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Race for the Cure, al via la 25esima edizione con il presidente Sergio Mattarella

Alla 25esima edizione della Race for the Care a Roma, la manifestazione sportiva dedicata alla prevenzione del tumore al seno, è stato invitato anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il via alle 10 davanti la Bocca della Verità. Record di partecipanti per la ‘gara’, gli organizzatori ipotizzano 100mila iscritti.

  ”Oggi è una giornata  di grande festa per noi. Siamo super orgogliosi e felici – afferma all’Adnkronos Salute Riccardo Masetti, senologo e presidente della Fondazione Komen che organizza l’evento – siamo onorati di festeggiare i 25 anni della Race con il presidente Mattarella e la sua presenza testimonia che il lavoro fatto è stato significativo.

Ma c’è ancora  tanto lavoro da fare malgrado i progressi e la ricerca contro il tumore al seno, ancora nel mondo 600mila donne perdono la vita per  questo cancro. Sono numeri che non ci possono fare stare seduti ma devono fare unire le forze”. Prima della partenza l’arrivo  dei paracadutisti che atterreranno davanti il palco presidenziale e la consegna delle bandiere della Race for the Cure e dell’Esercito al presidente Mattarella.

Incidente ferroviario Torino, 5 operai morti, parlano i due superstiti: “Il treno? Non l’abbiamo visto né sentito arrivare”

Si sono salvati in due da quel treno che nel buio della notte è arrivato a 160 chilometri orari, uccidendo cinque colleghi a Brandizzo, nel Torinese. Andrea Girardin Gibin, 50enne di Borgo Vercelli caposquadra della Sigifer, e Antonio Massa, 45 anni, tecnico manutentore di Rfi, sono ancora sotto shock. “Il treno non l’ho neanche sentito arrivare. Ho alzato lo sguardo e sono stato abbagliato dalle luci del convoglio”, dice Girardin Gibin. “Mi sono lanciato in avanti, sul secondo binario. Lo spostamento d’aria provocato dal treno mi ha buttato a terra”. Antonio Massa era a pochi passi da lui, su un altro binario, intento a compilare una relazione di servizio. Nessuno si è reso conto di quello che stava accadendo. “Non mi sono accorto di nulla, il treno non l’ho visto arrivare”, racconta dalla sua camera dell’ospedale di Chivasso, come riporta il Corriere della Sera.

Nello stesso reparto, a pochi metri da loro due, ci sono i due macchinisti che guidavano il convoglio. Non hanno subito lesioni nell’incidente, ma hanno riportato un forte shock per l’accaduto, tale da indurre i medici a trattenerli in ospedale come gli operai. Le dimissioni per tutti e quattro sono arrivate nel tardo pomeriggio di ieri.

Sul posto si è recato ieri anche il Capo dello Stato Sergio Mattarella. Un incidente che ha sollevato lo sdegno e il dolore dell’Italia: “Tutti quanti, abbiamo pensato come morire sul lavoro sia un oltraggio ai valori della convivenza” sono state le parole del Capo dello Stato, pronunciate ieri a Torre Pellice, per il sinodo dei Valdesi.

“Gli incidenti sono una calamità. È un’ingiustizia. Sempre per una mancanza di cura… I lavoratori sono sacri”, ha detto da parte sua papa Francesco sull’aereo verso la Mongolia.

Particolarmente colpito, il capo dello Stato ha cambiato il suo rigido protocollo per un omaggio di persona alle vittime, passando sul luogo dell’incidente nel tardo pomeriggio per deporre all’entrata della stazione un mazzo di rose gialle e di lylium bianchi. Ad accoglierlo il sindaco della Città metropolitana di Torino, Stefano Lo Russo, e il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, che erano già accorsi sul posto dalla mattina.

