie complesse sul territorio ma stiamo imparando anche dagli insegnamenti che ci sta dando la pandemia. Sono convinto, infine, che alcune problematiche che interessano l’oncologia nazionale, dalla comunicazione oncologica con il paziente, all’organizzazione in senso stretto, potranno essere affrontate se uniformiamo il sistema sanitario nazionale”.