Category Archives: Arte

Roma, il murale degli studenti del Liceo Ripetta per i poveri della Caritas

Nella mensa della Caritas di Santa Giacinta, del quartiere San Giovanni a Roma,  ora appare una piccola opera d’arte che cattura l’attenzione dei visitatori non solo per la sua bellezza ma anche per il significato profondo che essa trasmette.

Infatti, è stato completato, proprio in questi giorni, dagli studenti della IV F del Liceo di via di Ripetta, di Roma il murale intitolato “Coesistenze” e rappresenta un armonioso esempio di come l’arte possa fungere da ponte tra diverse realtà sociali e culturali.

Il lavoro degli studenti nasce nell’ambito del progetto scolastico Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (Ptco), in collaborazione con la Caritas, con l’obiettivo di valorizzare gli spazi comuni con un intervento artistico. Il murale copre ampie pareti della mensa, trasformando uno spazio ordinario in una sorta di galleria d’arte accessibile a tutti. Le immagini mostrano una composizione artistica che va oltre la semplice decorazione murale, offrendo agli osservatori un’esperienza immersiva nel mondo della natura e della convivenza armonica tra la specie.

Caravaggio, un dipinto ritrovato in mostra al Museo del Prado a fine mese

Il Museo del Prado ha confermato che un dipinto che doveva essere messo all’asta a Madrid nel 2021 è in realtà un’opera di Caravaggio che si pensava fosse andata perduta. Il dipinto sarà presentato al pubblico per la prima volta in assoluto al museo alla fine di questo mese.

Il Prado ha dichiarato che l’opera, intitolata ‘Ecce Homo’, sarà esposta dal 27 maggio a ottobre prossimi in una mostra speciale unica, in seguito a un accordo stilato con il nuovo proprietario, che non è stato ancora identificato.

“Dalla sua ricomparsa all’asta tre anni fa, l’Ecce Homo ha rappresentato una delle più grandi scoperte nella storia dell’arte”, ha riferito il museo. “Dipinto dal grande artista italiano intorno al 1605-09 e che si ritiene facesse parte della collezione privata di Filippo IV di Spagna, il dipinto è una delle circa 60 opere di Caravaggio esistenti e quindi una delle opere d’arte antica più preziose al mondo”, ha aggiunto il Prado.

 

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Vimercate, Polizia di Stato di Monza e della Brianza e il questore partecipano alla presentazione “Albero dei Tutti” – opera dedicata alle vittime di mafia

