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Milano, spinge una ragazza sui binari della metropolitana: arrestato 52enne per tentato omicidio

Ha spinto una ragazza di 25 anni sui binari della metropolitana a Milano. Arrestato un 52enne con l’accusa di tentato omicidio.

La ragazza si trovava sulla banchina della metropolitana, ed è caduta sui binari, dopo lo spintone da parte dell’uomo.

 In quel momento per fortuna non era in arrivo alcun treno e la giovane ne è uscita illesa. È accaduto venerdì, poco prima delle 23, nella stazione M2 di Lambrate, quando l’uomo, in forte stato di agitazione, ha cominciato a prendersela con una coppia di giovani, finendo per spintonare la 25enne.

Subito dopo la giovane è stata soccorsa dal proprio fidanzato e dai presenti, che l’hanno aiutata a risalire, in fretta.

E’ stata medicata al pronto soccorso dell’ospedale Fatebenefratelli e subito dimessa. L’uomo, invece, è stato bloccato e arrestato dalla polizia. Di orgini domenicane e con precedenti penali, si trova ora nel carcere di San Vittore in attesa dell’interrogatorio di convalida e delle valutazioni da parte dell’autorità giudiziaria.

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Roma, esercizio abusivo di attività finanziaria. Denunciate 21 persone e 1 arresto. Sequestro di criptovalute

Al fine di garantire il diritto di cronaca costituzionalmente tutelato per la rilevanza dei fatti, nel rispetto dei diritti degli indagati e dei terzi coinvolti, si comunica che a seguito di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Velletri, i finanzieri del Comando Provinciale di Roma e del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche di Roma hanno individuato e sequestrato oltre 776 milioni di criptovalute aventi un controvalore di circa 63 milioni di euro, per le ipotesi di reato di associazione a delinquere finalizzata all’esercizio abusivo dell’attività finanziaria.

Le indagini svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Roma hanno consentito di individuare 21 soggetti (15 dei quali destinatari di decreto di giudizio immediato), aventi base operativa a Frascati e operanti su tutto il territorio nazionale. Gli indagati, attraverso l’utilizzo dei social network, avrebbero promosso investimenti in criptovalute su piattaforme online prive delle prescritte autorizzazioni di legge. Gli investimenti proposti, nella prospettiva di “arruolare” nuovi investitori e attrarre capitali sempre maggiori, prevedevano rendimenti alti a cadenza settimanale.

All’esito delle attività investigative:  sono stati raccolti rilevanti elementi indiziari in ordine al coinvolgimento di una società italiana che, operando abusivamente sul mercato, avrebbe creato una moneta digitale, offerta quale forma di investimento attraverso il proprio sito web. Nei suoi confronti, è stato eseguito il sequestro di oltre 776 milioni di criptomonete aventi un controvalore di circa 63 milioni di euro; e sottoposto a fermo di indiziato di delitto, presso lo scalo aeroportuale di Fiumicino poco prima che si imbarcasse in un volo diretto in Polonia, uno degli indagati.

L’attività di servizio testimonia l’impegno del Corpo e dell’Autorità Giudiziaria veliterna a contrasto dei fenomeni di abusivismo finanziario, perpetrato anche a mezzo web, a tutela del trasparente investimento dei risparmi dei cittadini e a contrasto di ogni forma di illecito che possa essere perpetrato nei mercati. Si evidenzia che il procedimento penale verte nella fase delle indagini preliminari e che la responsabilità degli
indagati sarà definitivamente accertata solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna.

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Milano, 29enne arrestato per apologia della Shoah

A Milano la polizia di stato ha arrestato un italiano di origini egiziane di 29 anni per propaganda e istigazione a delinquere finalizzate all’odio razziale e religioso, aggravate dall’apologia della Shoah.

Quattro le perquisizioni effettuate dalla polizia nei confronti di persone che avevano sostenuto e incitato le sue idee anche sul web.

Infatti, secondo le indagini condotte l’uomo, residente nel Milanese, all’indomani dei tragici fatti avvenuti il 7 ottobre scorso, aveva diffuso online esternazioni di chiara matrice antisemita e apologetiche delle azioni terroristiche di Hamas, dichiarandosi in procinto di intraprendere il jihad e raggiungere il martirio combattendo. “Dio benedica i combattenti di Hamas, i guerrieri più coraggiosi del pianeta”, scriveva nella  chat.

