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Capodanno, 10 milioni gli italiani che si sono messi in viaggio

Sarebbero circa 10,6 milioni gli italiani in viaggio per il Capodanno, un milione in più rispetto allo scorso passato. La spesa complessiva prevista supera i 3,6 miliardi. E’ quanto emerge dal Focus dell’Osservatorio Turismo Confcommercio con Swg. Ben 4 italiani su 10 scelgono la montagna e in aumento anche i viaggi all’estero.

Gli italiani spenderanno intorno a 340 euro a testa. Sulle spese per festeggiare l’anno nuovo peseranno certamente anche gli aumenti legati al cenone di quest’anno, secondo stime di Coldiretti, che verrà a costare poco meno di 100 euro a famiglia.

Per un cittadino su 4 il luogo in cui vive non è sicuro

Secondo un’indagine condotta da Eurispes, in collaborazione con il dipartimento della pubblica sicurezza e la direzione centrale della polizia criminale, emergerebbe che un cittadino su quattro (26,6%) ritiene di non essere al sicuro nel luogo in cui abita: questo accade con più frequenza al Sud (30,5%) e nelle Isole (38,4%). Fra i crimini che più preoccupano gli italiani sul piano della sicurezza, sono il furto in abitazione (26,6%), l’aggressione fisica (17,7%) e la paura di subire uno scippo (11,1%).

Il furto di dati personali su internet preoccupa il 9,9% dei cittadini, mentre raggiungono percentuali intorno al 7% la truffa, il furto sull’auto in sosta e la rapina.

Il 4,8% ha paura di subire una violenza sessuale e il 2,9% di subire altri reati.

E per questo un italiano su quattro (27,1%) affermerebbe che acquisterebbe un’arma per l’autodifesa personale, il 72,9%, al contrario, invece no.

Lavoro, un italiano su 2 meno di 1.100 euro al mese

Il presidente di Federcontribuenti, Marco Paccagnella, sottolinea che il tasso di occupazione in Italia è pari al 58%, mentre nel resto dell’Unione Europea è del 70%. Oltre la metà “percepisce però uno stipendio inferiore a 1.100 euro e lavora senza turni, giorni di riposo e orari adeguati”.

Secondo Federcontribuenti, inoltre, “a fornire il 95% della forza lavoro in Italia sono le aziende con meno di 10 dipendenti, proprio quelle che rientrano nella categoria dei clienti fissi di Agenzia delle entrate e della riscossione e delle banche”.

L’associazione punta inoltre il dito contro “l’occhio ciclopico del Fisco”, che “si accanisce con bombardamenti fiscali e costi sul lavoro che incidono, fino a piegare, gli stipendi stessi. Di questo passo nel 2030 avremo un milione in più di cittadini bisognosi di sussidi e l’Inps denuncia da tempo i conti in rosso”.

Oltre che “al dramma delle partite Iva italiane”. Secondo Federcontribuenti, infatti, solo l’1% dichiara di guadagnare più di 100mila euro, mentre il resto dichiara il 95% del fatturato, ovvero circa 30mila euro l’anno lordi”. Un forfettario guadagna 30mila euro l’anno paga di tasse circa 9mila euro, “dopodiché dovrà detrarre stipendi, spese per energia, fornitori affitti e prestiti con finanziarie. Come può dunque un imprenditore garantire uno stipendio adeguato, se è costretto a vivere con solo il 30% di ciò che guadagna?”.

E sottolinea “Fin quando lo Stato preleverà il 70% del fatturato, gli stipendi saranno sempre pari a 2 euro l’ora e il numero di poveri è destinato a crescere”, afferma ancora Paccagnella. Una situazione che “ci costringerà a pagare sussidi su sussidi che impediscono investimenti volti allo sviluppo economico del Paese. Meno tasse sul lavoro significano stipendi più alti per tutti, meno sussidi e crescita economica per tutti”. Un part time “guadagna scarsi 700 euro al mese e il 55% dei contratti lavorativi odierni sono part time”. Le fasce d’età maggiormente colpite sono comprese tra i 30 e i 50 anni.

ft crediti quotidianodelsud.it

Inflazione e conti correnti degli italiani svuotati nel 2022

Inflazione e il carovita invertono la tendenza del risparmio in italia, e portano allʼerosione dei conti correnti. Eʼ quanto emerge da una ricerca condotta dalla Federazione autonoma bancari italiani (Fabi). Dopo quattro anni di costanti aumenti, nel 2022 il saldo totale dei conti correnti delle famiglie è diminuito di quasi 20 miliardi di euro.

