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Polonia, riconfermata l’alleanza Tusk ma Pis è primo

I partiti della coalizione democratica guidata dal premier Donald Tusk mantengono la maggioranza, ma i sovranisti del Pis di Jaroslaw Kakzynski si affermano al primo posto in Polonia.

È il risultato delle ultime amministrative di ieri, dove il primo test elettorale dopo la svolta europeista dei polacchi, stando agli exit poll dell’istituto Ipsos, divulgati subito dopo la chiusura dei 31 mila seggi elettorali, danno questi risultati.

A Varsavia e a Danzica, ad esempio, i due sindaci uscenti vengono confermati al primo turno.

Donald Tusk e il suo avversario Kakzynski  hanno rivendicato entrambi la vittoria, e in effetti le urne confermano la particolarità della situazione politica del Paese: dove i sovranisti sono i più votati, ma non riescono a stringere alleanze. Stando al sondaggio basato su 970 seggi, che rispecchia per ora soltanto la situazione nei consigli regionali, il Pis ha ottenuto il 33,7% dei voti, mentre il PO di Tusk ha avuto 31,9%; a quest’ultimo si affiancano però i risultati de la Terza via col 13,5% e della Sinistra col 6,8%.

La vittoria più eclatante è dei due sindaci uscenti del partito del primo ministro: a Danzica, Aleksandra Dulkiewicz è stata rieletta con il 62,3% dei voti; e a Varsavia Rafal Trzaskowski ha vinto con il 59,8%. Numeri stando ai quali non servirà andare al ballottaggio.

Ph credit POLAND-ELECTION/© REUTERS

Usa 2024, Trump vincitore delle primarie anche del New Hampshire

Donald Trump vincitore storico per due volte per le primarie repubblicane in New Hampshire con oltre il 50%, quasi ipotecando ormai la nomination per la Casa Bianca: è il primo candidato Gop non in carica dell’era moderna a vincere sia l’Iowa che il Granite State.

Ma il distacco dalla sua unica rivale Nikki Haley è inferiore al circa 20% dei sondaggi della vigilia, anche se ancora a due cifre: 54,6% a 43,6%, con l’82% delle schede scrutinate.

Sul fronte dem Joe Biden ha vinto le primarie dem in modo schiacciante anche se il suo nome non era nella scheda, dopo la decisione del comitato nazionale del partito di cambiare il calendario scegliendo come prima tappa il South Carolina.

ph crediti pixabay

Midterm Usa, repubblicani in vantaggio alla Camera, mentre è un testa a testa al Senato

Chiusi i seggi negli Usa per le elezioni di Midterm. Cresce intanto l’attesa per i risultati ufficiali, che potrebbero tardare ad arrivare anche nei prossimi giorni.

E’ appena iniziato lo scrutinio negli Stati occidentali, mentre negli altri la differenza tra i candidati appare minima. Il voto di metà mandato non ha tuttavia segnato un passo in avanti dei democratici, che puntano a mantenere almeno la flebile maggioranza in Senato, dove il risultato è di 48 a 48 con gli ultimi Stati ancora da assegnare. Con questa tornata elettorale c’è in palio il controllo di tutti i 435 seggi della Camera dei rappresentanti (con mandato di 2 anni), 35 su 100 nel Senato ( mandato di sei anni) e andrà a decide i 36 governatori su 50, nonché migliaia di parlamentari nei vari Stati e amministratori locali.

Secondo i pronostici ci dovrebbe essere un’ exploit della destra repubblicana, con effetti diretti e decisivi sugli equilibri politici internazionali e degli Stati Uniti dìAmerica, soprattutto per quanto concerne la presidenza di Joe Biden e i rapporti con le Camere statunitensi.

foto crediti laregione

Letta: “Dopo elezioni, dialogo per possibili intese con Calenda e 5Stelle”

“La legge elettorale ha una parte maggioritaria – dice il segretario del Pd Enrico Letta a Radio Capital -, per cui in un terzo dei collegi vince solo uno, il primo.

Il che vuol dire che i piccoli partiti qui non possono eleggere nessuno.

A me non piace questa legge ma questa è. Cancellare con un colpo di spugna immaginario questo non si può: il voto è o di qua o di là, o si vota per una destra con Meloni e Salvini oppure l’unica alternativa che possa competere siamo noi, è un fatto oggettivo”.

“Non ho difficoltà a dire che da parte nostra sia più facile dialogare con Calenda e Conte che con Salvini e Meloni, vedremo quale sarà il risultato e poi dialogheremo con quelli con cui è più facile dialogare”, ha aggiunto Letta rispondendo a chi gli chiede di possibili future intese post elezioni. “Il tema del dialogo si porrà dopo le elezioni ma ora la legge elettorale prevede che ci si schieri o di qua o di là, con il centrosinistra o con il centrodestra. I 5S hanno si sono autoesclusi facendo cadere il governo Draghi e alle elezioni vanno da soli”, conclude.

