Morte Liliana Resinovich, la Procura: “La perizia impone una profonda rivalutazione”
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La perizia medico-legale sul cadavere di Liliana Resinovich “impone una profonda rivalutazione dell’intero procedimento, forse con eventuali nuovi accertamenti e acquisizioni“, il cui oggetto però “non può ovviamente venire reso pubblico”. Lo ha stabilito il procuratore facente funzioni di Trieste, Federico Frezza, riferendosi al deposito della perizia svolta dai consulenti Cattaneo, Vanin, Leone e Tambuzzi.

Frezza ha assunto la titolarità del fascicolo, solo di recente, come spiegato nella nota, il pm che se ne occupava non è più in servizio a Trieste. Liliana Resinovich è scomparsa a Trieste il 14 dicembre 2021 e il suo corpo trovato senza vita il 5 gennaio 2022 nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico.

Un’ipotesi, una indiscrezione trapelata nell’attesa di leggere la perizia medico-legale vera e propria, sulle spoglie riesumate della donna, depositata due giorni fa in Procura a Trieste dopo numerosi rinvii e comunque dopo tredici mesi (la perizia era stata incaricata dal pubblico ministero titolare dell’inchiesta, Maddalena Chergia, il 26 gennaio 2024).  Liliana Resinovich potrebbe essere stata uccisa, soffocata e sarebbe poi morta per asfissia.

La donna presentava la testa in due sacchetti trasparenti fissati al collo con un cordino e il corpo in due grandi sacchi neri, di quelli utilizzati per la raccolta dei rifiuti solidi urbani, uno infilato dall’alto e uno dal basso.

Ricordiamo, però, che non è certamente, una ipotesi del tutto nuova: in quanto in passato si era già parlato, di soffocamento, ma di suicidio, però. Ma tale tesi non aveva, però, mai convinto il gip del Tribunale, Luigi Dainotti, che l’aveva subito smontata.

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