Archives

Smart working cresce in Italia: quasi 3,6 milioni i lavoratori da remoto

Lo smart working torna a crescere in Italia: dopo il piccho raggiunto durante la pandemia e una graduale riduzione negli ultimi due anni, nel 2023 infatti, i lavoratori da remoto sono circa 3,585 milioni, in leggera crescita rispetto ai 3,570 milioni dell’anno precedente, ma ben il 541% in più rispetto al pre-Covid.

Nel 2024 si stima poi che aumenteranno sensibilmente, fino a raggiungere quota di 3,65 milioni. È quanto emergerebbe da recente ricerca condotta dall’Osservatorio smart working della School of management del Politecnico di Milano, presentata oggi al convegno “Rimettere a fuoco lo smart working: necessità, convenzione o scelta consapevole?”.

Confindustria: “Il caldo come il Covid”. Il ministro già a lavoro

Per combattere l’ondata di calore il mondo del lavoro deve adoperarsi ed usare le stesse armi adoperate durante l’emergenza sanitaria da Covid -19: vale a dire, lo strumento della cassa integrazione e lo smart working. A dirlo è il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, secondo cui è necessario un protocollo d’intesa per raggiungere un accordo con i sindacati.

In quanto, sostiene il numero uno di Confindustria “occorrono soluzioni straordinarie” per “coprire tutta la platea dei lavoratori”. “Non è un tema solo delle associazioni datoriali – avverte il leader degli industriali – ma anche dei sindacati e del governo”.

Un primo incontro già c’è stato con il ministro del lavoro Marina Elvira Calderone sull’emergenza caldo e l’attenzione, adesso, è concentrata su di una nuova convocazione, prevista per martedì prossimo.

Il ministro ha assicurato di voler “intervenire potenziando gli strumenti già esistenti e disegnando ulteriori strategie”.

Ma i sindacati premono sul tempo. “Non c’è tempo di discutere protocolli. Serve subito un decreto legge che protegga i lavoratori dalle temperature elevate e vieti i lavori particolarmente esposti, oltre i 33 gradi”, ha scritto sui social Bombardieri.

foto crediti mauriziosmedile

Smart working, proroga fino al 31 dicembre per i lavoratori fragili e genitori di under 14

In arrivo l’emendamento proposto dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando, per la proroga dello smart working per i lavoratori fragili e i genitori che hanno figli under 14. Presentato nella giornata di ieri a Palazzo Chigi.

La proroga sarebbe stata estesa fino al prossimo 31 dicembre.

Ad annunciarlo il ministro, il cui emendamento sarà presentato in sede di conversione del dl Aiuti bis al Senato e la relativa copertura per i lavoratori del settore pubblico, da quanto si apprende, reperita con fondi propri del ministero del Lavoro.

foto crediti bucapspa

Bozza per il lavoro dei privati, mascherine e smart working per i fragili

Nel lavoro privato dovrebbe restare l’uso della mascherina.

Lo indica una bozza di aggiornamento delle misure di contrasto al coronavirus sul lavoro dei privati che il Governo condividerà oggi 30 giugno con le parti sociali.

Nel testo anticipato da La Stampa e che l’ANSA ha potuto visionare, è previsto l’uso delle mascherine FFP2. Nella bozza si indica anche il controllo della temperatura all’ingresso che non deve superare i 37 gradi e mezzo. Previsto anche un incentivo per lo smart working, ritenuto “uno strumento utile per contrastare la diffusione del contagio, soprattutto con riferimento ai lavoratori fragili e maggiormente esposti”.

Coronavirus, salta la proroga del lavoro agile al 30 giugno per i lavoratori fragili

Era stato inserito nella bozza, ed è scomparso dal testo finale del decreto pubblicato in Gazzetta ufficiale. Attorno alla scelta di non prorogare al 30 giugno tutte le disposizioni per tutelare lavoratrici e lavoratrici fragili, garantendo così anche la possibilità del lavoro agile per altri tre mesi, monta la polemica. Per la Cgil si tratta di una “brutta sorpresa” e così si abbassa anche “la guardia sui pericoli” della diffusione di Sars-Cov-2. Mentre il M5s promette un emendamento alla legge di conversione, perché è “francamente impensabile” che “non si riescano a trovare coperture e risorse” per la loro tutela.