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Dl Omnibus, estinzione anticipata dei prestiti: costi restituiti per tutti

Con il decreto Omnibus del Governo Meloni viene ripristinata la regola per cui, in caso di estinzione anticipata di un prestito (anche se sottoscritto prima del 25 luglio del 2021), il consumatore potrà riavere indietro tutti i costi sostenuti. Il provvedimento, infatti, annulla la restrizione temporale introdotta a luglio con il decreto Infrazioni. I decreti Asset e Giustizia approvati pochi giorni fa dal Cdm sono stati firmati ed emanati dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

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Il presidente Mattarella a Forlì, dopo l’alluvione

“Questo è un momento impegnativo, difficile. Ho visto tante ferite nel territorio, e so bene che serve coraggio e decisione per rilanciare la vita comune. So che ce la farete, con l’aiuto dello Stato e del governo. So che ce la farete perché questa è la volontà di queste contrade. Tutta l’Italia vi è vicina, e non sarete soli in questa rinascita che deve essere veloce”. Le parole del presidente Sergio Mattarella in visita nelle zone colpite dall’alluvione in Emilia Romagna.

“Questo territorio – ha aggiunto – è un elemento importantissimo, fondamentale, per la vita dell’Italia, lo è per la sua economia e per la sua storia. Quindi l’esigenza che si rilanci non è soltanto vostra – ha detto il capo dello Stato ai cittadini presenti in piazza a Forlì, come tante scolaresche, con le bandierine, che chiamavano il nome Sergio – ma è anche un’esigenza nazionale, e in questo, potete essere sicuri, che vi sarà tutto il consenso e l’appoggio costante non soltanto in questi giorni, ma anche nel prosieguo, perché questo lavoro a fare velocemente richiederà molto sforzo e impegno. Ma non sarete soli. Grazie per questo incontro, e per la vostra resistenza”, ha concluso il Capo dello Stato Mattarella.

Meloni a Zelensky, ‘aiuti militari fino ad una pace giusta’

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è arrivato in Italia. Ad accoglierlo il vice premier e ministro degli esteri italiano Antonio Tajani, insime all’ambasciatore ucraino in Italia Yaroslav Melnyk e l’ambasciatore d’Italia a Kiev Pier Francesco Zazo.

“L’Italia dà il benvenuto a Zelensky. Rinnoviamo il nostro impegno al fianco del popolo ucraino, a difesa della libertà e della democrazia. È un riconoscimento per l’Italia”, ha commentato Tajani. “Una visita importante per la vittoria dell’Ucraina”, ha commentato il presidente del Paese invaso dalla Russia. Il leader ha avuto un colloquio con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che lo ha accolto ribadendo il sostegno all’Ucraina: “E’ un onore averla qui a Roma” Ha detto Mattarella a Zelensky.
E continuando “La pace, per la quale tutti lavoriamo, deve ripristinare la giustizia e il diritto internazionale. Deve essere una pace vera e non una resa”.

“Sono qui per ringraziare l’Italia. La nostra vittoria è la pace”, le parole del leader ucraino che successivamente ha incontrato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

Che ribadiràe il fermo sostegno dell’Italia all’Ucraina a 360 gradi, alla sua integrità territoriale, alla sovranità e all’indipendenza di Kiev e la vicinanza del popolo italiano al popolo ucraino impegnato a difendere i valori condivisi di libertà e di democrazia messi a repentaglio dalla guerra di invasione russa. L’Italia, in raccordo con i principali Alleati, continuerà a fornire il supporto necessario, anche militare, affinché si arrivi a una pace giusta per l’Ucraina, che potrà esserci solo se la Russia cesserà le ostilità. È uno dei concetti che verranno espressi dal premier Giorgia Meloni. Allo stesso tempo, l’Italia continuerà a sostenere un’applicazione rigorosa delle sanzioni che sono uno dei principali strumenti nei confronti dell’aggressore, insieme a quello finanziario e militare, per far cessare le ostilità.

Nel pomeriggio è previsto poi un incontro anche con il Santo Padre Papa Francesco. Roma è stata blindata per l’occasione, con un piano sicurezza che prevede la no fly zone e il divieto di sorvolo per i droni.

