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Voto definitivo alla Camera, stretta contro gli ambientalisti che lanciano vernice sui monumenti o zuppe contro i quadri

E’ arrivato il via libera ieri, da parte della Camera, alla stretta voluta dal governo di Giorgia Meloni, e in particolar modo dalla Lega di Matteo Salvini, contro gli attivisti climatici, che protestano lanciando zuppe o vernice contro i monumenti e opere d’arte.

Per gli ambientalisti che protestano contro l’immobilità della politica di fronte a una crisi climatica devastante – e lo fanno imbrattando beni culturali o paesaggistici – le sanzioni si fanno oggi più dure.

“Chi deturpa o imbratta un monumento – infatti – paga di tasca propria, questo principio è legge dello Stato. È bene che non paghino più gli italiani, ma chi si rende responsabile degli atti di danneggiamento. Si sancisce un principio di civiltà”, ha asserito il ministro Sangiuliano, a margine dell’approvazione.

Ma cosa cambia?

Vediamolo nel dettaglio.

Con la nuova legge, chi distrugge, disperde o deteriora beni culturali o paesaggistici rischia una multa che va dai 20mila ai 60mila euro. Per chi invece imbratta i monumenti (o ne fa un “uso incompatibile con il loro carattere storico o artistico”) la sanzione amministrativa arriva ai 10mila – 40mila euro. I proventi delle sanzioni saranno poi versati al ministero della Cultura per ripristinare ciò che è stato eventualmente danneggiato.

Infine la legge interviene anche su due articoli del codice penale. Si stabilisce infatti che chi distrugge, disperde, deteriora o rende, in tutto o in parte, inservibili beni mobili o immobili durante manifestazioni pubbliche, rischia da 1 a 5 anni di galera. Invece, se l’atto avrà luogo in musei, pinacoteche o gallerie la reclusione potrà essere anche di 1 – 6 mesi.

Incendi, approvata proposta di legge contro i piromani: 6 anni di carcere

Nell’ultimo decreto Omnibus Giustizia, approvato ieri sera dal Governo di Giorgia Meloni, arrivano anche pene più severe contro i piromani. Dopo l’allarme roghi e gli incendi che hanno devastato Sicilia, Calabria, e Sardegna, arrivano anche le modifiche all’articolo 423-bis, che disciplina il reato di incendio boschivo.

L’inasprimento è stato concordato dal ministro per la Protezione civile e le Politiche del Mare, Nello Musumeci, e quello della Giustizia Carlo Nordio. Aumenta, così, la pena minima per chi causa un incendio: da quattro si passa a sei anni di reclusione minimi.

Se poi l’incendio è di natura colposa, il minimo di pena si alza da uno a due anni. Il testo prevede anche un aumento di pena «da un terzo alla metà» se l’incendio «è commesso al fine di trarne profitto per sé o per altri».

Molto soddisfatto di tale risultato raggiunto il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, vice premier, Matteo Salvini.
In quanto ha spiegato ieri sera in conferenza stampa, si tratta di una proposta di legge, duramente voluta dalla Lega.

“Gli incendi dolosi stanno distruggendo l’Italia e, in particolare, la Calabria. Un susseguirsi di fiamme che, spesso, sono causati da criminali per interessi diretti e personali. Una devastazione che ha distrutto foreste centenarie, aziende, fabbricati, generando la morte di esseri umani e tanti animali che non sono riusciti a scappare dal fuoco. Finalmente qualcosa di concreto! Il Consiglio dei ministri ha approvato la proposta della Lega per aumentare le pene per i piromani: queste partiranno da un minimo di sei anni, con le aggravanti per chi agisce con fini di lucro o con doveri di sorveglianza”. “Perché – ha aggiunto ancora il ministro Salvini – chi mette a fuoco i boschi e le foreste è un criminale, e va trattato come tale!”.

“Il Governo ha fatto la sua parte.

Ora tocca ai cittadini, alle Forze dell’Ordine ed alla Magistratura assumere tutte quelle iniziative per prevenire e, comunque, sanzionare coloro i quali si rendono attori di un crimine così devastante. Bisogna partire subito per creare sistemi di controllo ferrei, anche utilizzando le nuove tecnologie, oltre che, principalmente, responsabilizzare i soggetti che vivono la terra e da questa ricavano il sostentamento. È necessario, pertanto, un’azione forte di pulizia delle foreste e dei campi, il controllo ferreo e, infine, far comprendere di quanto sia importante mantenere il verde essendo una risorsa fondamentale, che non può essere distrutta per infimi interessi diversi da quelli generali”.

foto crediti paese24

Fabrizio Corona ottiene l’affidamento in comunità

Fabrizio Corona, in detenzione domiciliare per scontare pena residua, ha ottenuto la misura alternativa dell’affidamento terapeutico in una “struttura comunitaria” a Limbiate, in provincia di Monza e Brianza.

Lo ha deciso il Tribunale di Sorveglianza di Milano accogliendo così l’istanza presentata dai legali dell’ex ‘re dei paparazzi’, gli avvocati Ivano Chiesa e Antonella Calcaterra.

I giudici hanno evidenziato i “miglioramenti” fatti dall’ex agente di fotografia, mettono in luce nel provvedimento che “il percorso terapeutico”, “appare idoneo ai bisogni di cura” per promuovere la sua “riabilitazione” e il “superamento delle importanti fragilità personali”, visto che soffre anche di una “patologia psichiatrica”.

L’ex ‘fotografo dei vip’ ha portato avanti, scrivono i giudici, “un lavoro introspettivo” anche sulla sua “dipendenza patologica dai guadagni”.

ph crediti mi-tomorrow.it

Laerru, avvelenava i cani: giudice lo condanna a un anno

Giovanni Moro, allevatore di Laerru di 65 anni è finito davanti al giudice per aver ucciso e maltrattato animali, sopprimendo anche alcune specie selvatiche protette. Ieri mattina per lui è arrivata la sentenza di condanna, per aver ucciso una quindicina di bestiole.

Il giudice Anna Giuseppina Pintore del tribunale di Sassari lo ha condannato a un anno di reclusione, con la sospensione condizionale della pena e al risarcimento di duemila euro al proprietario di uno dei cani uccisi e di altre mille euro ciascuno ad altri due compaesani che si erano costituiti parte civile nel processo, anche loro per aver subìto l’avvelenamento del cane.

Per crimini commessi è anche poca la condanna.