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Race for the Cure, al via la 25esima edizione con il presidente Sergio Mattarella

Alla 25esima edizione della Race for the Care a Roma, la manifestazione sportiva dedicata alla prevenzione del tumore al seno, è stato invitato anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il via alle 10 davanti la Bocca della Verità. Record di partecipanti per la ‘gara’, gli organizzatori ipotizzano 100mila iscritti.

  ”Oggi è una giornata  di grande festa per noi. Siamo super orgogliosi e felici – afferma all’Adnkronos Salute Riccardo Masetti, senologo e presidente della Fondazione Komen che organizza l’evento – siamo onorati di festeggiare i 25 anni della Race con il presidente Mattarella e la sua presenza testimonia che il lavoro fatto è stato significativo.

Ma c’è ancora  tanto lavoro da fare malgrado i progressi e la ricerca contro il tumore al seno, ancora nel mondo 600mila donne perdono la vita per  questo cancro. Sono numeri che non ci possono fare stare seduti ma devono fare unire le forze”. Prima della partenza l’arrivo  dei paracadutisti che atterreranno davanti il palco presidenziale e la consegna delle bandiere della Race for the Cure e dell’Esercito al presidente Mattarella.

CS, una proteina del sangue predice il rischio di cancro e infarto negli anziani

Una ricerca congiunta condotta da Sapienza Università di Roma in collaborazione con I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli, Università LUM Giuseppe Degennaro e Mediterranea Cardiocentro di Napoli e ha messo in luce un’associazione significativa tra ipoalbuminemia (bassi livelli di albumina nel sangue) e un aumento del rischio di mortalità per malattie vascolari e cancro in individui anziani.

La ricerca, condotta sulla base dei dati raccolti dallo studio epidemiologico Moli-sani e pubblicata sulla rivista scientifica eClinical Medicine-Lancet, ha analizzato un vasto gruppo di persone (circa 18.000 soggetti, dei quali 3.299 di età pari o superiore ai 65 anni), dimostrando che livelli di albumina inferiori a 35 g/L sono collegati a un rischio maggiore di morte negli anziani. Questa relazione è stata osservata anche dopo aver escluso fattori come malattie renali o epatiche e stati infiammatori acuti, che possono influenzare i livelli di albumina.

“Oltre a fornirci lo spunto per approfondire con ulteriori ricerche il rapporto tra albumina nel sangue e salute – commenta Licia Iacoviello, direttore del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’I.R.C.C.S. Neuromed e Professore Ordinario di Igiene dell’Università LUM – questo studio può avere implicazioni dirette sulla pratica clinica e sulla prevenzione. La misura dell’albumina nel sangue è infatti un test semplice e poco costoso. È quindi da considerare un’analisi di primo livello, che permetterebbe di porre una maggiore attenzione clinico-diagnostica verso gli individui anziani potenzialmente a rischio. Il nostro studio fornisce anche un valore di riferimento (35 g/L) che può guidare il medico nell’interpretazione della misura di albumina”.

“La possibilità di ottenere indicazioni predittive su malattie con alta incidenza e elevato rischio di morte – come quelle cardiovascolari o i tumori – attraverso un esame semplice e ampiamente disponibile, anche a basso costo, rappresenta una importante conquista per la medicina moderna” – commenta la rettrice della Sapienza Antonella Polimeni. “Questo studio, che conferma e consolida l’eccellenza delle attività scientifica delle università e degli enti di ricerca italiani in campo medico, ha anche un importante valore sociale attribuibile alle possibili ricadute nell’ambito della prevenzione”.