La Polizia di Stato ed il Questore di Monza e della Brianza, Salvatore BARILARO, sabato 13 aprile, a Vimercate, si è recato presso il Cortile d’onore di Villa Sottocasa, partecipando all’inaugurazione dell’opera “l’Albero dei Tutti” di Gregor Prugger.
Il Comune di Vimercate e la Fondazione Falcone, organizzatori dell’evento, hanno invitato la cittadinanza, le associazioni di volontariato, culturali e d’arma e le istituzioni tutte a partecipare all’evento.
All’iniziativa sono intervenuti anche il Prefetto di Monza e Brianza, Patrizia Palmisani, il Presidente del Consiglio Comunale di Vimercate, Davide Nicolussi, L’Assessore con delega alla legalità, Riccardo Corti, il Curatore Generale della Fondazione Falcone Alessandro de Lisi.
L’Albero dei Tutti è un’opera d’arte contemporanea rappresentativa del gruppo d’inchiesta, della qualità del lavoro umano di gruppo, il pool antimafia, insieme variegato per esperienze e formazione dei singoli componenti, nato dalle idee rivoluzionarie dei magistrati Costa e Chinnici e continuato con gli investigatori straordinari, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Infatti, per gli equilibri dei clan mafiosi ciò che risultò letale fu lo scambio continuo, tra i magistrati del gruppo d’inchiesta, di dati, elementi, fatti e circostanze di potenziali ed effettivi criminali.
L’opera estrinseca la metafora di come un albero vive di tutti i suoi rami innalzandosi alla luce e cresce nello sforzo delle radici, così fecero quegli uomini coraggiosi.
L’opera vuole esaltare il valore della sovversione delle abitudini consolidate: l’introduzione e l’affermazione del lavoro di gruppo, dove era prevalente ed esclusivo il lavoro individuale e solitario del magistrato.
Un gruppo ristretto di persone saldamente legate tra loro da vincoli morali di amicizia, lealtà, coraggio, affini seppur diverse per formazione umana ed esperienze, può modificare il corso degli eventi.
All’idea metaforica di cui è rappresentativo l’albero si affianca la raffigurazione di tutte le vittime di mafia: l’innumerevole dispiegamento di rami esprime la volontà di rappresentare tutti i caduti di mafia, i famosi ed i dimenticati, sono oltre mille i morti ammazzati dalla mafia, di questi 122 bambini.
Tutto ciò è stato realizzato nel corpo vivo di una grande pianta di Pilat, un albero da abbattere per fare legna. Anche se un albero non sarebbe bastato, infatti l’opera attuale, inaugurata nel trentesimo anniversario della strage di Capaci, è un inizio. In essa trovano vita, alla fine di ogni ramo, i ritratti scultorei dei caduti nell’atto di camminare, di andare ancora, taluni caratterizzati dalla fisionomia realistica, altri accennati per caratteristiche sociali, altri del tutto immaginati.
Si tratta di un unico oggetto assoluto e simbolico, nato da una pianta recisa, che comprende sia i caduti che hanno scelto di combattere, ma anche quei bambini assassinati e morti innocenti, più innocenti degli altri.
Un’opera colossale che ha richiesto l’impegno di molti, tra cui la Polizia di Stato di Monza e della Brianza ed i Vigili del Fuoco del Comado Provinciale di Monza, per il trasporto nel luogo dove potrà essere ammirato fino a fine maggio, e precisamente nel Cortile d’Onore di Villa Sottocasa, a Vimercate.
L’Albero dei Tutti è la più grande scultura sulla memoria della lotta alle mafie al mondo, lungo 13 metri, largo 6 metri ed alto 6 metri, del peso di 400 kg. Tratto e ritratto da un albero vero, tagliato dal bosco per rinascere, seppur reciso, ogni volta che verrà esposto. Lo stesso legno delle pale d’altare e delle statue del presepe di San Francesco.
L’opera oggi nella provincia di Monza e della Brianza, nel comune di Vimercate, il primo in Lombardia, ha viaggiato in diverse città d’Italia: Palermo, Roma, Trieste, Firenze, Forlì, Taranto.
L’intento della Fondazione Falcone è che il suo viaggio non abbia fine, come non deve avere fine la memoria per l’impegno delle vittime di mafia.

Milano, morto Italo Rota, l’architetto del Museo del Novecento

E’ morto nella città di Milano il progettista e designer Italo Rota, architetto del museo del Novecento.

Aveva 71 anni. A darne la notizia è stato il presidente di Triennale Milano Stefano Boeri, spiegando che “faremo sicuramente la camera ardente in Triennale, che è la sua casa”. Spicca nella sua produzione anche la promenade del Foro Italico a Palermo (Medaglia d’Oro all’Architettura Italiana per gli Spazi Pubblici 2006).

Nato nel capoluogo lombardo nel 1953 Italo Rota si è laureato nel 1982 al Politecnico di Milano, formandosi prima presso lo studio di Franco Albini e in seguito in quello di Vittorio Gregotti. Alla fine degli anni Ottanta si trasferisce a Parigi, dove firma la ristrutturazione del Museo d’Arte Moderna al Centre Pompidou con Gae Aulenti, le nuove sale della scuola francese alla Cour Carré del Louvre, l’illuminazione della cattedrale Notre Dame e lungo Senna e la ristrutturazione del centro di Nantes. Torna in Italia a metà degli Anni Novanta e con il suo studio milanese si occpua di masterplan al product design, e di progetti che si caratterizzano per la scelta di materiali innovativi, tecnologie all’avanguardia e approfondita ricerca sulla luce.

