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Vaccini contro tumori e malattie cardiache entro il 2030

Entro il 2030 milioni di persone potrebbero salvarsi la vita grazie a dei nuovi vaccini studiati a posta per il cancro, le malattie cardio vascolari e autoimmuni. A dirlo è Paul Burton, a capo di Moderna, in 5 anni saranno disponibili, avverte, trattamenti per “tutti i tipi di patologie”. “Avremo il vaccino per il cancro e sarà altamente efficace e salverà centinaia di migliaia, se non milioni di vite. Penso che saremo in grado anche di poter offrire vaccini contro il cancro personalizzati contro diversi tipi di tumore a persone in tutto il mondo”, ha affermato in un’intervista rilasciata al The Guardian, il capo medico di Moderna.

E poi, anche Pfizer sostiene di aver fatto importi progressi anche in questo senso.

Ma ricercatori avvertono che la minaccia potrebbe arrivare da un allargamento del conflitto in Europa.

L’attenzione potrebbe calare, e i fondi per l’investimento della ricerca indirizzati verso altro.

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Oncologia, terapie avanzate tra Molecolar Tumor Board e cure territoriali

L’oncologia è probabilmente la frontiera più avanzata nell’ambito della ricerca scientifico-clinica, dello sviluppo di nuove terapie, della definizione di nuovi approcci organizzativi: basti pensare ai risultati eccezionali dell’immunoterapia ed all’introduzione dei molecolar tumor board e delle terapie a bersaglio molecolare. Ma questi nuovi scenari come si calano nel quotidiano delle professioni sanitarie, ambito vastissimo di operatività e organizzazione? Come si comporterà il SSN a fronte di terapie che possono arrivare a costare alcune centinaia di migliaia di euro? Nell’affrontare tutti questi temi, la sessione “Nuovi orizzonti terapeutici in oncologia: tra etica, real life e sostenibilità”, svoltasi ieri all’interno del XLIII Congresso SIFO, è stata una di quelle centrali nel programma dell’evento perché – ha sottolineato il presidente del Congresso Alessandro D’Arpino – “è indispensabile riportare, in ambito oncologico, il dibattito sui binari delle evidenze scientifiche, al fine di guidare le scelte anche in ottica di sostenibilità di sistema”. In questi anni pandemici sono state perse molte prestazioni, anche in campo oncologico, con conseguente diminuzione dei consumi di farmaci appartenenti a determinate categorie, “ora la sfida – ha proseguito il presidente del Congresso – è quella di garantire la tempestività delle terapie, e anche la sostenibilità in presenza di un aumento di prestazioni, dovuta al recupero di quelle attività perse per la pandemia, e in presenza dell’arrivo di nuovi farmaci oncologici ad altissimo impatto economico”. Ecco quindi la necessità di un approccio multidisciplinare, perché oncologi, farmacisti ospedalieri, direzioni generali e provveditori possano governare insieme un ambito dall’importante impatto clinico-economico-organizzativo. “Di fronte alla gestione delle terapie oncologiche si sta affermando una trasversalità multidisciplinare”, afferma D’Arpino, “il confronto tra stakeholder professionali è oggi essenziale, al fine di trovare sempre il miglior modello organizzativo che veda al centro il paziente. Non è più in linea con i tempi la figura del farmacista ospedaliero chiuso nelle quattro mura del suo ufficio, ma occorre aprirsi e confrontarsi portando al tavolo di gestione terapeutica la propria professionalità come una delle tessere del mosaico che compongono il percorso del paziente”.

