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CS, una proteina del sangue predice il rischio di cancro e infarto negli anziani

Una ricerca congiunta condotta da Sapienza Università di Roma in collaborazione con I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli, Università LUM Giuseppe Degennaro e Mediterranea Cardiocentro di Napoli e ha messo in luce un’associazione significativa tra ipoalbuminemia (bassi livelli di albumina nel sangue) e un aumento del rischio di mortalità per malattie vascolari e cancro in individui anziani.

La ricerca, condotta sulla base dei dati raccolti dallo studio epidemiologico Moli-sani e pubblicata sulla rivista scientifica eClinical Medicine-Lancet, ha analizzato un vasto gruppo di persone (circa 18.000 soggetti, dei quali 3.299 di età pari o superiore ai 65 anni), dimostrando che livelli di albumina inferiori a 35 g/L sono collegati a un rischio maggiore di morte negli anziani. Questa relazione è stata osservata anche dopo aver escluso fattori come malattie renali o epatiche e stati infiammatori acuti, che possono influenzare i livelli di albumina.

“Oltre a fornirci lo spunto per approfondire con ulteriori ricerche il rapporto tra albumina nel sangue e salute – commenta Licia Iacoviello, direttore del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’I.R.C.C.S. Neuromed e Professore Ordinario di Igiene dell’Università LUM – questo studio può avere implicazioni dirette sulla pratica clinica e sulla prevenzione. La misura dell’albumina nel sangue è infatti un test semplice e poco costoso. È quindi da considerare un’analisi di primo livello, che permetterebbe di porre una maggiore attenzione clinico-diagnostica verso gli individui anziani potenzialmente a rischio. Il nostro studio fornisce anche un valore di riferimento (35 g/L) che può guidare il medico nell’interpretazione della misura di albumina”.

“La possibilità di ottenere indicazioni predittive su malattie con alta incidenza e elevato rischio di morte – come quelle cardiovascolari o i tumori – attraverso un esame semplice e ampiamente disponibile, anche a basso costo, rappresenta una importante conquista per la medicina moderna” – commenta la rettrice della Sapienza Antonella Polimeni. “Questo studio, che conferma e consolida l’eccellenza delle attività scientifica delle università e degli enti di ricerca italiani in campo medico, ha anche un importante valore sociale attribuibile alle possibili ricadute nell’ambito della prevenzione”.

“La nostra analisi – dice Francesco Violi, Professore Emerito della Sapienza Università di Roma e ideatore dello studio – origina dal fatto che nel sangue l’albumina è una proteina che svolge attività antiossidante, antinfiammatoria e anticoagulante. La sua diminuzione, pertanto, accentua lo stato infiammatorio sistemico, facilitando l’iperattività delle cellule predisposte alla cancerogenesi o alla trombosi. È importante,  in questo contesto, sottolineare che cancro e infarto cardiaco condividono una base comune proprio nella presenza di uno stato infiammatorio cronico, e che pazienti a rischio di malattie cardiovascolari, come i diabetici e gli obesi, sono anche a rischio di cancro”.

Un dato interessante della ricerca è che l’ipoalbuminemia è correlata a un livello socioeconomico più basso. Questo solleva un’importante questione sociale, poiché per motivi economici, gli anziani optano spesso per una dieta meno salutare, scegliendo alimenti con proteine meno nobili.

“I risultati del nostro studio – aggiunge Augusto Di Castelnuovo, epidemiologo della Mediterranea Cardiocentro e dell’I.R.C.C.S. Neuromed- mostrano che un livello basso di albumina, oltre a fornire indicazioni sullo stato nutrizionale e sulla salute del fegato, segnala anche una aumentata suscettibilità verso altre gravi patologie. L’ipoalbuminemia potrebbe riflettere quel processo infiammatorio cronico, tipico  dell’invecchiamento, noto come ‘inflammaging’, che potrebbe aver contribuito al rischio elevato di mortalità che abbiamo osservato.”