Spiccano nella sua produzione la promenade del Foro Italico a Palermo (Medaglia d’Oro all’Architettura Italiana per gli Spazi Pubblici 2006) e il Museo del Novecento nel Palazzo dell’Arengario in Piazza Duomo a Milano (2010). Oltre alla Francia, sono numerose le opere realizzate in ambito internazionale, come la Casa Italiana alla Columbia University, New York (1997); il Tempio Indù a Mumbay (2009); il Chameleon Club al Byblos Hotel, Dubai (2011).

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Pompei, aperta la nuova area che espone 4 calchi di vittime della terribile eruzione del 79 d.c

A Pompei, una nuova area è ora fruibile ai visitatori, dopo gli interventi di manutenzione e valorizzazione, che espone 4 calchi delle vittime della terribile eruzione del Vesuvio del 79 d.c. Solo una giace nella posizione originale del rinvenimento. Si tratterebbe di un uomo adulto, alto circa 1 metro e 80 in posizione prona con le gambe divaricate, coperto sulla parte posteriore da una tunica. Il calco fu lasciato nella sua posizione originaria direttamente sul lapillo. Altre due vittime furono trovate poco lontano, tra porta Nocera e la torre II della fortificazione: un adolescente steso sul fianco sinistro, le gambe piegate in avanti con tracce di tunica sulla schiena e sull’addome e delle suole dei sandali; e un adulto riverso sul fianco destro con braccia e gambe piegate, tracce della tunica e della suola del sandalo sinistro.

L’ultimo calco di questo gruppo era un ragazzo di età compresa tra i 7 e i 19 anni, inizialmente ritenuto un uomo anziano, adagiato sul fianco destro, che conserva l’impronta di un tessuto sottile sul mento, mentre ai piedi indossava sandali con lacci. Le tracce nel calco di un bastone, di una ciotola di legno e di una bisaccia, hanno fatto pensare ai ricercatori che si trattasse di un mendicante.

I calchi delle vittime ci fanno vedere l’agonia di persone morte durante l’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., qualche decennio dopo i fatti che commemoriamo in questi giorni della Pasqua – spiega il direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel -.

Sono un invito a ricordarci che al di là delle uova di cioccolato, c’è una storia di uomini e donne che ci è stata tramandata, e che Pompei ci può aiutare a comprendere quel mondo in cui molti elementi della nostra cultura affondano le loro radici, non ultimo il cristianesimo”

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Blitz di Ultima generazione agli Uffizi di Firenze, attivisti vengono bloccati dai Carabinieri

Un gruppo di Ultima Generazione ha effettuato un blitz alla Galleria degli Uffizi di Firenze, di fronte alla Primavera di Botticelli. Cinque di questi hanno hanno attaccato volantini sul vetro che protegge l’opera e sulle pareti della sala mentre un altro gruppetto, sempre composto da quattro o cinque persone, sarebbe stato fermato prima.

Sul posto sono giunti nel pomeriggio di ieri i carabinieri della stazione uffizi di Firenze. A metà febbraio, l’ultimo assalto agli Uffizi era stata effettuato, prendendo di mira la teca della Venere di Botticelli.

ph credit tgcom24

Roma, Museo Trastevere dedica una mostra a Rino Gaetano

Parte da Roma il viaggio nel mondo di Rino Gaetano con la prima mostra dedicata al grande cantautore, grazie al Ministero dei Beni Culturali, che ha segnato un’epoca della musica italiana.

La mostra, curata da Alessandro Nicosia e Alessandro Gaetano al Museo di Roma di Trastevere restarà aperta al pubblico fino al prossimo 28/04/2024.