Certamente l’oncologia vive una continua spinta in avanti dal punto di vista dell’innovazione terapeutica: in questo ambito che ruolo stanno interpretando oggi i farmacisti ospedalieri? Risponde Elisabetta Rossin, coordinatore nazionale dell’Area scientifica oncologia di Sifo: “Nell’ambito della medicina personalizzata delle terapie oncoematologiche sono stati raggiunti risultati che hanno cambiato il corso di molte patologie tumorali. Oggi si parla di profilazione genomica, di passaggio dalla oncologia tradizionale a quella mutazionale e di immunoterapia, e si comprende come le terapie avanzate abbiano generato una necessità di ulteriore specializzazione del farmacista nell’acquisizione di nuove conoscenze. Una specializzazione che poi si è tradotta nell’inserimento della figura del farmacista nei team multidisciplinari e nei Molecolar Tumor Board per la valutazione dei farmaci innovativi all’interno di setting specifici”. Soprattutto sui MTB si sta poi concentrando l’attività SIFO, anche grazie ad una survey della società scientifica che sarà pubblicata nelle prossime settimane e che cercherà di realizzare una prima fotografia dei Board già esistenti (che sono soprattutto a carattere regionale ed oggi sono già attivati in circa 20 situazioni). Ma quale rapporto c’è oggi tra le due figure centrali di questo team, ossia il farmacista ospedaliero e l’oncologo? “E’ un rapporto di sinergia e alleanza” risponde Rossin, “finalizzato ad aumentare la qualità delle cure, di continua interazione professionale per la riduzione del rischio di errore, ma anche di comunicazione e confronto sulle modalità di gestione dei farmaci e la condivisione dei protocolli clinici. E’ soprattutto è una partecipazione condivisa, con il farmacista che supporta l’oncologo anche nell’acquisizione complessa dei nuovi farmaci”.

Se questo è lo scenario all’interno dei rapporti multiprofessionali, allora si comprende come nella sessione del Congresso SIFO si sia tanto parlato di real life: il farmacista ospedaliero può essere il punto di collegamento tra pazienti, equipe medica e organizzazione delle cure? Conclude Elisabetta Rossin: “I dati informano su appropriatezza di interventi e cure, e sulle disuguaglianze: vi è quindi la necessità di puntare sempre più sui dati di real life come opportunità per capire meglio come curare, per generare evidenze e conoscere meglio gli ambiti di trattamento. Inoltre lo scenario che stiamo vivendo in continuo cambiamento orienta l’azione verso la territorializzazione delle cure, anche oncologiche. Ci troviamo pertanto all’esordio di un passaggio organizzativo che vede la figura del farmacista protagonista ed erogatore di quella che possiamo definire pharmaceutical care”.

Perdita di memoria, possibili cause

La perdita di memoria non è più considerata una parte inevitabile dell’invecchiamento umano: “I primi lievi cambiamenti cognitivi – che una volta erano ritenuti un normale invecchiamento – sono in realtà i primi segni di demenza progressiva, in particolare del morbo di Alzheimer”, afferma Robert S.Wilson, PhD, neuropsicologo presso il Rush University Medical Center. “La patologia nel cervello correlata all’Alzheimer e ad altre demenze ha un impatto molto maggiore sulla funzione della memoria nella vecchiaia di quanto abbiamo riconosciuto in precedenza”.

Ma la perdita di memoria può essere causata anche da amnesia, a volte anche permanente, a seconda della gravità della lesione. Una ricerca mostra infatti che può anche aumentare il rischio di demenza più avanti nella vita.

Un’altra causa causa di perdita di memoria, può essere rappresentata da un evento traumatico, fortemente devastante. Come spiega Fabiana Franco, PhD che ci ha profondamente segnati: “Le persone che subiscono un evento devastante come un incidente d’auto, un disastro naturale o un attacco terroristico possono non ricordare l’incidente che gli è avvenuto.“ “È anche, non ricordare cosa gli è accaduto prima o subito dopo l’incidente. Allo stesso modo, molti adulti che hanno subito abusi sui minori hanno difficoltà a ricordare grandi periodi di tempo dall’infanzia”.

Anche i tumori cerebrali influiscono negativamente sulla capacità di ricordare: “La disfunzione cognitiva è una complicanza frequente nei sopravvissuti a lungo termine di tumori cerebrali e può essere correlata sia al tumore al cervello che al suo trattamento, inclusi chirurgia, radioterapia e chemioterapia”, conclude Weill Cornell Medicine Brain and Spine Center.