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Foibe, Giorno del ricordo: le parole del capo dello Stato e della premier Giorgia Meloni

Oggi, 10 febbraio, ricorre il “Giorno del Ricordo”, solennità civile indetta con la Legge n. 92 del 30 marzo 2004 dal Parlamento Italiano che recita al Comma 1: “La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale “Giorno del ricordo” al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”.

Con questa giornata di commemorazione, oltre a ricordare le uccisioni di italiani e italiane avvenute nelle foibe delle zone carsiche di Friuli-Venezia Giulia e Istria, si ricorda anche l’esodo di massa che coinvolse la componente italiana della popolazione istriana tra il 1945 e il 1956: si stima infatti che furono ben 250mila le persone che lasciarono la propria terra, ’Istria, perdendo le loro proprietà e ritrovandosi esuli in Italia nel Dopoguerra.

Nel Giorno del ricordo il Capo dello Stato auspica che dalle sofferenze nasca un futuro di collaborazione. Il discorso andato in onda, in diretta su Rai 1 dal Quirinale. “Siamo oggi qui, al Quirinale – ha precisato il capo dello Stato – per rendere onore a quelle vittime e, con loro, a tutte le vittime innocenti dei conflitti etnici e ideologici. Per restituire dignità e rispetto alle sofferenze di tanti nostri concittadini. Sofferenze acuite dall’indifferenza avvertita da molti dei trecentocinquantamila italiani dell’esodo, in fuga dalle loro case, che non sempre trovarono solidarietà e adeguato rispetto nella loro madrepatria. Furono sovente ignorati, guardati con sospetto, posti in campi poco dignitosi. Tra la soggezione alla dittatura comunista e il destino, amaro, dell’esilio, della perdita della casa, delle proprie radici, delle attività economiche, questi italiani compirono la scelta giusta. La scelta della libertà. Ma nelle difficoltà dell’immediato dopoguerra e nel clima della guerra fredda e dello scontro ideologico, che in Italia contrapponeva fautori dell’Occidente e sostenitori dello stalinismo, non furono compresi e incontrarono ostacoli ingiustificabili”.

“Sono passati quasi vent’anni da quando il Parlamento italiano istituì, con una significativa ampia maggioranza, il Giorno del Ricordo, dedicato al percorso di dolore inflitto agli italiani di Istria, Dalmazia e Venezia Giulia nella drammatica fase storica legata alla Seconda Guerra Mondiale e agli avvenimenti a essa successivi. Una legge, che vuole conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”, ha detto ancora Mattarella. Oggi, ha evidenziato il capo dello Stato, si ricordano “vessazioni e violenze dure, ostinate, che conobbero eccidi e stragi e, successivamente, l’epurazione attraverso l’esodo di massa. Un carico di sofferenza, di dolore e di sangue, per molti anni rimosso dalla memoria collettiva e, in certi casi, persino negato. Come se le brutali vicende che interessarono il confine orientale italiano e le popolazioni che vi risiedevano rappresentassero un’appendice minore e trascurabile degli eventi della fosca epoca dei totalitarismi o addirittura non fossero parte integrante della nostra storia”.

“Nessuno deve avere paura della verità – ha proseguito il capo dello Stato -. La verità rende liberi. Le dittature – tutte le dittature – falsano la storia, manipolando la memoria, nel tentativo di imporre la verità di Stato. La nostra Repubblica trova nella verità e nella libertà i suoi fondamenti e non ha avuto timore di scavare anche nella storia italiana per riconoscere omissioni, errori o colpe”. E ancora: “La complessità delle vicende che si svolsero, in quei terribili anni, in quei territori di confine, la politica brutalmente antislava perseguita dal regime fascista, sono eventi storici che nessuno oggi può mettere in discussione. Va altresì detto, con fermezza, che è singolare, è incomprensibile, che questi aspetti innegabili possano mettere in ombra le dure sofferenze patite da tanti italiani. O, ancor peggio, essere invocati per sminuire, negare o addirittura giustificare i crimini da loro subiti. Per molte vittime, giustiziate, infoibate o morte di stenti nei campi di prigionia comunisti l’unica colpa fu semplicemente quella di essere italiani”.

