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Istat: “Sempre meno giovani in Italia, -23% dal 2002 al 2023”

Secondo una recente indagine condotta dall’Istat, sono sempre meno i giovani in Italia: nel 2023 ne contiamo circa 10 milioni e 200mila, di età compresa tra i 18 e i 34 anni; facendo registrare una la perdita dal 2002 di oltre 3 milioni di persone (-23,2%).

La più bassa incidenza della popolazione rispetto agli altri Stati dell’Unione europea (nel 2021 17,5%; media Ue 19,6%). Il Sud presenta poi una perdita ancora più netta, nonostante ce ne siano di più rispetto al Nord: la quota di chi è nella fascia di età dei 18-34 anni è maggiore nel Mezzogiorno (18,6%) rispetto al Centro-nord (16,9%), ma la flessione è molto severa (-28% dal 2002).

foto crediti wired.it

Campania investimenti per 85 mln per l’agroalimentare

Il ministro dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti ha preso nuovi accordi di sviluppo industriale nel settore agroalimentare in Campania per oltre 85 milioni di euro, che puntano a favorire la competitività sui mercati, nazionale e internazionale, delle imprese ‘La Regina di San Marzano’, la ‘San Giorgio’, la ‘Sorrento Sapori’ e ‘Tradizioni’.

“Gli accordi che, spiega il Mise, puntano a sostenere l’incremento della produttività e dell’occupazione degli stabilimenti presenti sul territorio della provincia di Salerno, attraverso investimenti in tecnologie innovative e ambientalmente sostenibili per realizzare prodotti di alta qualità: dalle conserve di pomodoro ai prodotti da forno sia dolce che salato”.

“Quello che ha reso unica in tutto il mondo la qualità dei prodotti della filiera alimentare made in Italy è il legame tra l’innovazione, il rispetto delle tradizioni e l’utilizzo di materie prime d’eccellenza che sono il frutto del lavoro svolto con passione e competenza sul territorio da tanti imprenditori e lavoratori”, ha commentato il ministro Giorgetti.

ph. anteprima24

Bimbi nati al Sud +50% rischio di morte nel primo anno di vita

Un bambo nato al Sud, avrebbe un rischio di morire maggiore nel primo anno di vita, del 50% in più rispetto a chi è nato invece nelle regioni del Nord. Solo nel 2018, infatti, se il Mezzogiorno avesse avuto lo stesso tasso di mortalità infantile delle aree del Nord, sarebbero sopravvissuti 200 bambini.

A mettere in luce tutto ciò, è uno studio condotto di recente dalla Società italiana di pediatria, secondo cui Sicilia, Calabria e Campania sono le regioni con i tassi di mortalità più elevati.

In base ai dati Istat, nel periodo 2006-2018 si è verificata una progressiva diminuzione della mortalità neonatale (nei primi 28 giorni di vita) e infantile (nel primo anno di vita), che hanno portato l’Italia tra i Paesi del mondo con mortalità più bassa. Nel 2018 i decessi infantili sono stati 1.266, e la mortalità neonatale del 2,01 per 1.000.

Secondo lo studio in questione si continua però ad osservare anche un’ampia variazione territoriale. Dove, nel Mezzogiorno, si è avuto il 35,7% di tutte le nascite, e i decessi neonatali e infantili sono stati rispettivamente del 48% e 45% di quelli di tutto il Paese. Le differenze diventano ancora più evidenti per i figli di genitori stranieri che risiedono al Sud (+100%).

La presidente della Sip, Annamaria Staiano dichiara inoltre che “Serve sinergia per invertire questi trend allarmanti e la Sip sta già mettendo in atto iniziative per intervenire in modo proattivo su un modello assistenziale così a rischio di disuguaglianze”.