L’iconico poeta dallo stile unico e tagliente, con la sua voce ruvida e con i suoi testi apparentemente leggeri e disimpegnati ma pieni di contenuti, ha saputo graffiare società e politica senza mai nascondersi dietro etichette e maschere, riuscendo, attraverso pensieri anticonformisti e parole semplici, a portare alla luce gli anni bui della nostra nazione.

Di origini calabresi, ma romano d’adozione, Rino Gaetano viene celebrato in questa mostra nel quartiere che amò e frequentò fin dai tempi del Folkstudio e del teatro con l’ETI Ente Teatrale Italiano, dove ha imparato a evidenziare il messaggio con tutti gli strumenti della recitazione.

Una mostra nata dalla ricerca di materiali, molti dei quali esposti per la prima volta in assoluto, che documentano l’intero cammino artistico di Rino Gaetano, arricchita da ‘tante rarità’ di assoluto valore, concesse per l’occasione dalla sorella Anna: documenti, foto, cimeli artistici, la raccolta dei dischi, video, strumenti musicali, oggetti, abiti di scena come l’accappatoio indossato durante il Festivalbar all’Arena di Verona e la giacca in pelle utilizzata a Sanremo, manifesti e collezione di cappelli.

Le sue canzoni, innovative e dal forte impegno civile, dopo la prematura scomparsa, sono state riscoperte e diventate veri e propri inni tra le nuove generazioni, usate in teatro, come colonne sonore di film, trasformate in fiction, compilation, street art e festival. La denuncia sociale celata dietro l’ironia delle sue beffarde filastrocche resta ancora attualissima, come la costante lotta contro i tabù, le mistificazioni, le ipocrisie e i conformismi.

Nei suoi testi, fatti di sberleffi e di battute caustiche additava l’eterna crisi dell’Italia, quella delle auto blu e degli evasori legalizzati di Nuntereggae più con versi come “vedo tanta gente che nun c’ha l’acqua corrente, e non c’ha niente, ma chi me sente”. O ancora l’esaltazione della forza femminile di Gianna che “difendeva il suo salario dall’inflazione”, sino alla sua celebre Ma il cielo è sempre più blu, intrisa di luoghi comuni e di misfatti che i ‘benpensanti’ definiscono progresso, ai quali si contrappone l’indomabile speranza dei “sognatori” che vagheggiano “un cielo sempre più blu”. E poi ancora, ma la lista è lunga, Berta filava, Sfiorivano le viole, che con linguaggio desueto tratta i temi dell’emarginazione. La vetta creativa viene raggiunta con l’album Mio fratello è figlio unico che resta uno dei dischi più importanti non solo della carriera del cantante, ma in generale della musica italiana.

Nel corso dell’evento è possibile anche assistere a performance live di Alessandro Gaetano, in trio con la Rino Gaetano Band e con Diana Tejera, che eseguono alcuni mini concerti acustici, consentendo ai visitatori di scoprire e vivere la forza della sua musica; le date saranno comunicate sulle pagine web del Museo.

La rassegna offre allo spettatore l’opportunità di un incontro unico e speciale con l’artista scomparso oltre 40 anni fa, che farà scoprire come anche la sua voce ci parli ancora oggi, più forte che mai.

Info
Da martedì a domenica ore 10.00 – 20.00
Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura

Gli antichi mestieri della Brianza in mostra a Palazzo Pirelli

Trentasei mestieri, quasi tutti scomparsi, della tradizione brianzola e lombarda, interpretati da un gruppo di artisti con tecniche e materiali diversi o brevi testi anche in dialetto per raccontare il contesto sociale.