Mattarella ha continuato ribadendo che “la condanna per inammissibili tentativi di negazionismo e di giustificazionismo, segnalo che il rischio più grave di fronte alle tragedie dell’umanità non è il confronto di idee, anche tra quelle estreme, ma l’indifferenza che genera rimozione e oblio”.

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha inviato una nota a tutte le scuole italiane invitandole a favorire iniziative, convegni e incontri anche in collaborazione con le Associazioni degli Esuli, che potranno fornire rilevanti contributi per attività di studio e testimonianze volte a conservare e rinnovare la storia del confine orientale italiano.

Il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano chiede anche da parte sua, agli organizzatori del Festival di Sanremo, di ricordare i martiri delle Foibe nel corso della serata odierna del Festival della Canzone Italiana.

La premier Giorgia Meloni nel giorno del ricordo ha detto, anche sui social: “Oggi l’Italia celebra il Giorno del Ricordo e rende il suo tributo ai martiri delle foibe e agli italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia costretti ad abbandonare le loro case e le loro terre per il solo fatto di essere italiani. Centinaia di migliaia di nostri connazionali obbligati a fuggire e che la Nazione, in diverse occasioni, non seppe accogliere come sarebbe stato giusto fare”. Lo dice la premier Giorgia Meloni.

“La memoria delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata è stata per troppi anni vittima di una vera e propria congiura del silenzio. La Repubblica- ricorda- ha ricucito questa pagina dolorosa della storia nazionale con la legge n. 92 del 30 marzo 2004, che istituisce la solennità civile che celebriamo oggi e che impegna le Istituzioni a promuovere la conoscenza di quei fatti, a valorizzare il contributo degli italiani di Istria, Fiume e Dalmazia allo sviluppo sociale e culturale dei territori dell’Adriatico orientale e a preservare le tradizioni delle comunità istriano-dalmate residenti sul territorio nazionale e all’estero. È la ragione per la quale- sottolinea- ho voluto istituire a Palazzo Chigi uno specifico Comitato di coordinamento delle celebrazioni legate a questa giornata, allo scopo di garantire una più efficace programmazione delle iniziative e delle cerimonie proposte e organizzate dalle Amministrazioni in occasione del 10 febbraio. Il ringraziamento del Governo va agli esuli e ai loro discendenti per l’insostituibile opera di testimonianza e a tutte le Associazioni, le Fondazioni, le Società e i Comitati che portano avanti la memoria di quei fatti e lavorano instancabilmente allo ricerca, alla documentazione e alla divulgazione”. Meloni evidenzia: “I nostri connazionali di Istria, Fiume e Dalmazia sono ‘italiani due volte’ e custodiscono nel loro cuore la nostra Bandiera. Quel Tricolore che molti di loro portarono con sé fuggendo dalle loro terre e che questa sera illuminerà, con i suoi meravigliosi colori, la sede del Governo. L’Italia non dimentica”.

Giorno della Memoria, Mattarella: “Auschwitz nasce su tossine letali e istinti brutali”. Meloni: “Shoah abisso per l’umanità”

Il 27 gennaio ricorre il Giorno della Memoria.

Tante le celebrazioni da nord a sud in Italia, come nel resto del mondo.

In mattinata ad esempio, la tradizionale cerimonia al Quirinale con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Che ha detto ai presenti che “Il sistema di Auschwitz fu l’estrema conseguenza di tossine letali che circolarono avvelenando i popoli, offuscando le menti, rendendo aridi cuori e sentimenti”, e poi che “La Shoah fu un unicum nella storia dell’uomo, pur segnata da sempre da barbarie, guerre, stragi ed eccidi”. “Il negazionismo – ha continuato il Capo dello Stato Sergio Mattarella – è una forma più subdola e insidiosa del razzismo”.

Infine la premier Giorgia Meloni ha voluto sottolineare anche attraverso la pagina istituzionale, e social come la “Shoah rappresenti l’abisso dell’umanità. Un male che ha toccato in profondità anche la nostra Nazione con l’infamia delle leggi razziali del 1938 – ha affermato ancora la premier Meloni -. È nostro dovere fare in modo che la memoria di quei fatti e di ciò che è successo non si riduca a un mero esercizio di stile”.