“La nostra analisi – dice Francesco Violi, Professore Emerito della Sapienza Università di Roma e ideatore dello studio – origina dal fatto che nel sangue l’albumina è una proteina che svolge attività antiossidante, antinfiammatoria e anticoagulante. La sua diminuzione, pertanto, accentua lo stato infiammatorio sistemico, facilitando l’iperattività delle cellule predisposte alla cancerogenesi o alla trombosi. È importante,  in questo contesto, sottolineare che cancro e infarto cardiaco condividono una base comune proprio nella presenza di uno stato infiammatorio cronico, e che pazienti a rischio di malattie cardiovascolari, come i diabetici e gli obesi, sono anche a rischio di cancro”.

Un dato interessante della ricerca è che l’ipoalbuminemia è correlata a un livello socioeconomico più basso. Questo solleva un’importante questione sociale, poiché per motivi economici, gli anziani optano spesso per una dieta meno salutare, scegliendo alimenti con proteine meno nobili.

“I risultati del nostro studio – aggiunge Augusto Di Castelnuovo, epidemiologo della Mediterranea Cardiocentro e dell’I.R.C.C.S. Neuromed- mostrano che un livello basso di albumina, oltre a fornire indicazioni sullo stato nutrizionale e sulla salute del fegato, segnala anche una aumentata suscettibilità verso altre gravi patologie. L’ipoalbuminemia potrebbe riflettere quel processo infiammatorio cronico, tipico  dell’invecchiamento, noto come ‘inflammaging’, che potrebbe aver contribuito al rischio elevato di mortalità che abbiamo osservato.”

Astrazeneca: “Il vaccino anti Covid può provocare trombosi rara”

L’azienda AstraZeneca ha ammesso per la prima volta in assoluto che uno degli effetti collaterali del suo vaccino contro il Covid-19 può essere la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS).

A darne notizia è il Telegraph, citando anche documenti presentati in tribunale. È stata presentata un’azione legale collettiva contro l’azienda perché il vaccino, sviluppato insieme all’Università di Oxford, ha causato danni molto gravi o talvolta anche fatali a diversi pazienti, si legge nel comunicato stampa.

“Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute”, si legge in un estratto di un documento fornito dall’azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Secondo i media, sono state presentate 51 richieste di risarcimento all’Alta Corte di Londra, in cui le vittime e le loro famiglie chiedono danni per circa 125 milioni di dollari. La sindrome da trombosi con trombocitopenia causa coaguli di sangue e un basso numero di piastrine, ha spiegato il quotidiano inglese.

La prima richiesta, spiega l’articolo, è stata presentata l’anno scorso da Jamie Scott, che, dopo la somministrazione del vaccino nell’aprile 2021, ha sviluppato un coagulo di sangue e un’emorragia cerebrale, che avrebbe causato danni permanenti al cervello. Viene citato anche il caso della famiglia di Francesca Tuscano, una donna italiana morta nell’aprile 2021 dopo essere stata vaccinata contro il coronavirus. La famiglia della 32enne si è rivolta a un medico legale e a un ematologo, che hanno stabilito che “la morte della paziente può essere attribuita agli effetti collaterali della somministrazione del vaccino Covid-19”. La donna è deceduta per trombosi vascolare cerebrale il giorno successivo alla somministrazione del farmaco di AstraZeneca.

L’azienda ha precisato comunque che “dall’insieme delle evidenze  raccolte negli studi clinici e dai dati del mondo reale, è stato  continuamente dimostrato che il vaccino” anti-Covid  “AstraZeneca-Oxford ha un profilo di sicurezza accettabile e gli enti  regolatori di tutto il mondo affermano costantemente che i benefici  della vaccinazione superano i rischi di effetti collaterali  potenzialmente estremamente rari”.

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Sospeso presidente di Agenas, lasciò una garza in un paziente

La presidenza del Consiglio dei Ministri ha accolto la richiesta, presentata dal ministro della Salute Orazio Schillaci, di sospendere  dall’incarico Enrico Coscioni, il presidente di Agenas, l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, organo tecnico-scientifico del Servizio sanitario che svolge attività di ricerca e di supporto nei confronti del ministro della Salute, delle Regioni e delle Province.