Nas, effettuati controlli in 600 case di riposo: irregolare 1 su 3

I Nas, negli ultimi due mesi, hanno ispezionato oltre 600 centri destinati ad ospitare persone anziane e con disabilità, nell’ambito di una campagna nazionale realizzata d’intesa con il Ministero della Salute.

Case di riposo che si presentavano prive di misure antincendio, abusive e con gravi carenze dal punto di vista igienico sanitario oppure edilizio.

Irregolarità che sono state rilevate in 191 strutture assistenziali, pari al 32% di quelle controllate.

E ancora, farmaci scaduti e infermieri senza diploma. Deferite dunque all’autorità giudiziaria 43 persone ritenute responsabili di esercizio abusivo della professione medica o infermieristica.

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Anziani, dal 2025 indennità di accompagnamento a 1380 euro, agli aventi diritto con ISEE

Il Governo ha approvato ieir nel Consiglio dei ministri del 25 gennaio 2024 lo schema di decreto legislativo che inizia l’attuazione della legge delega per la riforma del sistema di assistenza per gli anziani, Legge 33 2023.

Il provvedimento, illustrato in Conferenza stampa, va a rafforzare le misure di sostegno ai non autosufficienti e pone le basi per un sistema meno frammentato e con procedure di accesso ai servizi molto semplificate per tutti gli over 65.

Si sono rispettati i tempi previsti dal PNRR, che richiedevano l’entrata in vigore della legge delega entro il mese di marzo 032 per avere la garanzia dei finanziamenti e anche l’approvazione di questo decreto attuativo che era dovuto entro il mese di gennaio 2024.

Il disegno di legge recante “Deleghe al Governo in materia di politiche in favore delle persone anziane” (C 977) faceva parte infatti delle missioni 5 e 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza PNRR.

Pertanto, per gli anziani non autosufficienti ha dichiarato il vice ministro del lavoro e Politiche sociali Maria Teresa Bellucci “è stato fatto un lavoro importante”, con il via alla sperimentazione di due anni di una prestazione universale a scelta del cittadino “iniziando a mettere in protezione la platea di persone più bisognose e fragili e over-80. Si passerà da un assegno di accompagnamento attualmente pari a 531,76 euro a 1.380 euro, da poter spendere per servizi, cura e assistenza”.

Per l’avvio sono a disposizione oltre un miliardo di euro per il biennio 2024-2025.

Si tratta di una riforma strutturale attesa da vent’anni e piu che mai necessaria dato che l’Italia è il paese con più anziani in Europa, il secondo nel mondo, dopo il Giappone

E’ stato sottolineato che le norme prevedono di creare :

Un Sistema nazionale assistenza anziani, nel quale agiscono sinergicamente Stato, Regioni, Comuni , grazie anche all’interoperabilita delle banche dati al fine di creare un unico sportello di accesso delle persone anziane a tutte le prestazioni una semplificazione delle valutazioni richieste per definire l’invalidità le condizioni dell’anziano e definire le prestazioni cui ha diritto
Grazie in particolare alle risorse del PNRR si prevede un sistema di assistenza domiciliare hoc per gli anziani non autosufficienti che dovrebbe comprendere sia servizi medici -infermieristici che di sostegno nella vita quotidiana
incremento delle strutture residenziali con personale professionale e ambienti adatti alle ridotte capacità fisiche delle persone.
Sono previsti anche strumenti per agevolare la permanenza al lavoro, il turismo per la terza età, l’ alfabetizzazione tecnologica, e per favorire il rapporto con gli animali che ha grande valore anche ai fini della salute.

Si avvia in forma sperimentale per due anni 2025-20’26, un nuovo assegno di accompagnamento per le persone in difficoltà economica ( si parla di una soglia ISEE di 6000 euro) che potrà passare, a scelta dell’assistito:

– da 531 a 1380 euro mensili con un aumento del 200% oppure si potra affiancare all’assegno base una serie di servizi assistenziali dello stesso valore.(assistenza domiciliare o residenza assistita).