“Non condividiamo la scelta del governo di non prorogare al 30 giugno 2022 tutte le disposizioni, in scadenza il 31 marzo, volte a tutelare i lavoratori e le lavoratrici del settore privato e del settore pubblico in condizione di fragilità”, dicono la Cgil nazionale e la Fp Cgil. Il decreto “ha portato allo scoperto una brutta sorpresa per tutti i lavoratori e le lavoratrici in condizione di fragilità certificata o grave disabilità riconosciuta e per tutti i genitori con figli e figlie in tali condizioni: dal 1 aprile perderanno le tutele finalizzate a scongiurare il rischio di contagio da Covid-19″ grazie allo svolgimento del lavoro in modalità agile.

ph credito ticonsiglio.it

Smart working, accordo raggiunto per il settore privato

Arrivano oggi nuove regole anche per il settore privato per lo smart working, nel periodo di emergenza Covid.

Il protocollo firmato questo pomeriggio tra governo e parti sociali fissa dei nuovi parametri di riferimento e linee guida tra le parti sociali ma anche per la contrattazione collettiva nazionale, aziendale e/o territoriale stabilendo diritti e doveri dei lavoratori.

Si parte dall’adesione al lavoro agile su base volontaria, subordinata alla sottoscrizione di un accordo individuale ma fermo restando il diritto di recesso. Eventuale rifiuto di aderire o svolgere la propria prestazione lavorativa in modalità agile che, secondo quanto concordato dalle parti, non integra gli estremi del licenziamento per giusta causa o giustificato motivo, né rileva sul piano disciplinare.

Nessun orario preciso di lavoro per chi opta per il lavoro agile ma autonomia nello svolgimento della prestazione all’interno di obiettivi prefissati e nel rispetto dell’organizzazione delle attività assegnate dal responsabile, a garanzia dell’operatività dell’azienda e dell’interconnessione tra le varie funzioni aziendali.

Il lavoro agile è legato a fasce orarie, individuando, in ogni caso, la fascia di disconnessione nella quale il lavoratore non eroga la prestazione lavorativa. Prevista, anche la fruizione dei permessi orari sanciti dal contratto collettivo mentre non possono essere previste e autorizzate prestazioni di lavoro straordinario. Nei casi di assenze considerate legittime (per malattia, infortuni, permessi retribuiti e ferie), il lavoratore può disattivare i dispositivi di connessione e, in caso di ricezione di comunicazioni aziendali, non è comunque obbligato a prenderle in carico prima della prevista ripresa dell’attività lavorativa.

Il lavoratore è anche libero di individuare il luogo ove poter svolgere tale attività agile purché sia in condizioni di poterne assicurare sicurezza, riservatezza, anche con specifico riferimento al trattamento dei dati e delle informazioni aziendali nonché alle esigenze di connessione con i sistemi aziendali.

ph puntoinformatico.it

Diritto a disconnettersi, arrivano nuove regole per lo smart working

I dipendenti della pubblica amministrazione che sceglieranno di poter lavorare da casa avranno assicurato il diritto alla disconnessione. La garanzia di una fascia oraria in cui non saranno tenuti a leggere le email, a rispondere alle telefonate e ai messaggi, e ad accedere e a connettersi al sistema informativo dell’amministrazione. A prevederlo è la bozza sul lavoro agile allo studio del ministero guidato da Renato Brunetta che dovrebbe poi confluire nella legge di stabilità.

«La prestazione lavorativa viene eseguita in parte all’interno dei locali dell’amministrazione e in parte all’esterno di questi. Ma in ogni caso entro i confini del territorio nazionale, salva l’ipotesi in cui la sede di lavoro sia collocata in uno Stato estero». Si vigilerà, quindi, affinché non si ripetano casi spiacevoli, come quei lavoratori che hanno sfruttato lo smart working per prendersi una vacanza alle Canarie o alle Maldive.

ICT: sottoscritto il primo contratto collettivo nazionale di questo settore

 

Nell’ambito dei contratti collettivi nazionali di lavoro, nel nostro Paese, spunta il primo modello confezionato a posta per i lavoratori  del settore dell’ICT (l’acronimo che rappresenta il comparto dell’Information and Communications Technology): a sottoscriverlo sono stati, pochi giorni fa, il presidente di Cifa Andrea Cafà ed il segretario generale di Confsal Angelo Raffaele Margiotta. I contenuti del nuovo strumento sono stati validati nell’ambito del tavolo tecnico di confronto nazionale organizzato dal Centro studi InContra con l’Università La Sapienza di Roma, mentre i “pilastri” dell’iniziativa sono da un lato la “formazione continua, grazie all’impegno finanziario profuso da Fonarcom” e, dall’altro, il welfare, attraverso le garanzie fornite da Sanarcom, perché, racconta Cafà, “viene assicurata l’assistenza sanitaria agli occupati”, copertura, questa, “estendibile alle loro famiglie”.