Una sezione dei testi che è stata curata dalla scrittrice brianzola Franca Pirovano, esperta di cultura popolare della Brianza, che si è occupata di raccogliere proverbi e modi di dire legati al mondo del lavoro. Così i mestieri barbee, baslottee, becchee, brumista, cantastori, cavallant, dottor, facchin, ferree, fironatt, frutireu, gelatee, impajadur, lavandera, legnamee, liutaio, locch, magnan, magut, marussee, materazzee, merlettaia, moletta, mornee, ombrelee, orologee, ost, paisan, posten, prestinee, quel de l’orghenin, regiura, sarta, spazzacamin, strascee, zoccorat sono finiti tutti a Palazzo Pirelli Milano in una mostra, bellissima.

Gli artisti che hanno interpretato i vari mestieri sono i seguenti: Angelo Bartesaghi, Alessandro Berra, Alberto Bogani, Paolo Bonetto, Gianfranco Brambilla, Marco Busoni, Cesare Canali, Silvano Capellini, Enrico Carzaniga, Egidio Cassanmagnago, Alberto Ceppi, Maddalena Ceppi, Donato Ciceri, Pietro Floria, Simona Francioso, Raffaele Francomano, Angelo Fumagalli, Enrico Galbiati, Angela Marabese, Renato Molteni, Giuliano Motteran, Khudoley Olena, Aleksandra Ostapova, Luigi Rossini, Vanni Saltarelli, Gerry Scaccabarozzi, Flavia Somasca, Giuseppe Sottile, Bartolomeo Spanò, Mario Tettamanti, Sergio Turle e Stefano Vavassori.

La mostra, chiamata “Mestée e lavorà in Brianza“, è stata voluta fortemente, e ideata, dal Circolo Culturale “Don Rinaldo Beretta” di Giussano, con il patrocinio del Consiglio regionale della Regione Lombardia e del Comune stesso di Giussano, guidato dal sindaco Marco Citterio. Presente anche all’inaugurazione della mostra l’8 febbraio scorso, insieme alla Consigliera regionale Alessia Villa.

La mostra resterà aperta fino al prossimo 7 marzo (da lunedì a giovedì ore 9.30 – 13.30 e dalle ore 14.30 alle ore 17.15; venerdì dalle 9.30 alle ore 13.30), a ingresso libero.

“Con questa mostra abbiamo voluto raccontare attraverso l’arte e le parole uno degli elementi cardine della cultura brianzola, il lavoro – le parole del presidente del Circolo Culturale “Don Rinaldo Beretta” di Giussano Flavio Galbiati – Ma non solo. Ricordare gli antichi mestieri, infatti, significa riscoprire oltre che modi di lavorare anche modi di relazione tipici di un mondo che, rispetto ad oggi, procedeva a ritmi rallentati. In un certo senso, questo progetto è un elogio della lentezza, di una società in cui il rapporto delle persone con il tempo non era conflittuale come lo è oggi”.

“Visitare questa mostra è come entrare nella bottega di un artigiano. Il valore di questo progetto va oltre le opere esposte – ha sottolineato invece il presidente del Consiglio regionale Federico Romani – È contenuto nelle due parole del titolo: mestée e lavorà. Due parole chiave che raccontano la Brianza e il lavoro, elemento identitario di questo territorio, su cui si basa la forza economica: il senso del dovere, la dedizione al lavoro e il legame con il territorio. Un percorso attraverso 36 opere d’arte ‘made in Brianza’”.

L’opera simbolo della mostra è “Il mondo del lavoro” di Salvatore Jemolo, artista siciliano di nascita ma brianzolo d’adozione.

ph credit Comune di Giussano

Il dipinto perduto di Gustav Klimt è stato ritrovato dopo 100 anni

Uno dei dipinti del celebre pittore austriaco, Gustav Klimt, è stato recentemente scoperto in una collezione privata e sarà messo ira all’asta il prossimo 24 aprile 2024.

Si tratta del “Bildnis Fraeulein Lieser”, (Ritratto della signorina Lieser) una delle ultime opere dell’artista realizzata nel 1917 su commissione di un’importante famiglia ebrea dell’alta borghesia viennese.