L’annuncio arriva dai parlamentari di Fratelli d’Italia, il senatore Antonio Iannone e il deputato Imma Vietri, che, nelle scorse settimane, avevano presentato un’interrogazione parlamentare al ministro, per chiedere se vi fossero i presupposti per sospendere e o rimuovere dal l’incarico che ricopre presso l’Agenas Enrico Coscioni, primario dell’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno e direttore del Dipartimento di Cardiochirurgia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria, al quale è stata applicata, su disposizione della Procura di Salerno, la misura cautelare interdittiva del divieto di esercizio della professione medica per un anno, a seguito del decesso di un paziente al quale era stata lasciata una garza all’interno del suo corpo durante un intervento chiurgico, e poi sarebbe deceduto.

Schillaci ora ha inviato la richiesta di sospensione alla Conferenza Permanente Stato-Regioni e la questione sarà all’ordine del giorno il prossimo 2 maggio.

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Muore dopo 2 anni di Covid, è il caso sanitario durato più a lungo

Un uomo di 72 anni è morto dopo quasi due anni di Covid (613 giorni di positività ininterrotta): è il caso clinico riferito al Congresso della European Society of Clinical Microbiology and Infectious Diseases (ESCMID) a Barcellona da Magda Vergouwe della Amsterdam University Medical Center.

Gli esperti hanno spiegato che la persistenza dell’infezione nel suo corpo ha portato all’insorgenza di variante nuova altamente modificata geneticamente (con 50 mutazioni).

È il caso di SARS-CoV-2 più lungo mai riportato ed ha riguardato un paziente con basse difese immunitarie, una persona  immunocompromessa.

Il paziente era ricoverato presso l’Amsterdam University Medical Center dal febbraio 2022 con un’infezione da SARS-CoV-2. Il paziente assumeva immunosoppressori nell’ambito di una terapia contro un tumore del sangue, e per questo era immunocompromesso. In particolare aveva assunto un farmaco che elimina i linfociti B (globuli bianchi), inclusi quelli che normalmente producono gli anticorpi diretti contro il SARS-CoV-2.

Giussano (Mb), “Lo sport per favorire l’inclusione”: l’incontro con il ministro Alessandra Locatelli

Nella mattinata odierna, sabato 27 aprile, presso il centro sportivo di Giussano (Mb), Vis Nova Calcio, si è tenuto il convegno dal titolo “Lo sport per favorire l’inclusione: le sfide per una Giussano a portata di tutti” che ha avuto tra i suoi relatori anche il ministro per le disabilità, del Governo Meloni, Alessandra Locatelli.

A fare gli onori di casa, Marco Barollodirettore generale della Vis Nova e il sindaco Marco Citterio: Buongiorno a tutti, grazie a tutta la Vis Nova che oggi ci ospita. Ringrazio tutti i relatori e il ministro Alessandra Locatelli che ci onora oggi della sua presenza. Non a caso, abbiamo scelto di fare qui questo convegno, questo incontro, perché era importante farlo in un luogo che riunisse la gioventu’ a livello sportivo, e quindi non solo calcio, ma anche l’atletica e il tennis, che si pratica in tutto questo plesso, e quindi siamo qui, perché si vuol guardare al futuro, al futuro anche verso le nuove generazioni, che devono crescere con una nuova, maggiore sensibilità, più evoluta, verso le disabilità e l’inclusione. Il tema della disabilità è uno dei più importanti e per questo abbiamo deciso di invitare qui, questa mattina, il ministro delle disabilità Alessandra Locatelli. Che è qui, e ne ha fatto una ragione di vita. La sua è una delega delicatissima, la vede a contatto con  tantissime persone ogni giorno, tantissime realtà, e situazioni.  Sempre protagonista e in prima linea, in mezzo alle persone, come già fatto per il passato con il suo lavoro, l’assessorato alla regione Lombardia, fino ad arrivare ad oggi, con una realtà complessa come è quella del Paese Italia. Oggi al tavolo con noi ci sono anche personalità del mondo dello sport e dell’associazionismo.  L’assessore Sara Citterio, con delega allo sport, alla cultura e istruzione, e il consigliere Roberto Villa con delega allo sport, che insieme, in tutti questi anni, si sono occupati dello sport per  creare un ambiente sempre più coeso ed inclusivo“.

