Malato di tumore ottiene un’ecografia nel 2026, dottoressa in pensione si muove per aiutarlo
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Dario, un  38enne di Sacile, in provincia di Pordenone, è un paziente oncologico ma non riesce a trovare con una certa urgenza un’ecografia di controllo prima del 2026. La sua storia ha molto colpito una dottoressa in pensione, che si è offerta di aiutarlo.

“Una volta esisteva un dialogo tra specialisti, il primario era una figura da cui imparare, c’era meno burocrazia e più medicina vera. Oggi invece molti vanno all’estero” racconta con amarezza. Colpita dalla vicenda di Dario, si è offerta di aiutarlo.

Lui però ha ringraziato e rifiutato: “Non voglio favori, il mio sfogo è una denuncia. Non voglio passare il resto della mia vita a rincorrere esami e scadenze”.  Dario, guarito da un tumore scoperto a 33 anni, è oggi “pulito” da tre, ma deve sottoporsi a controlli periodici ogni quattro mesi: analisi del sangue, TAC, colonscopia o ecografia, a rotazione. Controlli senza i quali la visita con lo specialista diventa inutile.

Questa volta serve un’ecografia. Il CUP gli offre un appuntamento nel 2026. Oppure, a settembre, ma a Trieste o Udine. Chilometri, tempo e denaro che un giovane in età lavorativa non può sempre permettersi. “È paradossale — spiega al quotidiano Il Gazzettino — perché l’ecografo è uno strumento diffusissimo, eppure per ottenerlo bisogna viaggiare come se fosse raro”.

Il sistema sanitario, secondo Dario, si sta allontanando sempre più dalla realtà delle persone: “Pedalare in piano è un conto, ma qui è tutta salita. E con una spada di Damocle sulla testa”.

La sua compagna ha un lavoro precario e i costi ricadono solo su di lui. “Già affrontare la malattia è devastante — scrive — ma quando il sistema ti lascia solo, tutto diventa ancora più difficile”.

 Lo sfogo di Dario ha fatto il giro dei social, raccogliendo decine di messaggi di solidarietà e casi simili. Come quello di Grazia: “Per leggere un referto di risonanza, visita neurologica disponibile nel 2026”.

La dottoressa in pensione commenta: “Le prime crepe nella sanità pubblica si vedevano già da almeno dieci anni. Ma il caso di Dario è emblematico: se la prevenzione è importante per tutti, per chi ha già vissuto un cancro dovrebbe essere quasi ossessiva”.

ph credit pixabay