La traccia di Dna ricavato dal materiale biologico intorno alle unghie di Chiara Poggi “appartiene certamente ad Andrea Sempio“. Ne è convinto il genetista dell’Università di Pavia Carlo Previderé, che analizzò il Dna di Ignoto 1 nel caso di Yara Gambirasio, al quale si sono rivolti anche i pm diretti da Fabio Napoleone per poi arrivare a riaprire le indagini sul caso di Garlasco.
Le analisi escludono che il Dna appartenga ad Alberto Stasi, l’allora fidanzato di Chiara, condannato a 16 anni di prigione. Secondo la super consulenza chiesta dalla procura di Pavia, come riportano il Corriere della Sera e La Stampa, “le tracce di Dna maschile repertate nelle unghie della vittima sono utilizzabili per la comparazione genetica”. Carlo Previderè è inoltre convinto che “uno dei cinque aplotipi repertati, e precisamente quello relativo ad Andrea Sempio, risultava compatibile con quelli ottenuti dai margini ungueali della vittima”.
Previderè ha così smentito l’unica perizia sul materiale genetico condotta da Francesco De Stefano prima della condanna di Stasi secondo cui il materiale genetico a disposizione era “illegibile” in quanto troppo “degradato”.
Si riaprono, pertanto, le indagini sul 37enne Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara. Che il 13 marzo si è presentato in caserma a Milano, assistito dai suoi avvocati, per il prelievo del Dna, dicendo di essere “molto tranquillo”. Il suo avvocato ha invece definito tutto “una macchinazione”. Secondo il legale Sempio “non si è sottoposto volontariamente al test perché volevamo un’ordinanza del gip, una persona terza”.
Tra i reperti da analizzare a 18 anni di distanza ci sono anche i mozziconi di sigaretta trovati in un posacenere della villetta di Garlasco in cui avvenne l’omicidio, il 13 agosto del 2007. Chiara non fumava ma nessuno analizzò mai quelle cicche che pure erano state fotografate dalla Rilievi.
Poi c’è il giallo sullo scontrino conservato da Sempio: lo scontrino di un parcheggio a Vigevano dove sarebbe andato la mattina del delitto per andare in una libreria. Nell’ottobre del 2008, un anno dopo il delitto, Sempio tirò fuori uno scontrino davanti ai carabinieri, quando venne ascoltato con gli alti amici di Marco Poggi, dicendo: “Faccio presente che ho conservato lo scontrino del parcheggio che vi consegno”. Facendo sorgere il dubbio: perché a distanza di un anno una persona mai sospettata prima avrebbe dovuto conservare lo scontrino di un parcheggio.
La madre di Sempio, inizialmente confermò il viaggio a Vigevano senza mai parlare dello scontrino, parlò di questo ticket solo nel 2017, quando venne aperta un’inchiesta sul figlio: “Lo scontrino è stato ritrovato da mio marito sulla macchina. Ho avuto io l’idea di tenerlo perché essendo successo un fatto così grave ho immaginato che avrebbero sentito gli amici di Marco Poggi per sentire cosa avessero fatto quel giorno”, disse.
Infine restano da chiarire le telefonate fatte da Sempio a Casa Poggi la mattina del delitto. Lui ha sempre detto che con quelle chiamate stesse cercando Marco, il quale però si trovava in Trentino. “Evidentemente non lo sapeva”, ha detto il suo legale.
Già nel 2020, i militari hanno inviato alla Procura di Pavia, competente per l’omicidio di Garlasco, un’informativa dettagliata per chiedere ulteriori approfondimenti fornendo un elenco dettagliato di presunte lacune per un omicidio in cui “bisognerebbe quantomeno prendere in considerazione la presenza di un correo”.
Una nota informativa dei militari elenca una serie di anomalie nelle indagini condotte nella villetta di via Pascoli: “sul dispenser (oltre alle due impronte di Stasi) vi sono numerose impronte papillari sovrapposte”; nel lavandino del bagno, durante il sopralluogo, “si evince chiaramente la presenza di 4 capelli neri lunghi che attestano ovviamente che il lavandino non è mai stato lavato dalla presenza di sangue”; c’è un’impronta sulla parete interna della porta di ingresso su cui “non appare sia stata eseguita alcuna indagine biologica” così come sulla parete delle scale dove fu trovato il corpo senza vita della ventiseienne. Dubbi vengono sollevati, ritenendola “quantomeno parziale” la comparazione sulla suola della scarpa insanguinata.
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