Dopo il sindaco la parola è passata all’assessore Sara Citterio, che ha ricordato come negli ultimi anni, l’amministrazione ha avviato un confronto con le associazioni sportive “per accompagnare i ragazzi in un percorso di crescita e inclusione”.

“Ci siamo trovati di fronte a realtà che, spesso, si scontrano con la rigidità delle regole federali. Ma è stata un’esperienza formativa, e che ha portato sei società a mettersi in gioco da zero, coinvolgendo una dozzina di ragazzi disabili”.

Poi la parola è andata al consigliere  Villa, che si è  focalizzato sue due eventi importanti di inclusione: “Con le associazioni del territorio, abbiamo organizzato un torneo di baskin, che è la disciplina inclusiva per eccellenza, in cui i normodotati ed i disabili giocano insieme. Con l’oratorio di Robbiano e l’associazione Il Mosaico, abbiamo curato una tre giorni, con una conferenza iniziale, una dimostrazione ed infine una prova aperta a tutti. L’input che lancio è questo: parliamone, guardiamo e facciamo insieme”.

Infine a concludere il dibattito,  le testimonianze di vita, di vissuto, di Stefano Meroni e Sabrina Schillaci. Due persone che vivono la disabilità, ogni giorno della loro vita.

Meroni, 37 anni, quasi completamente non vedente da ragazzo, ha sottolineato come  “lo sport è cultura e istruzione, impegno e sacrificio. Sapersi porre obiettivi da raggiungere. Alle medie, i miei insegnanti di educazione fisica mi hanno coinvolto, al di là delle mie difficoltà: la mia medaglia d’oro parte un po’ anche da quella possibilità che mi è stata offerta di fare sport”.

Schillaci, giussanese, ma residente a Besana in Brianza, alla pratica sportiva ci è arrivata un po’ più tardi, da adulta, dopo l’incidente avvenuto a suo marito, da cui ne è uscito tetraplegico e con difficoltà anche importanti, emotive,  per poter superare ed accettare un stile  di vita. Dopo un periodo di depressione e di sconforto, ho maturato il desiderio di diventare ironman, in seguito ad un viaggio fatto a Parigi – ha raccontato Sabrina Schillaci -. Inizialmente mio marito era contrario, perché temeva mi potessi allontanare da lui, ed io avevo sensi di colpa nei suoi confronti. Perché toglievo del tempo a lui. Poi anche lui ha capito che lo sport era l’opportunità per entrambi per tornare a vivere. Ho deciso, così, quindi di iniziare a raccontare la mia storia, per far comprendere che, dietro un disabile, c’è sempre chi si prende cura di lui. Nel 2023 è nato il mio progetto dal titolo “Race across limits” che è divenuto poi un’organizzazione di volontariato. Proponiamo percorsi di benessere per i caregiver: perché chi si prende cura di sé, è maggiormente in grado di fare del bene anche alla persona che segue”. Poi la nascita anche di un libro, dal titolo “Volevo essere un supereroe ma il costume di wonder woman era finito”.