Come anche l’assunzione di alcol e sostanze stupefacenti, che possono comunque contribuire ad un declino cognitivo, perdita di memoria.

Oms, inquinamento e crisi climatica minacce per la salute

Secondo l’Oms, tumori, malattie infettive, infarti, ictus e asma, possono essere legati allo smog, all’inquinamento di acque, surriscaldamento globale e consumo del suolo: oltre 13 milioni infatti, sarebbero i decessi in tutto il mondo, ogni anno, dovuti a cause ambientali evitabili, inclusa la crisi climatica, che è “la più grande minaccia sanitaria per l’umanità”.

E’ un appello quello dell’Oms a prenderci cura della nostra salute prendendoci cura anche del nostro pianeta.

Un messaggio che arriva anche nel giorno del World Health Day, Giornata Mondiale della Salute che si celebra domani 7 aprile. Che per quest’anno ha scelto come tema proprio la salute e il pianeta.

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Paziente con tumore: “Da 9 mesi aspetto l’intervento per un tumore”

“Al Policlinico di Catania i medici mi hanno spiegato che mi avrebbero asportato la tiroide per un nodulo a rischio 30% di carcinoma, verificato con l’ago aspirato. Era aprile del 2021. Avrei dovuto essere operata massimo alla fine di settembre. Sono nove mesi che aspetto una telefonata, io e la mia famiglia viviamo nell’ansia e nella paura di quello che mi può succedere”. Queste le parole di Laura, 54 anni, paziente malata di tumore. Impiegata in un ufficio del ministero della Giustizia di Agrigento.

Ed una delle migliaia di pazienti entrati in lista d’attesa perché i reparti sono occupati di malati di Covid. E anche il personale sanitario è impegnato per fronteggiare tale emergenza.

“Le liste d’attesa per gli interventi chirurgici non d’urgenza includono anche le operazioni dei tumori, da quello della mammella, allo stomaco, al colon. Sono interventi che vanno fatti entro 15-20 giorni e non certo dopo tre mesi e oltre, perché ne va della vita delle persone”, spiega Francesco Cognetti, presidente della Federazione degli oncologi, cardiologi ed ematologi commentando lo stop alla chirurgia programmata a causa dell’aumento della pressione sugli ospedali per il Covid.

“Al Policlinico mi avevano detto che sarei stata operata entro tre mesi, ma così non è stato. Mi spiegano che c’è carenza di personale, mancano gli anestesisti – riferisce Laura – in questa lunga attesa continuo a lavorare cercando di dare il meglio, ma la notte è sempre più difficile dormire, sento una forte compressione alla gola, non so neppure se è l’angoscia o per la malattia”. “Ho chiamato il medico che mi segue ma non ha saputo darmi una data – si sfoga – provo un terribile senso di impotenza, a chi mi dovrei rivolgere? Se andassi in un altro ospedale dovrei ricominciare la trafila delle analisi e degli esami. E poi non voglio provare fuori dalla Sicilia, già così è difficile per me e i miei familiari, lontano da casa sarebbe ancora peggio”. “Ho chiesto ai medici del Policlinico di Catania di attivarsi, di far sapere all’esterno quello che sta succedendo, di far sentire agli altri la nostra voce – propone – non si possono lasciare le persone in queste condizioni, senza sapere come evolve la malattia”.

Basile è uno dei medici che raccolgono direttamente i timori dei pazienti: “Le persone in lista d’attesa ci chiamano in lacrime, non avere un orizzonte, una data su quando saranno sottoposti all’intervento è terribile, abbiamo centinaia di persone solo qui da noi, per diverse patologie, in questa situazione” Cognetti dal canto suo punta il dito contro la mancanza di ascolto di questa drammatica situazione: “Il ritardo nelle operazioni dei pazienti con tumore è gravissimo, poiché in oncologia solo il 10-20% dei casi rientra nella definizione di emergenza. Tutti gli altri ne sono fuori. Lo diciamo da due anni, da quando i pazienti Covid hanno riempito i letti degli ospedali, ma nessuno ci ascolta”.

