Funerali Papa Francesco, pagine del Vangelo che si muovono tante volte, capi di stato che si incontrano per trovare la pace
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Oltre 250mila le persone che sono intervenute ai funerali del Santo Padre, questa mattina, in piazza San Pietro. Il quale, che dopo il rito funebre è arrivato a Santa Maria Maggiore in papamobile, tra due ali di folla, per essere poi congedato prima della sua sepoltura, privata. 

Da domani la basilica di Santa Maria Maggiore potrà già accogliere i fedeli che gli vorranno fare visita.

A dare l’ultimo saluto al pontefice, Vescovo di Roma, tanta gente comune, grandi e piccoli, accanto ai grandi capi di Stato e alle teste coronate, e a 160 delegazioni, provenienti da ogni parte del mondo intero.

Presenti da Trump a Zelensky, passando da Starmer a Macron, Meloni e Mattarella, i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, la von der Leyen e la Metsola, a alcuni anche dei leader della nostra opposizione. 

A presiedere la cerimonia il decano del Collegio cardinalizio, Giovanni Battista Re, che nella sua omelia ha detto: “L’immagine del Pontefice a Pasqua rimarrà nei nostri occhi e nel nostro cuore”. Papa Francesco, ha proseguito il cardinale Re, “ha realizzato innumerevoli gesti ed esortazioni in favore dei rifugiati e dei profughi. Significativo anche il suo primo viaggio a Lampedusa, isola simbolo del dramma dell’emigrazione con migliaia di persone annegate in mare. E’ stato un Papa che ha vissuto in mezzo alla gente, con un cuore aperto verso tutti”. E ancora ha ricordato i suoi viaggi apostolici anche in Medioriente, molto rischiosi, per la sicurezza personale.

Lunghi applausi più volte, nei vari passaggi dell’omelia, finendo il cardinale Re con la richiesta per papa Bergoglio: “Ora prega tu per noi”.

Nel suo ultimo “viaggio” terreno, Bergoglio era a bordo di una papamobile, all’uscita dalla Città del Vaticano, fino alla sua sepoltura e tumulazione presso la basilica di Santa Maria Maggiore, dove ha scelto di essere sepolto, nella terra nuda e con una lapide, donata da un benefattore anonimo. Solo con il nome di Franciscus.

Nella Basilica mariana, dove si recava spessissimo in preghiera, prima di ogni suo viaggio apostolico e rientro in Santa Marta. E come aveva fatto anche all’uscita dall’ospedale, molto di recente, alcune settimane fa. Quando portò i fiori alla Madonna, per ringraziarla, dopo che li aveva ricevuti da una donna anziana, e che lui aveva ringraziato, dal quel balconcino del Gemelli, quando si era subito affacciato.

Ad accoglierlo nella basilica mariana una folla di poveri e senzatetto, come da lui deciso.

Secondo le sue  volontà testamentarie.

Quattro bambini di diverse nazionalità che portano delle rose bianche in suo nome, per l’ultima volta all’altare della Madonna.

Molto rappresentativo, anche il momento, dell’incenziazione per concedarlo e affidarlo a Dio, e un fiato di vento che si è alzato proprio sull’altare e sul libro del Vangelo depositato sulla bara del pontefice, che non si muove, fino a quel punto, ma poi si incomincia a muovere, le sue pagine a destra e a sinistra.

Proprio come avvenne con Papa Woitila.

E l’incontro all’improvviso, e non previsto da nessun protocollo in programma, in Vaticano, tra il presidente americano Donald Trump e il presidente ucraino, Zelesky, faccia a faccia, seduti su due sedie, nel centro alla basilica vaticana.

E un ultimo incontro subito dopo la messa, sempre tra i due, e anche tra Trump e Zelesky, Strumer e Macron e i bilatrali tra Trump e Meloni, Trump e Macron.

Tutti incontri che fanno ben sperare. Per un impegno verso una pace duratura e concreta.

ph credit Giovanna Manna