“Sono ormai costretto a rinunciare a comprendere il comportamento del vertice del Pd. Letta non l’ho più capito più da quando abbiamo presentato l’agenda sociale a Draghi”, “al posto di fedeltà agli italiani ha parlato di fedeltà a Draghi…”, ha detto il leader del Movimento Cinque Stelle Giuseppe Conte a Radio Popolare. Parlando del Movimento, Conte, ha affermato anche: “Se un elettore di sinistra vuole realizzare gli obiettivi di una forza progressista credo che sia addirittura costretto a votare il M5s rispetto all’offerta corrente. Siamo la forza più progressista, è evidente. Vede le nostre battaglie su salario minimo?”.

E tra le interviste di oggi c’è anche quella fatta da Rtl102.5 al presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi: “Tra di noi alleati abbiamo linguaggi diversi. Tuttavia abbiamo deciso che il partito che avrà più voti esprimerà il presidente del Consiglio”. “Il problema dei duelli in tv – ha detto ancora Berlusconi – non mi appassiona: sono scettico sui confronti in tv, spesso si trasformano in risse. Molto meglio che ogni leader illustri il proprio programma”. “No, ora è il momento di dare una mano al mio Paese con queste elezioni”, ha detto ancora il presidente di FI a Rtl102.5, rispondendo alla domanda se pensi ancora di candidarsi per il Quirinale.

Draghi a Rimini: “L’Italia è un grande Paese, invito tutti ad andare a votare”

“Sembravamo avviati verso una ripresa lenta e incerta, a 18 mesi di distanza possiamo dire che non è andata così: gli italiani hanno reagito con coraggio e concretezza e hanno riscritto una storia che sembrava già decisa. Insieme abbiamo dimostrato che l’Italia è un grande Paese che ha tutto quello che serve per superare le difficoltà che la storia ci mette davanti”, ha affermato il premier, ripercorrendo i mesi del suo governo al Meeting di Rimini questa mattina.

“Sono convinto che il prossimo governo, di qualunque colore sarà, riuscirà a superare le difficoltà che sembrano insormontabili: l’Italia ce la farà anche questa volta”.

“Mi auguro che chiunque avrà il privilegio” di andare al governo, ha rilevato, “saprà rappresentare lo spirito repubblicano che ha animato dall’inizio il nostro esecutivo”.

“La credibilità interna deve andare di pari passo con quella internazionale – ha aggiunto ancora Mario Draghi -. L’Italia è paese fondatore di Ue, protagonista del G7 e della Nato”. “Protezionismo e isolazionismo non coincidono con il nostro interesse nazionale”. Draghi ha ricordato le “illusioni autarchiche del secolo scorso”.

foto crediti rainews

Mentana offre di ospitare il confronto tra i 4 Poli su La7

Bruno Vespa nel suo programma televisivo, offre per la sera del 22 settembre un confronto all’americana tra i leader dei due maggiori partiti italiani, che al momento secondo i sondaggi, sarebbero favoriti.

Stiamo parlando di Giorgia Meloni e di Enrico Letta.

Un confronto che rassicura sarebbe moderato da lui stesso.

Precisando anche, dopo i malcontento di queste ore, che “Nella prima serata del 22 settembre sono stati invitati Enrico Letta, Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Giuseppe Conte, Silvio Berlusconi, Luigi Di Maio, Carlo Calenda. A ciascuno di loro è stata assegnata la possibilità di un’intervista di mezz’ ora”, ha detto il giornalista a La Stampa.

Vespa ha precisato poi che ogni leader ha avuto la possibilità di poter organizzare il proprio confronto. “Letta e Meloni – ha precisato ancora il direttore di Porta a Porta – hanno deciso di utilizzare il loro spazio, la loro mezz’ ora per un confronto tra di loro, che a quel punto diventa un’ora. Un confronto all’americana moderato da me”, ha aggiunto, spiegando poi come la decisione del faccia a faccia televisivo sia nata diverso tempo fa. “Questo incontro, se vogliamo chiamarlo così, faccia a faccia, è frutto di un lungo lavoro iniziato subito dopo lo scioglimento delle Camere ed è il risultato di un accordo tra le due parti” le parole di Vespaa La Stampa.

“Ospiteremo – ha aggiunto ancora Vespa – come peraltro abbiamo sempre fatto, tutte le forze politiche, anche le più piccole, senza nulla togliere ad alcuno”.

Calenda, alcuni giorni fa aveva detto che “Almeno servirebbe un confronto tra i leader delle quattro coalizioni. Aiuterebbe gli italiani a valutare la consistenza e la preparazione”. La sua proposta era arrivata tramite Twitter, sui social, e da lì, forse è arrivato poi anche l’invito di Vespa e di Mentana.

Il direttore del Tg de La7 Enrico Mentana ha fatto infatti sapere oggi che lui è disponibile un confronto, negli studi de La7.

“Noi siamo pronti a ospitare in prima serata il 23 settembre i leader dei quattro poli per un confronto finale. Se vorranno, sarà diretto” scrive su facebook Mentana in data odierna.