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Torremaggiore (Foggia), diverse morti sospette nell’hospice: l’autopsia conferma tracce di sedativi

Depositato dall’istituto di medicina di Foggia l’esito dell’autopsia sui pazienti deceduti misteriosamente nell’hospice di Torremaggiore nel Foggiano: gli esami effettuati hanno confermato la presenza – per 12 dei 15 pazienti – di tracce di Midazolam e Promazina nel sangue, pur non essendo, secondo l’accusa, medicinali prescritti nel piano terapeutico. Si tratterebbe di farmaci con principio attivo che agirebbe sul sistema nervoso per indurre i pazienti ad un rilassamento muscolare. Al centro dell’inchiesta un infermiere di 55 anni finito nel registro degli indagati con l’ipotesi di omicidio volontario.

“Sebbene tali medicinali – spiegano gli inquirenti – siano comunemente utilizzati come sedazione terapeutica e per ridurre lo stato di sofferenza nei malati terminali, necessitano comunque di una prescrizione medica, totalmente assente sui quindici corpi disseppelliti”.

“Il mio assistito – dichiara il legale dell’infermiere, l’avvocato Luigi Marinelli – è stato fin dall’inizio dell’inchiesta tranquillo. Ha sempre sostenuto di aver eseguito ciò che veniva prescritto dai sanitari. Come mai è indagato soltanto lui se nella struttura era presente altro personale? L’infermiere attualmente lavora in una struttura sanitaria della provincia di Foggia dove è stato trasferito dopo l’indagine”.

Censis: la popolazione italiana diminuisce, nel 2050 4,5 milioni in meno

Nel 2050, tra meno di trent’anni, il nostro Paese avrà perso complessivamente 4,5 milioni di residenti, come se le due più grandi città, Roma e Milano, sparissero per sempre. È quanto emergerebbe dal 57esimo rapporto condotto dal Censis sulla situazione sociale dell’Italia.

La flessione demografica il risultato di una diminuzione di 9,1 milioni di persone con meno di 65 anni e di un contestuale aumento di 4,6 milioni di persone over 65. “Ciechi dinanzi ai presagi – viene sottolineato nello studio – Alcuni processi economici e sociali largamente prevedibili nei loro effetti sembrano rimossi dall’agenda collettiva del Paese, o sono comunque sottovalutati”.

Il Rapporto Censis scatta una fotografia sfaccettata della società italiana, affrontando il tema del lavoro, del benessere, della qualità della vita, eutanasia, famiglia e paure.

Nel 2040 solo una coppia su quattro avrà figli. E il 34,5% della popolazione sarà anziana e sola. Nonhcé, nel 2040 le coppie con figli diminuiranno fino a rappresentare il 25,8% del totale e le famiglie composte da una sola persona aumenteranno fino a 9,7 milioni (il 37% in più). Di queste famiglie, poi, quelle costituite da anziani diventeranno quasi il 60% (5,6 milioni). Secondo le stime, nel 2040 il 10,3% degli anziani continuerà ad avere problemi di disabilità. Gli anziani rappresentano oggi il 24,1% della popolazione complessiva e nel 2050 saranno 4,6 milioni in più: raggiungeranno un peso del 34,5% sulla popolazione nazionale.

Gli anziani di domani saranno sempre più senza figli e sempre più soli.

Altro aspetto da tenere in considerazione è che gli italiani che si sono stabiliti all’estero sono aumentati del 36,7% negli ultimi dieci anni, ossia quasi 1,6 milioni in più. A caratterizzare i flussi più recenti è l’aumento significativo della componente giovanile, sempre secondo quanto emergerebbe dal rapporto Censis presentato oggi a Roma. Nello studio in questione mergerebbe anche che nell’ultimo anno gli espatriati sono stati circa 82mila, di cui il 44% tra 18 e 34 anni (ossia oltre 36mila unità). Con i minori al seguito delle loro famiglie (13.447) che si sfiorano le 50mila persone: pari al 60,4% del totale della popolazione nazionale. Anche il peso dei laureati sugli expat 25-34enni è aumentato significativamente, passando dal 33,3% del 2018 al 45,7% del 2021.