Non sono mancati poi pensieri anche di Netanyahu che ha ribadito: “Resteremo vigili e non permetteremo che l’Olocausto si ripeta” e Papa Francesco: “Non può esserci fraternità senza aver prima dissipato le radici di odio e di violenza che hanno alimentato l’orrore dell’Olocausto”.

Brescia e Bergamo capitali della cultura 2023

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è recato questa mattina a Brescia in occasione della cerimonia ufficiale di inaugurazione di Capitale italiana della Cultura 2023, e poi anche a Bergamo.

“La forza dei campanili è unire, così si rafforza l’Italia”, ha detto il Capo dello Stato, ribadendo anche l’importanza del senso di coesione italiano. “È una forza dei campanili quella di saper unire e non dividere le energie. Voi raccogliste, nel nord del nostro Paese, lo stesso testimone di Procida”. “Nello scorso anno – ha proseguito ancora il Capo dello Stato Sergio Mattarella – abbiamo vissuto il sollievo della ripartenza. Brescia e Bergamo, tuttavia, non si erano fermate. Innovare, guardare all’avvenire, confidare nella capacità dell’uomo di saper superare le avversità, hanno dato vita a un percorso concreto che trova ulteriore sanzione con l’avvio di un anno che le vede Capitale della cultura. La tenacia è valore di questi territori, così come, appunto, la solidarietà”.

“La cultura è una grande ricchezza – ha affermato ancora Mattarella -. Nasce dalla vita, dalla comunità, dalla natura che ci ospita, e poi ritorna alle persone, alle generazioni successive, come forza vitale, come civiltà, come genio e valore. La cultura non è un ambito separato dell’attività umana, quasi un suo sovrappiù. È il sapere conquistato dall’esperienza. È il pensiero che si costruisce nello studio, nel confronto, nella ricerca, nel lavoro”.

“La cultura – ha detto ancora il Capo dello Stato – è strettamente connessa con la libertà: di studio, di ricerca, di espressione del proprio pensiero. Ce lo ricorda – ancora una volta – la nostra Costituzione. L’arte e la scienza sono libere, recita l’articolo 33; mentre l’articolo 21 dispone il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero. L’esercizio che Brescia e Bergamo, Capitale della cultura, si apprestano a intraprendere è, quindi, un grande esercizio di libertà, cui guarderà l’intero Paese”.

Infine ha concluso Mattarella “L’augurio che rivolgo a Bergamo e Brescia e ai loro cittadini, è di essere protagonisti di un nuovo dialogo che guardi all’intera Italia e all’Europa”.

Morto fratel Biagio, da anni al fianco degli emerginati. Viveva nella povertà

E’ morto questa mattina a Palermo Fratel Biagio Conte, 59 anni, missionario laico protagonista di numerose battaglie in difesa degli indigenti, dei poveri e degli emarginati a Palermo. Nel capoluogo siciliano nel 1993 aveva fondato la Missione Speranza e Carità. Da tempo Fratel Biagio era gravemente malato di cancro. Attorno a lui si sono stretti fino all’ultimo momento i volontari e gli ospiti della comunità che aveva fondato. In visita anche il vescovo di Palermo Corrado Lorefice.

La malattia di fratel Biagio
Fratel Biagio Conte era malato di cancro al colon. E aveva chiesto di pregare per lui “e per tutti gli ammalati” (Aleteia, 22 giugno 2022). A nulla sono valse le cure degli ultimi mesi: il tumore era già in uno stato avanzato e in poco tempo si è spento anche per la vita che conduceva in mezzo alla strada, all’agghiaccio.

Nel maggio 1990 il frate cappuccino aveva scelto di vivere come eremita, ritirandosi nelle montagne dell’entroterra siciliano e successivamente facendo un viaggio interamente a piedi verso la città di Assisi. Rinunciando anche a vivere una vita agiata, fare l’imprenditore edile.

