La premier Giorgia Meloni è stata promossa sulla politica estera dal settimanale britannico Economist, che allontana ogni timore su economia e diritti civili.
“Giorgia Meloni ha smentito gli scettici”. Non solo. “I timori liberali si sono rivelati eccessivi”. Nel numero in uscita oggi, venerdì 26 gennaio, la redazione dell’Economist dedica due articoli all’esecutivo Meloni, in cui viene analizzato il suo operato.
Tra gli elementi positivi citati dall’Economist, certamente la politica estera. “Le relazioni con gli alleati Nato dell’Italia sono buone. L’Italia ha dato sostegno entusiastico, e armi, all’Ucraina e un sostegno piuttosto moderato a Israele. Ha inoltre reso Bruxelles abbastanza felice da consentire alla Commissione europea di continuare a fornire regolarmente quote dei 194 miliardi di euro (211 miliardi di dollari) assegnati all’Italia dal fondo di ripresa Covid-19 dell’Ue, di gran lunga la cifra più alta a qualsiasi Stato membro”, si legge ancora nell’articolo pubblicato.
Durante la campagna elettorale, lo spread tra il debito pubblico italiano e quello tedesco si era ampliato, a causa dei timori diffusi che Meloni potesse litigare con Bruxelles o forse, addirittura, destabilizzare l’euro stesso. Alcuni vedevano un’alleanza con l’uomo forte ungherese, Viktor Orban, con la destra nazionalista in Polonia e con Marine Le Pen in Francia. Ma dopo 15 mesi, scrive l’Economist, Meloni “sembra essere più convenzionale che demolitrice”.
“Né la Meloni è stata una spina nel fianco dei suoi colleghi leader europei o delle legioni di burocrati di Bruxelles il cui compito è preoccuparsi della stabilità dell’euro e della stessa Unione Europea. Lo spread si è ridotto a circa 1,5 punti percentuali e i mercati non mostrano segni di nervosismo, nonostante la debole crescita dell’Italia. Non ha collaborato con Orban o altri populisti per bloccare il processo decisionale dell’UE, né si è attirata la censura dei guardiani dello stato di diritto dell’UE. In Ucraina è stata ammirevole, inviando denaro e armi nonostante i tradizionali legami dell’Italia con la Russia. I timori che l’Italia prendesse una brutta svolta verso la xenofobia si sono rivelati infondati, nonostante il forte aumento del numero di richiedenti asilo che arrivano via mare”.
E poi la sottolineatura: “La politica sociale è rimasta inalterata, nonostante l’ostilità dei Fratelli all’aborto e alle unioni civili gay. È vero che non vi è stato alcun progresso verso il matrimonio gay o l’adozione tra persone dello stesso sesso; ma non vi è stato nemmeno alcun arretramento”. Non manca anche una nota personale: “La prima donna primo ministro italiana non si professa femminista, ma è una dura madre single che ha mollato senza troppe cerimonie il suo compagno per aver fatto proposte alle sue colleghe”.
Infine, scrive ancora il settimanale britannico: “Nessuna colpa si può finora attribuire alla gestione di Meloni. Né dovrebbe ancora. La ripresa dell’economia, duramente colpita dalla pandemia, era destinata a esaurirsi e ha dovuto affrontare nuovi venti contrari, in particolare la crisi energetica causata dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Ma la mancanza di crescita è una delle due nuvole in un cielo altrimenti in gran parte sereno”, sostiene l’Economist. “La seconda è un’impennata dell’immigrazione irregolare che la coalizione di destra della Meloni è decisa a frenare. Il numero di arrivi dal Mediterraneo è salito a 157.652 l’anno scorso, un aumento del 50% rispetto al 2022 e la cifra più alta dall’anno di punta del 2016. Il governo spera di dirottare alcune barche verso centri di detenzione in Albania. Ma il piano si è scontrato con una sfida legale che deve ancora essere risolta”.