Polizia di Stato di Monza e della Brianza riceve al numero di emergenza chiamate che segnalano tentativi di truffa ai danni di anziani

Nel primo pomeriggio di mercoledi’, 29 novembre, dalle 13.50 circa alle 15.30, cinque persone anziane residenti nel comune di Monza sono state vittime di un tentativo di truffa telefonica.

Le vittime hanno tutte prontamente segnalato alla Centrale Operativa della Questura di Monza la truffa messa in atto da un uomo che, chiamando da un numero anonimo, si presentava in qualità di Maresciallo dei Carabinieri, e segnalava che un parente (figlio/figlia o nipote) del chiamato avesse subito un incidente ed era necessario un versamento di danaro per poterlo aiutare, proponendo poi un incontro per la consegna dei soldi. Questa una classica truffa che in molti casi produce vittime. Immediatamente sono state attivate le Volanti della Polizia di Stato presenti sul territorio, nonché personale della Squadra Mobile che hanno svolto controlli nelle zone di residenza di coloro che avevano segnalato quanto stava accadendo.

Le tentate truffe segnalate si sono concentrate nei quartieri Cazzaniga e Triante della città di Monza, ma il fenomeno è altamente diffuso in tutta la Provincia.

Altra metodologia di truffa e’ quella in cui si presenta il tecnico dell’acqua che chiede di controllare delle apparecchiature in casa e mentre la vittima accompagna il finto tecnico a controllare quanto richiesto, un complice entra in casa e sottrae quanto di calore riesce a trovare, oppure in altre occasioni con altri raggiri si fanno direttamente consegnare quanto di valore e’ conservato in casa.

La Polizia di Stato richiama l’attenzione di tutti i cittadini, ricordando di non fidarsi di sconosciuti che fanno richieste di denaro e di tenere a mente il modus operandi dei truffatori: essi molto spesso si spacciano per appartenenti alle Forze dell’Ordine e riferiscono di danni subiti dai parenti delle loro vittime per i quali è necessario accreditare dei soldi su un conto bancario o consegnarli in contanti in un posto concordato.

Invitando infine, tutti i cittadini, a segnalare qualsiasi comportamento sospetto o tentativi di truffa subiti al 112 – Numero Unico d’Emergenza NUE così che con la collaborazione dei cittadini ed il maggior numero di informazioni fornite si possa riuscire ad arginare il fenomeno.

foto crediti questuradimonzaebrianza

Nuovo rapporto sulla solidarietà intergenerazionale e il ruolo centrale degli over 65 nella società

L’Italia è il Paese più vecchio d’Europa, con il 23,5 per cento della popolazione che attualmente ha più di 65 anni. Un tasso destinato ad aumentare nei prossimi anni, superando più di un terzo della popolazione totale entro il 2050. Questo cambiamento demografico è spesso percepito come un freno, dando un’impressione negativa del contributo degli over 65 che, al contrario, possono agire nella società come forza unificatrice.

Che ruolo svolge la popolazione anziana nella società? Possiamo ancora parlare di conflitto intergenerazionale? Cosa si può fare per migliorare la coesione intergenerazionale? Quali sono i benefici della Silver Economy sul sistema paese?

Nel corso di questo evento, che si è tenuto questa mattina in Sala Zuccari, Palazzo Giustiniani, Senato della Repubblica – Via della Dogana Vecchia 29, sono stati presentati i risultati italiani dell’indagine internazionale “Unifying Generations” di Edwards Lifesciences, realizzata con l’obiettivo di misurare il contributo sociale ed economico degli ultrasessantacinquenni alla società e raccogliere informazioni su come le generazioni più giovani e quelle più anziane si percepiscono reciprocamente.