Da agosto a novembre si è registrato, un calo di 18 miliardi da 1.177 miliardi a 1.159 miliardi, con una riduzione dell’1,5%. La fotografia, scattata dal sindacato bancario Fabi, spiega che già a giugno, rispetto a maggio, c’era stata una prima diminuzione di dieci miliardi. La vistosa inversione di tendenza sulla capacità di accumulo dei correntisti arriva dopo un lungo periodo di incremento dei saldi dei depositi bancari: a fine 2017 l’ammontare complessivo era a quota 967 miliardi, a fine 2018 a quota 990 miliardi (+23 miliardi), a fine 2019 a 1.044 miliardi (+54 miliardi), a fine 2020 a 1.110 miliardi (+66 miliardi) e a fine 2021 a 1.144 miliardi (+34 miliardi). I dati che vanno ad evidenziare quasi cinque anni di risparmi (da dicembre 2017), ma con un preoccupante cambio di rotta alla fine del 2022: quando, i conti degli italiani sono sempre cresciuti e hanno superato quota 1.000 miliardi, con una tendenza all’accumulo che ha oltrepassato i 212 miliardi di euro (somma del risparmio accumulato dal 2017 al maggio 2022). Poi, la variazione annuale è stata sempre positiva e con un bilancio totale di 1.044 miliardi a fine 2019, a 1.110 miliardi a fine 2020, a 1.144 miliardi a fine 2021 e a 1.179 miliardi a maggio 2022.

Il 18% degli italiani ha chiesto un prestito per fare i regali

Secondo l’università popolare di Milano più di dieci milioni di italiani, pari al 18% del totale, hanno chiesto prestiti dai mille ai tremila euro al fine di fare regali a persone care o completare i propri acquisti natalizi tra addobbi e cibi per i vari pranzi e cene delle festività.

Ne ha parlato “Mattino Cinque News” in un servizio ad hoc, sottolineando che, in base ai dati raccolti da Coldiretti, gli italiani hanno speso più di sette miliardi di euro: 106 a famiglia e 177 a persona.

Ma a causa dei rincari, anche energetici, perdita del posto di lavoro, aumento dei prezzi (a novembre, secondo l’Istat, l’incremento rispetto al mese precedente del 2,6%, nel solo settore industriale) ha avuto difficoltà ad acquistare anche sotto Natale.

Giornata del dono, UNHCR: per gli italiani la mamma “simbolo di amore” ma anche operatori umanitari (Doxa)

Italiani un po’ meno romantici e sempre molto attaccati alla figura materna: è il quadro che emerge dalla ricerca svolta da DOXA per UNHCR, che indaga se e come la crisi globale degli ultimi anni abbia modificato la percezione dell’amore. Ne emerge un quadro fatto di affetti familiari ma anche di solidarietà e cura del prossimo, inclusa la scelta di dedicare un lascito solidale a chi ha bisogno: l’83% degli intervistati associa il lascito all’amore, 12 punti percentuali in più rispetto al 2018.

Quali immagini ci vengono in mente quando pensiamo all’amore? Per quasi 8 italiani su 10 (il 78% degli intervistati), al primo posto in questa speciale classifica dei simboli dell’amore c’è la mamma. È quanto emerge da sondaggio “Gesti d’Amore”, condotto da DOXA per UNHCR. Dopo la prima edizione svolta nel 2018, la ricerca quest’annosi è incentrata sull’obiettivo finale di riuscire a comprendere se e come è cambiata la percezione di questo sentimento in un contesto come quello di oggi, caratterizzato da nuovi conflitti, pandemia e crisi economica globale. Confrontando i risultati ottenuti del 2022 con quelli di 4 anni fa, è emerso ancora una volta, il primato della mamma, inteso come emblema dell’amore, mentre sale dal terzo al secondo posto “un figlio che si prende cura dei genitori anziani”. Scende in terza posizione, invece, l’amore romantico (nel 2018 si trovava al secondo): “una coppia di innamorati che si baciano” rappresenta l’amore solo per il 57% del campione interpellato. Al quarto e quinto posto in classifica troviamo invece “un operatore umanitario che aiuta le persone vittime dei conflitti” e “un medico che cura i malati”, mentre il 25% degli intervistati associa l’amore a “una persona che dona o fa un lascito per chi si trova in condizioni di difficoltà”.