Tumori, nel 2020 a causa del Covid, posticipato il 99% degli interventi a seno e a prostata

In Italia, nel 2020, il 20% dei decessi Covid-19 ha riguardato malati oncologici, sono stati posticipati il 99% degli interventi per tumori alla mammella, il 99,5% di quelli alla prostata, il 74,4% al colon retto. Gli screening per il tumore della mammella, della cervice uterina e del colon retto hanno registrato una riduzione di due milioni e mezzo di esami nel 2020 rispetto al 2019 e, in media, il ritardo è compreso tra 4 e 5 mesi. Cosa che può fare la netta differenza e salvare tante vite umane.

A rilevarlo è il 13° Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici presentato ieri in occasione della XVI Giornata nazionale del malato oncologico promossa da FAVO (Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia).
   

La Favo chiede, in tale occasione, una Cabina di regia che coinvolga anche le associazioni dei pazienti, per la promozione del nuovo Piano oncologico. Tra gli obiettivi principali, l’impegno del Governo, con il finanziamento delle Reti Oncologiche Regionali, il potenziamento dell’assistenza oncologica domiciliare e territoriale, lo sviluppo uniforme della telemedicina, la terapia CAR-T.

Lettera delle “Top Italian Women Scientists-TIWS” a Draghi, da parte della Fondazione Onda

Prevenzione e salute al femminile.

Le “Top Italian Women Scientists-TIWS”, un club costituitosi all’interno d8 Fondazione ONDA (Osservatorio Nazionale Salute della Donna e di Genere) che raggruppa le scienziate italiane impegnate nella ricerca biomedica e censite nella classifica dei Top Italian Scientists (TIS) di Via-Academy, un censimento degli scienziati italiani di maggior impatto in tutto il mondo (misurato con il valore di H-index, l’indicatore che racchiude sia la produttività sia l’impatto scientifico del ricercatore) ha scritto al Prof Draghi in occasione della “Giornata internazionale delle Donne e delle Ragazze nella Scienza”, con l’obiettivo di ricordare l’importante ruolo femminile in ambito scientifico.

Le proposte avanzate sono le seguenti.

  1. L’implementazione di programmi scientifici e sanitari, da parte di un gruppo di eccellenza di ricercatrici in campo biomedico, su quanto potrebbe oggi essere fatto a contribuire al controllo e arresto della pandemia da Covid-19, nella prevenzione e cura delle malattie cronico-degenerative (quali tumori, malattie cardiovascolare e diabete), la cui gestione in pandemia ha sofferto e dei danni psico-fisico-relazionali conseguenti alla pandemia, nonché in ambito materno-infantile, malattie rare, autoimmunità. Molte ricercatrici hanno competenze in questi campi e vorrebbero essere ascoltate.
  2. La costituzione di una task force comprendente un ampio numero di donne scienziate che serva alle autorità nella promozione di progettualità tecnico- scientifiche, tenendo conto di uno scenario non solo nazionale, ma anche internazionale, che e’ poi quello nel quale noi le scienziate si muovono costantemente;

3. La predisposizione di documenti da presentare all’ attenzione del Governo e dei Ministeri competenti per la risoluzione di problemi che riguardano la salute dei cittadini;

4. Lo sviluppo di iniziative volte alla promozione di figure femminili che si distinguono per merito e competenza, favorendo azioni volte ad eliminare le barriere culturali e/o giuridico amministrative che limitino la creatività e la progettualità dell’”universo scientifico femminile” e sostenendo azioni volte a ad annullare il gender gap;

  1. La diffusione della cultura delle pari opportunità, aggregando principalmente imprese e sistemi di imprese, enti di studio, ricerca, promozione, formazione, già attivi o interessati a implementare strategie di azioni e interventi in grado di contrastare le discriminazioni e favorire i principi di parità e la valorizzazione delle differenze;
  2. Un contributo in una campagna informativa su vaccini, immunologia e salute globale, simile a quella che Fondazione Onda sta svolgendo sui social, evitando la confusione che viene spesso ingenerata da una cattiva comunicazione.