Ha preso parte all’incontro Mario Occhiuto, Senatore, Co-presidente Intergruppo parlamentare qualità della vita nelle città
Daniela Sbrollini, Senatrice, Co-presidente Intergruppo parlamentare qualità della vita nelle città
Roberto Pella, Deputato, Co-presidente Intergruppo parlamentare qualità della vita nelle città e Vicepresidente ANCI – Associazione nazionale comuni italiani

Andrea Lenzi, Presidente comitato nazionale per la biosicurezza, le biotecnologie e le scienze della vita (CNBBSV) della presidenza del Consiglio dei ministri e Presidente Health city institute
Luigi Mazzei, Direttore generale Edwards Lifesciences Italia
Elvia Raia, Presidente Federcentri APS
Mariuccia Rossini, Presidente Silver economy network
Eleonora Selvi, Presidente Fondazione Longevitas
Federico Serra, Segretario generale Health city institute e C14+
Miriam Severini, Kiwanis Chieti – Pescara D’Annunzio
Ketty Vaccaro, Direttore area welfare e salute Fondazione Censis

È stata invitata all’evento Maria Teresa Bellucci, Deputata, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali.

«Gli anziani rappresentano una parte vitale della nostra popolazione e l’intergenerazionalità è una risorsa che la politica ha il dovere di incentivare. Occorre promuovere i sani stili di vita, perno delle politiche di prevenzione, e agire a partire dai contesti urbani, agevolando le persone a mantenere una vita attiva a tutte le età», dichiara il Sen. Mario Occhiuto, Co-presidente Intergruppo Parlamentare Qualità della vita nelle città, Segretario VII Commissione del Senato, «Il nostro Intergruppo è già impegnato su questo fronte attraverso la firma, avvenuta nei mesi corsi, di un protocollo d’intesa sull’invecchiamento attivo con altre sette organizzazioni, che costituisce un’alleanza strategica per promuovere l’inclusione sociale, la vita attiva, la salute nelle città anche in una prospettiva “age-friendly” al fine di migliorare la qualità della vita dei cittadini in termini di sana longevità. La riflessione di oggi offre dati importanti per costruire un percorso che sostenga, con atti concreti, le relazioni intergenerazionali nel nostro Paese».

«Il rapporto fra le diverse generazioni rappresenta una risorsa fondamentale del nostro Paese», dichiara la Sen. Daniela Sbrollini, Co-presidente Intergruppo Parlamentare Qualità della vita nelle città, Vicepresidente della X Commissione del Senato, «Dall’incontro di oggi emerge uno scenario reale che è in netto contrasto con la narrazione predominante di un conflitto intergenerazionale. Al contrario, si delinea un quadro chiaro del contributo sociale ed economico fondamentale apportato dagli anziani, un contributo che è molto apprezzato dai giovani. La società spesso considera l’invecchiamento della popolazione come un problema, ma, invece, una popolazione anziana sana, attiva e impegnata può dare un contributo significativo a tutta la comunità, e incentivare questo scambio fra le generazioni deve essere una priorità per la politica».

«Gli anziani rappresentano nel nostro Paese un supporto essenziale per le proprie famiglie, per la comunità locale e per la società in generale, sia dal punto di vista sociale sia economico», dichiara l’On. Roberto Pella, Co-presidente Intergruppo Parlamentare Qualità della vita nelle città e Vicepresidente ANCI, Associazione nazionale comuni italiani, «Lungi dall’esserci un conflitto tra le generazioni, è comune convinzione che la tutela delle persone anziane si realizza attraverso sempre maggiori possibilità di interazioni e coesione intergenerazionali e che vi è la necessità di un continuum di servizi volti a favorire la dimensione della vita di relazione. Dobbiamo pensare alle nostre città come spazi che facilitino questo incontro, promuovendo e consolidando questo patto fra le generazioni, che rappresenta un pilastro per la crescita del nostro Paese. Gli imminenti decreti attuativi del Ddl Anziani siamo convinti andranno in questa direzione, dando finalmente corpo ai contenuti di una riforma che ha rappresentato una vera svolta in questo senso».

«I dati del rapporto presentato oggi sono assolutamente incoraggianti», dichiara Eleonora Selvi, Presidente Fondazione Longevitas, «L’ageismo è, purtroppo, un fenomeno innegabilmente presente nella nostra società, in sanità, dove assistiamo a discriminazioni nell’accesso all’assistenza sanitaria, nei luoghi di lavoro, nelle rappresentazioni dei media, nella pubblicità. Rafforzare i legami intergenerazionali rappresenta il miglior modo per contrastare questo fenomeno, e da questo punto di vista l’Italia, in ragione delle sue dinamiche demografiche, deve diventare un faro di civiltà e inclusione».