E a finire l’intervento della ministra Alessandra Locatelli che ha spiegato come la riforma del settore della disabilità, che è attualmente è in itinere: “Fino a 30 o 40 anni fa, si pensava che i disabili dovessero stare chiusi in casa, immobili. Oggi per fortuna non è più così: ce lo insegna Stefano Meroni, che ha appena conquistato una medaglia d’oro mondiale a Rio de Janeiro. I servizi sono però troppo frammentati, mentre la persona è una. Uno dei decreti attuativi della riforma prevede il progetto vita, che inquadra il disabile nel suo complesso e tiene conto anche del settore dello sport”. Il ministro ha dunque concluso dicendo che “Abbiamo deciso di accompagnare la riforma anche sostituendo nelle norme la parola “handicappato” con la parola “persona con disabilità”Tutti devono avere la medesima dignità ed i medesimi diritti. Lo sforzo ora è accelerare il cambiamento. Per l’autonomia del singolo, e lo sport fa molto, fa la differenza. Anche per questo, lavoriamo ad una proposta di legge, affinché i giochi studenteschi diventino sempre più inclusivi.

Marco Citterio, sindaco uscente di Giussano, è ora candidato per il secondo mandato, per le elezioni del prossimo mese di giugno 2024. Sostenuto dai partiti di centro destra – unito e dalla lista civica “Progetto Giussano”

Il ministro Locatelli, prima di fare tappa a Giussano, era stata a questa mattina a Triuggio per un momento di confronto con le famiglie e le associazioni locali, ospitata dal centro Mirabilia Dei, dove era stata accolta da Fabio Scandizzocandidato sindaco della lista civica Tradizione e Futuro.

 

ph credit Giovanna Manna

 

 

Medicina, iscrizione dal 2025 senza test di ingresso al primo semestre

Ci si potrà iscrivere liberamente, senza dover passare attraverso il test di ingresso, al primo semestre di Medicina e chirurgia, Medicina veterinaria e Odontoiatria e protesi dentaria.

È quanto prevede oggi la riforma, da ieri dell’accesso alla facoltà di Medicina Odontoiatria e protesi dentaria. Verranno individuate le discipline in area biomedica, sanitaria, farmaceutica e veterinaria che devono essere superate per l’ammissione al secondo semestre. Nel caso di mancata ammissione, verranno riconosciuti i crediti formativi utili per potere cambiare facoltà. Le nuove norme dovrebbero scattare nel 2025.

“Trasparenza, equità, merito: è su questi principi che il governo e il ministero dell’università vogliono riformare l’accesso a Medicina, combinando le legittime aspirazioni degli studenti alle necessità del sistema sanitario. Sappiamo che nei prossimi anni potremo formare almeno 30mila futuri nuovi medici, ai quali dobbiamo garantire una preparazione di qualità, attenta soprattutto alle opportunità che le nuove tecnologie offrono in campo medico”. Lo ha spiegato ieri il ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini. “Stiamo lavorando ad una riforma strutturata che superi il numero chiuso e punti all’eccellenza formativa e alla valorizzazione delle competenze. Siamo sulla buona strada. Sono davvero orgogliosa del percorso che anche il Parlamento ha avviato, all’insegna dell’ascolto, della massima collaborazione e dell’unità di intenti”.

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Ancora poche donne agli screening, un sms per informarle e chiamarle

Il ministro della Salute Orazio Schillaci in occasione di un evento organizzato alla Casa del Cinema di Roma per la Giornata nazionale della Salute della Donna, che si è celebrata il 22 aprile scorso, promossa dal ministero della Salute e Fondazione Atena Donna ha ribadito l’importanza della prevenzione.

“Il benessere delle donne lungo tutto l’arco della vita è un presupposto irrinunciabile per la piena realizzazione del diritto alla salute, garantito dalla nostra Costituzione. – ha detto Schillaci durante il suo intervento – Con questa consapevolezza siamo impegnati per migliorare la prevenzione, l’assistenza e la cura. Il nostro servizio sanitario vanta numerose eccellenze”.

Il ministro ha poi sottolineato come “l’Italia sia un Paese all’avanguardia nella terapia del tumore al seno da molti anni” ricordando che “dopo il periodo della pandemia c’è stato un incremento importante nelle adesioni agli screening, con le solite differenze inaccettabili tra Nord, Centro e Sud”.