Prevede, una regolamentazione generale del lavoro, e del livello dei trattamenti economici minimi di garanzia, con una mappatura dei profili professionali del segmento produttivo, con le loro specifiche competenze, in linea di massima che si combacia con gli standard europei.

Ad oggi, sottolineano i sottoscrittori del contratto, “i profili professionali non erano ufficialmente riconosciuti nella loro specificità e, per questo, venivano impropriamente assimilati a figure afferenti ad altri settori, come quelli della metalmeccanica e del commercio”. Quanto, poi, all’inquadramento degli addetti, non è più suddiviso in livelli, bensì in categorie professionali: così si recepiscono “le figure proposte dal sistema europeo e-CF e dal nostro Atlante del lavoro e delle qualificazioni, puntualmente integrate grazie all’Osservatorio permanente per la mappatura di competenze digitali, nuovi profili di ruolo e nuovi modelli organizzativi, istituito nell’ambito del tavolo tecnico”, così che il contratto vada ad adottare “il nuovo sistema di classificazione per competenze introdotto da Cifa e Confsal”.
Margiotta scommette sul valore della “grande flessibilità” che l’iniziativa garantisce agli occupati, sulla scia “del precedente accordo che avevamo sottoscritto in merito allo smart-working”, tanto utilizzato allo scoppio della pandemia da Covid-19, lo scorso anno, e ancora ampiamente in uso, in Italia. Il lavoratore, argomenta, “può collocare la sua prestazione in una fascia oraria molto estesa, nell’arco della giornata, sempre rispettando i limiti settimanali dell’orario di lavoro”.

Tra gli elementi innovativi, anche il Premio di performance, da corrispondere al lavoratore che raggiunga gli obiettivi concordati.

Approvato il decreto proroghe, salta l’obbligo dello smart working al 50% per la Pubblica amministrazione

Il Consiglio dei ministri di ieri mattina ha approvato il decreto legge proroghe, confermando l’eliminazione dell’obbligo di smart working al 50%, per un dipendente su due, nella Pubblica amministrazione. Lo hanno riferito fonti di governo al termine della riunione. 

Il decreto “Disposizioni urgenti in materia di termini legislativi” si compone di 11 articoli e proroghe che riguardano diversi ambiti, tra cui lo smart working, i documenti di riconoscimento, i bilanci degli enti locali e delle Camere di Commercio, i poteri speciali nei settori di rilevanza strategica, le patenti.

Nel testo si legge che le amministrazioni “fino alla definizione della disciplina del lavoro agile da parte dei contratti collettivi” e “non oltre il 31 dicembre 2021”, in deroga alle misure del 17 marzo 2020, “organizzano il lavoro dei propri dipendenti e l’erogazione dei servizi attraverso la flessibilità dell’orario di lavoro, rivedendone l’articolazione giornaliera e settimanale, introducendo modalità di interlocuzione programmata, anche attraverso soluzioni digitali e non in presenza con l’utenza, applicando il lavoro agile, a condizione che l’erogazione dei servizi rivolti a cittadini ed imprese avvenga con regolarità, continuità ed efficienza, nonché nel rigoroso rispetto dei tempi previsti dalla normativa vigente”. Salta anche il limite del 60% indicato nei Pola, mentre scende dal 30% al 15% la soglia minima in caso di mancata adozione dei Piani organizzativi.

Bonus baby sitter anche a genitori in smart working

Bonus baby sitter anche ai genitori in smart working: sarebbe questo uno dei punti portato al vaglio del nuovo esecutivo da parte di Italia Viva durante il vertice di maggioranza che si è tenuto l’altro ieri per il decreto Sostegni.

Il bonus baby sitter potrebbe arrivare molto presto anche ai genitori in smart working e la conferma è arrivata anche da parte della ministra per la Famiglia Elena Bonetti.

Bonus baby sitter, insieme al congedo parentale Covid è quanto è sarebbe stato introdotto con il recente decreto del governo in vigore dal 15 marzo scorso per i figli minori di 14 anni in Dad, e non soltanto.

La Bonetti intervenuta l’altro ieri a SkyTG24 ha dichiarato:

Abbiamo introdotto il voucher baby sitter per ora solo per alcune categorie, stanziando 290 milioni. Sto lavorando, per i prossimi provvedimenti, per allargare questa misura ai genitori che sono in smart working ma hanno i bambini piccoli e che quindi necessitano di un ulteriore aiuto.”