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Voto definitivo alla Camera, stretta contro gli ambientalisti che lanciano vernice sui monumenti o zuppe contro i quadri

E’ arrivato il via libera ieri, da parte della Camera, alla stretta voluta dal governo di Giorgia Meloni, e in particolar modo dalla Lega di Matteo Salvini, contro gli attivisti climatici, che protestano lanciando zuppe o vernice contro i monumenti e opere d’arte.

Per gli ambientalisti che protestano contro l’immobilità della politica di fronte a una crisi climatica devastante – e lo fanno imbrattando beni culturali o paesaggistici – le sanzioni si fanno oggi più dure.

“Chi deturpa o imbratta un monumento – infatti – paga di tasca propria, questo principio è legge dello Stato. È bene che non paghino più gli italiani, ma chi si rende responsabile degli atti di danneggiamento. Si sancisce un principio di civiltà”, ha asserito il ministro Sangiuliano, a margine dell’approvazione.

Ma cosa cambia?

Vediamolo nel dettaglio.

Con la nuova legge, chi distrugge, disperde o deteriora beni culturali o paesaggistici rischia una multa che va dai 20mila ai 60mila euro. Per chi invece imbratta i monumenti (o ne fa un “uso incompatibile con il loro carattere storico o artistico”) la sanzione amministrativa arriva ai 10mila – 40mila euro. I proventi delle sanzioni saranno poi versati al ministero della Cultura per ripristinare ciò che è stato eventualmente danneggiato.

Infine la legge interviene anche su due articoli del codice penale. Si stabilisce infatti che chi distrugge, disperde, deteriora o rende, in tutto o in parte, inservibili beni mobili o immobili durante manifestazioni pubbliche, rischia da 1 a 5 anni di galera. Invece, se l’atto avrà luogo in musei, pinacoteche o gallerie la reclusione potrà essere anche di 1 – 6 mesi.

Youtuber, stretta del governo: fino a 5 anni per l’istigazione sul Web

Il governo Meloni è al lavoro per una “stretta sugli youtuber” con l’obiettivo di evitare il ripetersi ancora di tragedie come quella avvenuta alcuni giorni fa a Casal Palocco, in provincia di Roma. Si tratterebbe di una creazione di un nuovo reato ad hoc per punire chi, maggiorenne o meno, “esalta condotte illegali” o “istiga alla violenza” postando dei video sui social e guadagnandoci anche, attraverso le piattaforme digitali, con pene fino a 5 anni di reclusione.

Il “contenitore” è adatto per un provvedimento di questo tipo del resto già è legge “anti-baby gang”, voluto fortemente dal ministro Salvini.

Come riportato da Il Messaggero, la normativa “anti baby gang” è stata da poco incardinata in Commissione Giustizia al Senato e, nelle intenzioni del ministro della Giustizia Carlo Nordio, è destinata a essere parte integrante della “Fase 2” della sua riforma che potrebbe vedere la luce entro la fine di quest’anno, 2023.

Il sottosegretario leghista Andrea Ostellari, spiega che “il contrasto alla produzione e diffusione di video che esaltino condotte illegali fa parte di uno dei punti qualificanti” del disegno di legge. Il testo è stato pensato per rispondere “a un fenomeno emergente” che riguarderebbe i minori che istigano alla violenza o a commettere reati attraverso canali social. E “tutte le condotte illegali che vengano riprese e celebrate attraverso l’uso dei social, benché compiute da persone adulte, da cui ci si aspetterebbe una maturità che evidentemente non è scontata”.

E’ quindi probabile un nuovo giro di vite che modificherebbe l’articolo 414 del codice penale prevedendo una nuova fattispecie di reato. E cioè quello relativo all’istigazione a delinquere e all’apologia mediante strumenti digitali, per cui sarebbero previste pene da uno a cinque anni per tutti, sia per maggiorenni che minorenni. “La ratio dell’intervento – precisa Ostellari – è evitare l’effetto moda generato da chi compie bravate sul Web”.