“È interessante osservare come negli ultimi anni, probabilmente a causa della pandemia, la visione dell’amore sia leggermente cambiata tra gli italiani. Sembra infatti che la cura degli altri e l’aiuto dei più vulnerabili siano considerati più importanti della componente romantica e passionale” commenta Paolo Colombo, Research Manager di DOXA.

A riprova di questo rinnovato senso di altruismo e generosità, la percentuale di coloro i quali ritengono che fare un lascito solidale a una organizzazione solidale sia un gesto d’amore cresce in maniera evidente: nel 2018 il lascito veniva infatti associato all’amore dal 71% degli intervistati, mentre oggi è così per l’83% del campione, ovvero 8 italiani su 10.

“Da qualche anno abbiamo lanciato la campagna Per Amore dedicata ai lasciti solidali, una modalità di donazione che in Italia si va affermando sempre di più soprattutto tra quelle persone, tante per fortuna, che non vogliono interrompere il loro impegno sociale e desiderano continuare a essere generosi – commenta Laura Iucci, Direttrice della Raccolta Fondi di UNHCR Italia. È significativo che l’83% tra gli intervistati consideri un atto d’amore quello di fare un lascito, con una crescita di 12 punti percentuali rispetto al 2018. Questo fa ben sperare per il futuro: stiamo vivendo una fase nella quale conflitti e persecuzioni hanno costretto oltre 100 milioni di persone a lasciare le proprie case, una cifra mai vista prima. Per far fronte a questa tragedia umana serve la generosità di tutti”.

Osservando da vicino come gli intervistati considerano i lasciti solidali, tra le opinioni più diffuse troviamo: “un modo concreto e semplice per aiutare le persone più in difficoltà”, seguita da “un atto che può fare la differenza nella vita delle persone più vulnerabili”, “un gesto di solidarietà e di fiducia nella possibilità di costruire un futuro migliore e “la possibilità di dare continuità al mio impegno sociale e far vivere per sempre i valori che mi hanno guidato nella vita”.

foto crediti sarapagani

Ucraina: in corso colloquio Biden-Putin. Farnesina “Italiani lascino il Paese”

L’unità di crisi del ministero degli Esteri ha invitato tutti gli italiani a lasciare l’Ucraina a causa della possibile invasione da parte della Russia. “In considerazione dell’attuale situazione, in via precauzionale, si invitano i connazionali a lasciare temporaneamente il paese con i mezzi commerciali disponibili”, si legge nell’aggiornamento pubblicato sul sito del ministero ViaggiareSicuri.it. “Considerata, inoltre, la situazione di incertezza ai confini, si raccomanda di posticipare tutti i viaggi non essenziali verso l’Ucraina. Si ricorda che i viaggi a qualsiasi titolo nelle regioni di Donetsk e Luhansk ed in Crimea sono sconsigliati”.

Venti di guerra dunque sull’Ucraina nel giorno in cui Stati Uniti e Russia intensificano le accuse reciproche di escalation e molti Paesi europei, tra cui anche l’Italia, segue gli Usa invitando i propri connazionali a lasciare l’Ucraina (gli italiani presenti nel Paese sono circa 2.000). “Lavoriamo tutti al fine di evitare un’escalation circa la crisi ucraina”, ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, aggiungendo che “ovviamente lavoriamo a mantenere aperto un canale di dialogo con Mosca.

Lavoriamo tutti per una soluzione diplomatica e ci auguriamo che il prima possibile possano arrivare segnali tangibili in tal senso”.

E’ in corso intanto il colloquio telefonico fra Biden e Putin.

Un sottomarino classe Virginia della Marina Usa è stato intercettato nelle acque territoriali russe. Lo riporta la Tass che cita il ministero della Difesa di Mosca.

La Russia ha ammassato da settimane le sue truppe lunghi i confini ucraini. Oltre 100mila soldati, e giovedì scorso, anche tra Bielorussia e Ucraina, sono iniziati i 10 giorni di esercitazioni congiunte di soldati russi e bielorussi.

L’escalation secondo l’America di Biden dovrebbe avvenire nelle prossime 48ore.

Un’invasione russa potrebbe iniziare a breve, in quanto hanno chiesto ai cittadini statunitensi di andarsene entro 48 ore.

ph crediti vice.com