“Credo che sia importante oggi avere anche strumenti più moderni per ricordare alle donne l’adesione agli screening, penso non solo all’invito con la lettera per posta ma magari a mandare anche in accordo con le Regioni un sms e insistere anche un po’ di più” – ha evidenziato – “E’ un problema a volte credo anche culturale ed è un peccato perché abbiamo una rete di Breast Unit all’avanguardia con risultati in termini di sopravvivenza superiori alla media europea, siamo un modello per la stessa Europa come mi ha ribadito quando mi è venuta a trovare due settimane fa la commissaria europea Kyriakides”.

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Napoli, laurea in Medicina e Chirurgia a 73 anni

A Napoli, un uomo di 73 anni, Enzo Fernando Buccoliero, ha coronato il suo sogno di una vita, laurearsi. E così, dopo 54 anni, trascorsi è riuscito a  laurearsi in Medicina e Chirurgia all’Università Vanvitelli di Napoli.

Lo aveva promesso a suo padre prima che morisse. L’uomo ha organizzato un piccolo pullman per portare nipoti, amici e pronipoti con sè dal paese, Sava, in provincia di Taranto, dove vive, sino a Napoli, per condividere la gioia e l’emozione di quella giornata.

Buccoliero ha discusso con emozione la sua tesi in Malattie nervose e mentali dal titolo “Parkinson e parkinsonismi atipici (plus)”, assegnatagli dal suo relatore, Antonio Gallo, professore associato di Neurologia presso la I Clinica Neurologica dell’Ateneo Vanvitelli. “Una storia esemplare di resilienza – ha commentato al termine della seduta di laurea il professor Gallo -. Enzo Buccoliero è rimasto iscritto all’università per 54 anni perché, nonostante le tante avversità che la vita gli ha riservato, voleva portare a termine i suoi studi iniziati nel 1970. Nulla lo ha fatto desistere, nemmeno le sveglie alle 2 di notte per mettersi in autobus alle 5 del mattino, facendo 7 ore di viaggio e, spesso, restando sveglio anche la notte successiva aspettando in stazione il bus del ritorno. Questo per ogni esame, incontro con i docenti o per seguire i corsi”.

I primi abbracci dopo la proclamazione a Dottore in Medicina e Chirurgia sono quelli dei suoi nipoti, figli del fratello maggiore che non c’è più, ma che era stato l’artefice della sua iscrizione alla Facoltà di Medicina, come si chiamava all’epoca. “Mio fratello si stava laureando in Lettere qui a Napoli – ha raccontato il 73enne -. E mi ha spinto a iscrivermi a Medicina. Poi sono accadute tante cose: la malattia di mia madre, che ho assistito per 18 anni, poi quella di mio padre, più breve ma altrettanto dolorosa e che esigeva cure, le difficoltà economiche, il mio lavoro da agricoltore. La vita può deviare il tuo percorso, rallentarlo, ma questo non significa che non si può egualmente raggiungere la meta, i propri sogni. Anche a 73 anni, come è successo oggi a me”.

foto web dal sito ufficiale

Milano, va in arresto cardiaco mentre è in metropolitana: salvato da una coppia di infermieri

Si trovava nella Metropolitana di Milano, fermata Lambrate quando un  uomo di circa 30 anni è caduto per terra, perdendo i sensi. Vivo grazie a due infermieri, Simone Oliva e Francesca Taddio, di 25 e 24 anni, conosciutisi (e fidanzatesi) al corso di Laurea in Infermieristica dell’Università di Salerno che dal 2022 vivono a Milano, ed erano anche loro in quel preciso istante lì.

Dopo una giornata di lavoro stavano rientrando a casa. Tra i due è bastato uno sguardo: immediata la divisione dei compiti. Lei al telefono con il 118, lui impegnato con il massaggio cardiaco fino al lieto fine: il ragazzo ritorna a respirare. Ora raccontano quello che è successo con il sorriso, ma precisano: “Non chiamateci eroi”.

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