Oltre anche alla pubblicazione sul proprio profilo web di numerose foto che lo immortalavano in costante allenamento fisico per prepararsi all’impegno bellico, lo stesso aveva effettuato ricerche sul web sui voli disponibili per raggiungere i teatri di guerra mediorientali.  La polizia ha eseguito anche quattro decreti di perquisizione locale e personale nei confronti del padre del giovane e di altri tre soggetti che si sono evidenziati per avere sostenuto e incitato le sue esternazioni sui social.

Milano, Staffelli insegue e fa arrestare due ladre rom

Due ladre romene, con vari precedenti, una incinta e l’altra con un bimbo di 8 mesi in braccio, sono state arrestate dalla polizia di Milano, dopo aver rubato un iPhone a una ragazza seduta in un locale in piazza Gae Aulenti.

Alla scena ha assistito anche Valerio Staffelli, che si è messo all’inseguimento insieme alla proprietaria del cellulare, una 17enne. L’inviato di Striscia la Notizia, con la sua troupe, stava girando un servizio per il tg satirico di Canale 5.

Dopo una lunga corsa, le due sono state bloccate in via Pollaiuolo dalla polizia. Una 27enne e una 18enne in stato di gravidanza, arrestate per tentato furto e che sono state portate in prigione. La prima è stata portata nel carcere di Bollate, mentre la seconda è stata accompagnata a San Vittore.

Poggiridenti (Sondrio), giovane uccide lo zio 50enne: arrestato

A Poggiridenti, in provincia di Sondrio, in Valtellina una lite è sfociata in tragedia, nella giornata di ieri. All’interno di un’abitazione, un giovane ha afferrato un coltello e ha ucciso il 50enne zio, Davide Conforto, con un colpo alla gola.

Inutili i soccorsi, giunti sul posto, dopo l’allarme lanciato dagli altri familiari presenti. Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri, che hanno interrogato il presunto assassino in caserma e l’hanno poi arrestato con l’accusa di omicidio volontario.

Cesano Boscone (Milano), fermato il 29enne che ha ucciso lo zio, non accettava la relazione tra il parente e la sua ex

Antonio Ianetti, 29enne che ha ucciso a coltellate lo zio 41enne, Roberto Parisi, a Cesano Boscone (Milano)  si è poi costituito, ha spiegato nell’interrogatorio che non sopportava la relazione che lo zio aveva con la ex compagna, di anni 37.

È quanto emergerebbe dalle indagini condotte sull’omicidio. “Sono stato io, l’ho ucciso io, non volevo ammazzarlo”, ha confessato. Il rapporto tra la 37enne e il 41enne andava avanti da settembre, ma il giovane, secondo quanto riportato da Il Giorno, “non lo aveva accettato, non si rassegnava, continuava a dirmi: non avrai mai una vita con lui finché ci sarò io – ha raccontato la donna -. Ci tormentava, diceva che sarebbe finita male per tutti”. Lunedì 25 marzo, zio e nipote si erano dati appuntamento per parlare della questione in un’area poco frequentate del comune. Tra i due era iniziata una lite culminata subito dopo con l’aggressione mortale.

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Milano, fermato 29enne per l’omicidio dello zio

A Cesano Boscone, in provincia di Milano, un giovane di 29 anni si è costituito ai carabinieri.

Dopo aver ucciso durante una lite, per futili motivi, scoppiata intorno alla mezzanotte di ieri lo zio di 41 anni, riducendolo in gin di vita.

Ha chiamato poi il 118 nel quartiere Tessera, ma per lo zio non c’è stato più nulla da fare, è morto subito dopo il ricovero in ospedale, per le diverse ferite riportate, in più parti del corpo, con un coltello.

Il giovane è ora in carcere al San Vittore.

Torino: ferito con il machete, il giovane confessa: Arrestato anche il fratello

Il giovane ha confessato. Che ha aggredito il 24enne con un machete, riducendolo quasi in fin di vita, mentre era in compagnia della sua fidanzata a bordo di un monopattino nel quartiere Mirafiori Nord di Torino. La polizia ha poi fermato il ragazzo di nobili origini, con l’accusa di tentato omicidio.

Durante l’interrogatorio il giovane avrebbe affermato di essere “completamente all’oscuro” dell’accaduto. In precedenza si era parlato di due ricercati, dopo essere fuggiti su un TMax.

Il 23enne fermato dagli agenti ha soggiornato per un certo tempo  in Spagna. Quando è stato rintracciato e bloccato dalla polizia a Torino, era convinto che si trattasse dell’esecuzione di un provvedimento dell’autorità giudiziaria iberica. Dell’episodio del machete avrebbe detto di essere “del tutto all’oscuro”.