«Il quadro che emerge dal rapporto presentato oggi offre elementi interessanti sul ruolo della popolazione anziana nella società e sul potenziale della solidarietà intergenerazionale, smentendo il luogo comune di un conflitto intergenerazionale e di una generazione più anziana che rappresenterebbe solo un peso per la società», dichiara Ketty Vaccaro, Direttore Area Welfare e Salute Fondazione Censis, «Il contributo sociale ed economico apportato dagli anziani appare chiaro, come anche l’apprezzamento da parte della generazione più giovane rispetto a questo contributo e il desiderio che le relazioni intergenerazionali, già molto presenti nel nostro Paese, siano incentivate. L’Invecchiamento della popolazione, che è un dato strutturale nel nostro contesto, va considerato ed affrontato in una chiave nuova, non solo sotto il profilo dell’equilibrio del welfare e delle innegabili necessità assistenziali ma anche come una conquista sociale ed una enorme potenzialità, che va supportata attraverso interventi che garantiscano una qualità di vita adeguata e facilitino la coesione intergenerazionale e tutti i benefici che ne derivano».

«Vivendo più a lungo e in maniera più sana, è importante trasformare la percezione della generazione più anziana», sottolinea Luigi Mazzei, Direttore Generale di Edwards Lifesciences Italia, «Il rapporto Unifying Generations, commissionato da Edwards Lifesciences, fa luce sul prezioso contributo sociale ed economico della popolazione anziana e dimostra l’importanza di proteggerne la salute e il benessere».

Una vita davanti alla tv fa aumentare il rischio di demenza

Un recente studio ha monitorato centinaia di migliaia di persone anziane, di cui riferisce il Paìs, studiando la sedentarietà che fa male al cervello, ma soprattutto lo stare seduti davanti alla tv.

“La connessione tra stile di vita sedentario e demenza non è stata ancora stabilita in modo categorico”. Però “uno dei più grandi studi fino ad oggi compiuti esamina questa relazione”, sottolinea il quotidiano.

Infatti, “i ricercatori di diverse università degli Stati Uniti hanno confrontato lo stato di salute mentale di 146.651 anziani quando avevano un’età media di 64,5 anni con la loro situazione dieci anni dopo. In quel periodo, a 3.507 di loro (circa il 2,5%) fu diagnosticata la demenza”. I partecipanti allo studio, ottenuti da un impressionante strumento di salute pubblica (il database britannico Uk Biobank), hanno completato una serie di questionari per sapere qual era la loro attività fisica e il tempo che trascorrevano seduti, guardando la televisione o davanti al computer (escluse le ore lavorative).

Riporta il Paìs: “Il punto di forza di questo nuovo studio è che rivela una relazione coerente tra stile di vita sedentario e salute mentale, ma non uno stile di vita sedentario qualsiasi. I questionari chiedevano ai partecipanti quante ore al giorno trascorrevano guardando la televisione o davanti allo schermo di un computer. Quello che hanno osservato è che più tempo trascorri seduto davanti alla televisione, più è probabile che tu abbia la demenza dopo un decennio di follow-up. La percentuale di aumento del rischio sale al 40%. Ma lo stesso non accade con i computer: la probabilità di sviluppare demenza in questo caso scende al 20%”, si può leggere nel servizio che riporta la sintesi della ricerca di diverse università Usa.

Passività dell’azione e immagini televisive hanno rivelato una relazione e una concausa degenerativa cerebrale. Diverso sarebbe stato invece se alla fruizione della tv si sarebbe abbinata anche un’attività fisica in qualche modo distraente.

foto crediti tebigeek.com

Il Papa: «Ricordati che anche tu sarai anziano o anziana»

Papa Francesco nell’udienza generale del mercoledì ha proseguito il ciclo di catechesi sulla vecchiaia, incentrando la sua riflessione sul tema “Non mi abbandonare quando declinano le mie forze”.