Il viaggio è stato reso noto alle cronache per gli appelli fatti dalla sua famiglia di nascita alla trasmissione Rai “Chi l’ha visto?“, dove Biagio rispose in diretta tv informando del suo cammino verso Assisi.

Biagio Conte decide allora di indossare il saio e portare il bastone, assumendo l’aspetto con cui è stato conosciuto anche a livello internazionale, mettendo in piedi la Missione Speranza e Carità, con l’obiettivo di dare conforto e un futuro agli emarginati della propria città.

Un progetto che è passato attraverso l’ambiziosa costruzione delle tre “Città della gioia” a Palermo: oltre alla “Missione di Speranza e Carità” di via Archirafi, negli anni sono nate anche “La Cittadella del povero e della speranza” nell’ex caserma di via Decollati e “La Casa di Accoglienza femminile” in via Garibaldi nei pressi della Magione, dedicata a donne e mamme con bambini.

Nelle sedi, che attualmente possono arrivare ad accogliere oltre mille persone, vengono serviti tre pasti caldi al giorno, viene offerta assistenza medica e vestiti per i poveri che giorno dopo giorno, bussano alla porta in cerca di aiuto.

Più volte il fratel Biagio, aveva protestato con scioperi della fame e della sete. Per risvegliare le coscienze dei più grandi.

Nel 2020 ha percorso a piedi oltre mille chilometri fino a Bruxelles, attraverso città e campagne, lanciando il suo disperato appello di pace, speranza e carità, consegnandolo direttamente, in una lettera al presidente dell’Europarlamento, David Sassoli. Occorre essere coerenti, aveva scritto, “nella pace, nella verità e nella giustizia. Dobbiamo impegnarci per contribuire e rafforzare sempre più l’Unione europea, soprattutto nella solidarietà, nell’ospitalità e nell’accoglienza” (Aleteia, 6 marzo 2020).

Le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella “Ho appreso con profondo dolore la triste notizia della morte di Fratel Biagio, punto di riferimento, non soltanto a Palermo, per chi crede nei valori della solidarietà e della dignità della persona, che ha testimoniato concretamente, in maniera coinvolgente ed eroica. Il rimpianto e la riconoscenza nei confronti di Biagio Conte vanno espressi consolidando e sviluppando anche in futuro le sue iniziative affinché il ricordo della sua figura sia concreto e reale, così come è stato il suo esempio”.

Il missionario aveva espresso il desiderio di partecipare alla Santa Messa nel giorno che ricorda il Battesimo di Gesù. E, alla fine, ce l’ha fatta. Disteso su un lettino, Fratel Biagio Conte ha partecipato alla solenne Celebrazione Eucaristica da un angolo dell’altare della Chiesa della Missione di Speranza e Carità, consacrata un lustro fa. Poi nei giorni successivi è peggiorato enormemente.

Una folla composta e silenziosa ha reso omaggio alla sua salma, a partire dalle 17 di oggi, all’interno della Missione Speranza e carità di via Decollati a Palermo. Presenti anche i genitori dell’uomo Giuseppe e Maria, e le due sorelle, Angela e Grazia con le rispettive famiglie. Il feretro, esposto davanti all’altare, è stato avvolto nel saio verde che il missionario laico portava sempre con ai piedi i sandali e tra le braccia il suo inseparabile rosario e il bastone di legno. A pochi centimetri dal suo volto, appoggiata anche una grande conchiglia bianca simbolo del pellegrino e del percorso spirituale di fratel Biagio su questa terra. Tra le corone di fiori deposte ai suoi piedi, un semplice mazzo di tre rose bianche accompagnato da un piccolo biglietto con la scritta «Resterai sempre nei nostri cuori».

Palermo, una targa per i giudici uccisi Falcone e Borsellino

Alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è stata scoperta la targa all’ingresso dell’aula bunker del carcere Ucciardone, intitolata a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Presenti anche Lucia Manfredi Borsellino, figli del giudice ucciso in via D’Amelio, e Maria Falcone, sorella di Giovanni.