Ma iI movente sarebbe legato alla gelosia. Ci sarebbero state delle avance non richieste e spregiudicate, come anche una foto osé che la vittima avrebbe inviato via WhatsApp, nei giorni precedenti, alla fidanzata dell’aggressore. Anche se la pista della vendetta “d’onore” non convince del tutto gli investigatori.

In gravi condizioni i medici del Cto di Torino, dopo due interventi in sole 24 ore,  hanno poi deciso di  amputargli parte della gamba sinistra sotto al ginocchio, per salvargli la vita.  Il ragazzo è ancora intubato e ricoverato nel reparto di terapia intensiva, in prognosi riservata.

Ancora vivo grazie alla prontezza di un operaio dell’Anas, che lunedì sera passava in via Panizza e l’ha soccorso stringendogli una cintura a monte del taglio, per fermare l’emorragia. E poi due carabinieri liberi dal servizio, che hanno messo un bastone dentro alla cinghia per stringere la presa ed evitare che il ventitreenne morisse dissanguato. Poi l’équipe del 118 ha intubato subito il ragazzo mentre veniva trasportato in codice rosso al Cto di Torino.

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L’Aquila, arrestati tre palestinesi: pianificavano attentati terroristici

L’Aquila la polizia di stato ha arrestato tre palestinesi con l’accusa di “associazione con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell’ordine democratico”.

Gli indagati, secondo quanto diffuso dalla polizia, facevano opera di proselitismo e propaganda per l’associazione e pianificavano attentati, anche suicidi, contro obiettivi civili e militari in territorio estero.

Con ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip distrettuale della città abruzzese, su richiesta della procura – Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo in coordinamento con la Procura nazionale antimafia e antiterrorismo – sono stati arrestati i tre cittadini palestinesi residenti a L’Aquila.
Le indagini degli investigatori della Digos e del Servizio per il contrasto all’estremismo e al terrorismo internazionale della Direzione centrale della polizia di prevenzione, hanno accertato la costituzione di una struttura operativa militare denominata “Gruppo di Risposta Rapida – Brigate Tulkarem”, articolazione delle “Brigate dei Martiri di Al-Aqsa” (riconosciuta quale organizzazione terroristica dall’Unione europea) che si propone di compiere atti di violenza con finalità di terrorismo anche contro uno Stato estero. Nei confronti di uno degli arrestati, è in corso una procedura di estradizione, su richiesta delle Autorità dello Stato di Israele, dinanzi alla Corte di Appello di L’Aquila.

Benevento, tre giovani torturati per ore: quattro persone arrestate

A Benevento tre giovani, di cui uno minorenne, sono stati torturati per ore da quattro persone a dicembre scorso, e ora sono stati arrestati dai carabinieri di Benevento e della stazione di San Leucio (Ce).

I tre sono stati colpiti ripetutamente con calci alla testa, sedie, manganello, con un coltello e sottoposti a ulteriori torture tra cui costringerli a pulire il loro sangue ripetutamente per poi tornare a colpirli e ripetutamente simulare di bucargli le mani con il coltello.

Il tutto accompagnato da gravi minacce e offese.

I carabinieri di Benevento e della stazione di San Leucio hanno ricostruito quanto è avvenuto a seguito di un fermo a dicembre scorso di un’autovettura: con a bordo due adulti e un ragazzo con ferite sul volto e alle mani.

Da lì sono iniziate le ricerche e dopo che i carabinieri non hanno creduto alla versione dei fatti fornita dai tre fermati, si  è  scoperto anche che i tre giovani si erano recati in un’abitazione di Benevento per risolvere pacificamente un litigio accaduto alcuni giorni prima con dei coetanei. Lì però sono stati sequestrati per diverse ore all’interno dell’abitazione, percossi e torturati, anche con l’uso di armi dai quattro uomini destinati alle misure cautelari.

 Due dei giovani sono stati sottoposti a un trattamento degradante per la loro dignità per diverse ore nella notte tra il 17 e il 18 dicembre. Alle tre vittime sono stati sottratti anche cellulare, somme di denaro e l’autovettura con la quale erano giunti in Benevento. L’auto, in particolare, era stata utilizzata dai sequestratori per trasportare le vittime agli sportelli bancari automatici e costringerle a effettuare prelievi dai propri  conti correnti.