L’opera, ben conservata, fu esposta al pubblico per l’ultima volta quasi un secolo fa, nel 1925, in vista di una mostra realizzata nel 1926 da Otto Kallir-Nirenstein nella Neue Galerie di Vienna, come attesta una foto in bianco e nero, unica prova della sua esistenza. La scheda d’inventario dell’epoca recitava: “1925 – in possesso della signora Lieser, IV, Argentinierstrasse 20”.

Scomparso nel nulla, il dipinto è riemerso ora quando gli attuali proprietari hanno chiesto una consulenza legale per valutare la tela ereditata da lontani parenti che lo possedevano nel 70.

La casa d’aste Im Kinsky stima il valore del dipinto tra i 30 e i 50 milioni di euro ma prevede che le offerte possano salire fino a 70 milioni, visti i recenti record stabiliti da Klimt e il clamore di una riscoperta definita sensazionale: “Un dipinto di tale rarità, di tale portata artistica e valore non era disponibile sul mercato dell’arte in Europa centrale da decenni”.

Quali siano state le vicissitudini dell’opera in tutto questo tempo rimane un mistero, ha dichiarato alla stampa Ernst Ploil, esperto di Im Kinsky, nonostante le ricerche approfondite.

Il ritratto verrà ora posto in vendita all’asta per conto dei proprietari e degli eredi legali della famiglia Lieser in base ai principi di Washington del 1998, con un accordo internazionale per restituire le opere d’arte saccheggiate dai nazisti ai discendenti delle persone a cui erano state sottratte di cui l’Austria fa parte.

Henriette Lieser, mecenate dell’avanguardia viennese, rimase nella capitale austriaca dopo la presa di potere di Adolf Hitler e la nascita della dittatura nazista. Nel 1942 fu deportata e l’anno successivo uccisa.

E’ un’opera incompiuta, il ritratto raffigura una giovane donna bruna, la cui giacca a motivi vivaci spicca su uno sfondo rosso.

ph credit piacenza24

Voto definitivo alla Camera, stretta contro gli ambientalisti che lanciano vernice sui monumenti o zuppe contro i quadri

E’ arrivato il via libera ieri, da parte della Camera, alla stretta voluta dal governo di Giorgia Meloni, e in particolar modo dalla Lega di Matteo Salvini, contro gli attivisti climatici, che protestano lanciando zuppe o vernice contro i monumenti e opere d’arte.

Per gli ambientalisti che protestano contro l’immobilità della politica di fronte a una crisi climatica devastante – e lo fanno imbrattando beni culturali o paesaggistici – le sanzioni si fanno oggi più dure.

“Chi deturpa o imbratta un monumento – infatti – paga di tasca propria, questo principio è legge dello Stato. È bene che non paghino più gli italiani, ma chi si rende responsabile degli atti di danneggiamento. Si sancisce un principio di civiltà”, ha asserito il ministro Sangiuliano, a margine dell’approvazione.

Ma cosa cambia?

Vediamolo nel dettaglio.

Con la nuova legge, chi distrugge, disperde o deteriora beni culturali o paesaggistici rischia una multa che va dai 20mila ai 60mila euro. Per chi invece imbratta i monumenti (o ne fa un “uso incompatibile con il loro carattere storico o artistico”) la sanzione amministrativa arriva ai 10mila – 40mila euro. I proventi delle sanzioni saranno poi versati al ministero della Cultura per ripristinare ciò che è stato eventualmente danneggiato.

Infine la legge interviene anche su due articoli del codice penale. Si stabilisce infatti che chi distrugge, disperde, deteriora o rende, in tutto o in parte, inservibili beni mobili o immobili durante manifestazioni pubbliche, rischia da 1 a 5 anni di galera. Invece, se l’atto avrà luogo in musei, pinacoteche o gallerie la reclusione potrà essere anche di 1 – 6 mesi.