Intanto, protesta il leader di “Noi di centro” Clemente Mastella che minaccia lo sciopero della fame, in quanto, sottolinea egli stesso: “Continua la petulante insistenza di alcuni segretari di partito di monopolizzare i dibattiti televisivi. Abbiamo prodotto ricorso agli organi competenti per evitare un ennesimo scempio democratico, uno tra i tanti di questa singolare campagna elettorale. Gli spazi dovrebbero essere dati in più a chi non ha ministri che pur dimissionari continuano a frequentare le tv impazzando dovunque”. “Le ragioni della democrazia impongono parità di accesso. Inizierò uno sciopero della fame se le regole dovessero essere disattese”, dichiara in una nota il segretario nazionale di Noi Di Centro.

Il leader della Lega Matteo Salvini fa sapere da parte sua che speranza in un confronto anche con Letta. “Credo – dice il segretario della Lega Matteo Salvini – che gli italiani abbiano il diritto di valutare tutte le idee dei partiti, e quindi auspico un dibattito con le principali forze politiche e i loro leader. In un confronto con la presenza di Letta, magari potrei sperare di avere qualche risposta sui vergognosi candidati del Pd che insultano Israele e sulle imbarazzanti risse nel Pd di Roma (c’entrano le polizze assicurative da far stipulare al Campidoglio?). Potremmo anche parlare, finalmente, dei programmi: Flat Tax, Quota41, pace fiscale, energia e nucleare, sicurezza e immigrazione, caro bollette e potere d’acquisto. Io ci sono. E gli altri?”, conclude Matteo Salvini leader del Carroccio.

Infine dura la critica di Giuseppe Conte che sottolinea anche “Apprendo da un’intervista di Bruno Vespa che da tempo Letta e Meloni lavorano a un accordo per fare un confronto da soli, a lume di candela, in prima serata in Rai1, servizio pubblico”, scrive su Facebook il presidente del Movimento 5 Stelle. E “questo accordo – aggiunge – è stato evidentemente portato avanti escludendo le altre forze politiche fra cui la mia, il Movimento 5 Stelle, che è numericamente il secondo gruppo parlamentare”.

Nelle ultime ore è arrivata la richiesta di una verifica sulla parità di condizioni garantite dal Servizio Pubblico nei confronti televisivi tra i leader politici da parte del presidente della Commissione parlamentare di Vigilanza Rai Alberto Barachini, affinché si garantiscano agli esponenti politici, come previsto dalle norme sulla par condicio in pieno vigore dal 10 agosto, non soltanto spazi equivalenti ma anche di pari rilevanza mediatica e visibilità oraria.

Matteo Salvini e Giorgia Meloni fanno pace a Verona

Pace a Verona tra il segretario della Lega e senatore Matteo Salvini e la presidente di FDI Giorgia Meloni.

Il capo leghista sale sul palco della kermesse a sostegno del sindaco uscente, Federico Sboarina, e interrompe l’intervento della leader di Fratelli d’Italia abbracciandola.

Poi, assieme allo stesso Sboarina e al presidente del veneto, Luca Zaia, i due si sono fatti fotografare insieme sullo sfondo di una piazza gremita di persone e festante.

“Alla faccia loro”, ha chiosato Meloni, riabbracciando Salvini una volta ripreso e finito il suo discorso, rivolta alla sinistra. “Poiché avevano detto che saremmo stati come Romeo e Giulietta, garantisco che non faremo la stessa fine”, ha ribattuto Salvini poco dopo.

Un segnale di coesione e distensione tra i due leader di partito, che nei giorni scorsi, a distanza, si erano scontrati sulla supremazia e sulle regole tra le forze del centrodestra. Una supremazia numerica che proprio a Verona potrebbe far pendere la bilancia a favore di Fdi, visto anche il passaggio di Sboarina dalla lista civica al partito di Meloni, che è diventata il suo principale sponsor, nel Veneto che è ‘regno’ leghista con il super presidente, più amato dagli italiani, Luca Zaia.

Elezione Presidente della Repubblica: Tajani, se Draghi va al Colle si va al voto

Il coordinatore nazionale di Fi, Antonio Tajani a Rainews24 ha dichiarato questa mattina: “Se Draghi viene eletto al Colle si deve andare alle elezioni”.

“Non vedo nessuno che abbia la stessa autorevolezza di Draghi, in grado di tenere politicamente una maggioranza così eterogenea”, ha aggiunto Tajani, braccio destro di Silvio Berlusconi.

ph crediti adnkronos

Elezioni comunali, ipotesi voto 26/9 o 3/10

Sono 1304 i comuni italiani chiamati a rinnovare i vertici amministrativi in autunno. La scelta potrebbe cadere sull’ultima domenica di settembre, il 26, o in alternativa sulla prima di ottobre, il 3.

Anche su questo la maggioranza è però divisa: il Pd spinge per anticipare le urne mettendo al riparo le elezioni dal rischio Covid mentre il leader della Lega Matteo Salvini ha messo a verbale di puntare tutto sul 10 ottobre.

L’ultima parola ufficialmente spetterà al ministro dell’Interno Lamorgese che prima possibile.