Il Salmo 71, ha detto ancora il Santo padre, Papa Francesco “ci incoraggia a meditare sulla forte tensione che abita la condizione della vecchiaia”. Questo processo “diventa, però, un’occasione di abbandono, di inganno, prevaricazione e di prepotenza, che a volte si accaniscono sull’anziano. Una forma di viltà nella quale ci stiamo specializzando in questa nostra società”. “È vero – ha continuato il Santo padre – . In questa società dello scarto gli anziani vengono messi da parte e soffrono”.

“Non manca, infatti, chi approfitta dell’età dell’anziano, per imbrogliarlo, per intimidirlo in mille modi”, ha continuato papa Francesco. “Spesso leggiamo sui giornali o ascoltiamo notizie di anziani che vengono raggirati senza scrupolo per impadronirsi dei loro risparmi; o che sono lasciati privi di protezione e abbandonati senza cure; oppure offesi da forme di disprezzo e intimiditi perché rinuncino ai loro diritti”.

“Anche nelle famiglie, e questo è grave ma succede, accadono tali crudeltà. Gli anziani scartati – ha aggiunto il Papa a braccio -, abbandonati nelle case di riposo senza che i figli vadano a trovarli o se vanno vanno poche volte all’anno. L’anziano messo all’angolo dell’esistenza. E questo succede oggi. Succede sempre. Dobbiamo riflettere su questo”.

“E come mai la politica, che si mostra tanto impegnata nel definire i limiti di una sopravvivenza dignitosa, nello stesso tempo è insensibile alla dignità di una affettuosa convivenza con i vecchi e i malati?” ha domandato papa Francesco ai presenti in udienza generale.

“Ognuno di noi può pensare oggi agli anziani della famiglia, come io mi rapporto con loro, nel ricordo, vado a trovarli”, “li rispetto…”. “Gli anziani che sono nella mia famiglia, pensiamo papà, mamma, nonno, nonna, zii, amici. Li ho cancellati dalla mia vita o vado da loro a prendere saggezza? La saggezza della vita. Ricordati che anche tu sarai anziano o anziana. La vecchiaia viene per tutti” ha aggiunto Francesco parlando a braccio.

“E come tu vorresti essere trattato o trattata nel momento della vecchiaia, tratta tu gli anziani oggi. Sono la memoria della famiglia, la memoria dell’umanità, la memoria del Paese – ha sottolineato il Pontefice -. Custodire gli anziani che sono saggezza”.

“Il Signore conceda agli anziani che fanno parte della Chiesa la generosità di questa invocazione e di questa provocazione. Questa fiducia nel Signore la contagi a noi e questo per il bene di tutti. Di loro, di noi e dei nostri figli”, ha concluso.

Stretta sul vaccino, terza dose a tutti gli over-60. La circolare del ministero

Disponibile la terza dose di vaccino anti-Covid per chi ha sessant’anni o più, oltre che per i pazienti fragili. “Alla luce delle ultime deliberazioni di EMA via libera alla terza dose (booster) di vaccino per i fragili di ogni età e per tutti gli over 60 sempre dopo almeno sei mesi dal completamento del ciclo primario di vaccinazione”, si legge in un comunicato emesso dal ministero della Salute che dà notizia della circolare emanata ieri sera.  “L’orientamento che abbiamo tenuto in Italia è stato quello di offrire” la dose booster di vaccino anti Covid “agli over 80, gli ospiti delle Rsa e poi agli operatori sanitari a partire dagli over 60, più esposti al rischio. Naturalmente è importante assicurare questa possibilità a tutti gli operatori sanitari per proteggere loro stessi ma anche per proteggere eventuali pazienti fragili con cui possono venire in contatto. È possibile che nelle prossime ore, o comunque a breve, venga emanata una nuova circolare che dia indicazioni più precise che riguarderanno anche i pazienti iperfragili e vedremo come regolarci con le fasce di età”, aveva annunciato il direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza, rispondendo a una domanda durante la conferenza stampa sull’analisi dei dati del Monitoraggio Covid della Cabina di regia.