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Ricette mediche dematerializzate, da fine anno non più valide

“Se la norma sulla ricetta dematerializzata non dovesse essere prorogata oltre la scadenza del 31 dicembre, noi medici rischiamo di venire soffocati dalla burocrazia”. A dirlo i membri del Sindacato Medici italiani (Smi) perchè a fine anno scade la possibilità di inviare le prescrizioni mediche ai pazienti via email o messaggio, introdotta durante la pandemia da Covid-19.

Chiunque abbia necessità di ottenere una ricetta dovrà recarsi fisicamente nello studio medico del proprio dottore. Anche chi è costretto ad assumere sempre fermaci, perché affetto da patologie croniche, e non ha necessità di essere visitato ogni volta che deve rinnovare una cura. Un ritorno al passato che rischia di mettere in crisi la categoria dei medici di famiglia, già in difficoltà come organico e oberati dalla burocrazia.

Il risultato sarà quello di ridurre ulteriormente la disponibilità di tempo per l’attività clinica“, denuncia Pina Onotri, segretario Generale del Smi. Per questo i medici hanno inviato una lettera al ministro Scillaci: “Chiediamo al ministro la proroga della ricetta dematerializzata almeno per un anno e un provvedimento che renda il suo utilizzo strutturale”, dichiara Onotri. La possibilità di accedere alla prescrizione a distanza è regolata da una norma introdotta durante l’emergenza Covid, per non obbligare i pazienti ad affollare gli studi. Non sarà più consentito ai cittadini di presentare al farmacista solo il numero della ricetta elettronica, il cosiddetto Nre. Un passo indietro rispetto alla dematerializzazione completa di cui si parla da anni. La soluzione temporanea che auspichiamo – continua Onotri – è quella di una proroga di almeno un anno del provvedimento”.

foto crediti socialfarma

Sciopero dei medici l’1 e 2 marzo, per il troppo carico di lavoro

Organizzazioni sindacali Sindacato medici italiani (Smi) e Sindacato italiano medici del territorio (Simet) hanno indetto lo sciopero per tutti i medici dell’area convenzionata, con la chiusura degli ambulatori il prossimo 1 e 2 marzo e hanno convocato anche una manifestazione a Roma il 2 marzo dalle ore 9.00 in poi, al ministero della Salute.

Lo annuncia in una nota dell’Intersindacale medica. «Il malessere della categoria è palpabile – spiegano – carichi di lavoro insostenibili mancanza di tutele, burocrazia aberrante e non ultimo il mancato indennizzo alle famiglie dei colleghi deceduti per Covid. Uno schiaffo, da parte dello Stato, soprattutto agli orfani di quei medici».

Medici di medicina generale hanno l’obbligo di aderire alla campagna vaccinale anti-covid

Il ministero della Salute in una nota inviata alla Regione Calabria, in seguito alla richiesta di ricezione di chiarimenti sul coinvolgimento dei medici di medicina generale nella campagna vaccinale, ha specificato quanto segue: “Il Protocollo d’intesa siglato il 21 febbraio scorso tra il Governo, le Regioni e le Province autonome e le Organizzazioni sindacali della medicina generale, definisce la cornice nazionale e le modalità il coinvolgimento diretto dei medici di medicina generale nella campagna vaccinale nazionale anti-COVID-19, da declinare successivamente a livello regionale”.

“Presupposto del predetto Protocollo d’intesa – spiega ancora il Ministero della salute – è la previsione delle “vaccinazioni non obbligatorie”, alle quali è riconducibile la vaccinazione anti-COVID-19, tra le funzioni e i compiti dei medici di medicina generale previsti dall’articolo 45 dell’Accordo collettivo nazionale vigente del 23 marzo 2005 e successive modifiche”.