Come gruppo di scienziate con conoscenze multidisciplinari in campo biomedico è stato espresso il desiderio che queste proposte possano essere prese in considerazione e di essere parte integrante di indirizzi, che potrebbero essere spesso migliori, se soltanto l’ascolto fosse indirizzato a una pluralità, che sfortunatamente vede le competenze femminili sotto stimate.

Le ricercatrici sono convinte che una Società moderna e civile si basi sul merito e sulla rappresentanza delle sue componenti al momento meno visibili proprio perché impegnate spesso nel lavoro di background, nella consapevolezza che la ricchezza di punti vista di figure nuove di donne competenti produca progresso e consenta di raggiungere più traguardi.

30mila morti per altre malattie trascurate

Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, parla ad AdnKronos Salute di 30mila morti per malattie trascurate. “C’è un dato molto preoccupante: secondo l’Istat, l’Italia nel 2020 ha avuto circa 30mila morti in più rispetto a quelli attribuiti a Covid e a quelli attesi per le altre patologie”.

Il presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, ad Adnkronos Salute traccia un quadro di quelli che sono i pazienti che più hanno risentito dell’ondata di Covid-19 che ha travolto gli ospedali. “Questo dato ci preoccupa, perché può essere la conseguenza finale anche delle cosiddette malattie trascurate causa pandemia”.

“In cima naturalmente ci sono i tumori. Dati diffusi dall’associazione Salutequità mostrano come per esempio gli screening oncologici siano letteralmente crollati”. Ma c’è di più: “Tanti colleghi oncologi – segnala Anelli – mi dicono che al primo accesso dei pazienti vedono quadri di stadiazione dei tumori più avanzati, che non si vedevano da tanto tempo perché eravamo riusciti a fare diagnosi molto precoce. In prima diagnosi non succedeva quasi più di vedere malattie così avanzate”.

“C’è poi il capitolo delle patologie cardiovascolari, in maniera particolare degli infarti”, fa notare Anelli. Una delle prime ‘emergenze nell’emergenza’ emersa subito già in occasione della prima ondata Covid. C’è stato un aumento e “anche su questo i colleghi cardiologi ci dicono che i quadri che si vedono oggi in pronto soccorso sono di infarti in fase acuta. Le persone arrivano con un certo ritardo” e questo ha conseguenze gravi in una patologia tempo-dipendente. “Ogni minuto perso equivale a una parte importante di tessuto cardiaco che muore. E questo, laddove non ha conseguenze mortali – ammonisce il presidente Fnomceo – ha effetti a lungo termine abbastanza drammatici per il recupero della persona.

C’è poi una terza famiglia di malattie che subisce particolarmente l’impatto della pandemia. “E’ un effetto più atteso – spiega il numero uno degli Ordini medici – l’aumento delle patologie psichiatriche che si verifica in ogni crisi di questo genere. Si parla di depressioni minori e maggiori” e altre forme di disagio mentale. “In tutte crisi di vario genere a livello mondiale queste tendono ad aumentare”.

“Ovviamente ci aspettiamo purtroppo per il futuro anche una riduzione dell’indice di sopravvivenza. Eravamo fra i Paesi più longevi al mondo anche se con disuguaglianze fra il centro e le ‘periferie’. Credo che” l’impatto involontario della pandemia su “queste patologie comprometterà un risultato brillante raggiunto. Con un risvolto negativo anche sulla qualità di vita, che sarà più compromessa per via delle conseguenze aggravate di alcune malattie e richiederà ulteriore impegno sul piano socio-assistenziale”.

“Chi avrà più risorse potrà superare con maggiore facilità i problemi legati alla malattia. Si pone un problema di qualità della vita e di disparità in maniera molto forte. Quando uno degli obiettivi che ci eravamo posti era invece migliorare nella terza età il benessere dei cittadini, riducendo il più possibile le conseguenze delle malattie. In questo caso, invece, queste conseguenze saranno aumentate, in un quadro in cui la stessa povertà diventa causa di malattia o peggioramento delle condizioni”.