Archives

Mare inquinato da poliestere, per frammenti dei nostri vestiti sintetici

Francesca Rulli, fondatrice e CEO della società di consulenza Process Factory, proprietaria del marchio 4sustainability garantisce autenticità al percorso delle aziende della filiera della moda verso la sostenibilità.

L’Artico è invaso da microplastiche. Tant’è che recente studio pubblicato su Nature Communications aggiunge un nuovo tassello che ci chiama in causa in prima persona, come cittadini e come consumatori. Esaminando i campioni d’acqua raccolti in 71 diverse località, i ricercatori hanno rilevato una concentrazione media di 49 minuscole particelle di plastica per metro cubo. Il 73,3% era costituito da poliestere; in altre parole, da frammenti dei nostri vestiti sintetici.

Sembrerebbe infatti che su 1,4 milioni di miliardi di microfibre presenti negli oceani, l’IUCN stimi che il 35% derivi proprio dal lavaggio dei capi d’abbigliamento. Una percentuale considerevole; d’altra parte, appena 5 kg di fibra di poliestere possono generare fino a 6 milioni di microplastiche (De Falco, 2018). Preoccupa infatti quello che queste particelle, una volta ingerite dai pesci, possano causare, una volta che entrano nella catena alimentare e quindi nel nostro organismo,

Rilevate, infatti, tracce nella frutta e nella verdura, nel miele, nell’acqua di rubinetto e addirittura nella placenta umana. Ancora sconosciuti gli effetti sulla salute, ma diverse pubblicazioni scientifiche ci mettono in guardia dal loro contenuto di bisfenolo A, ftalati, metalli pesanti ecc.

Colesterolo alto, rischio doppio se si mangia velocemente

Mangiare troppo in fretta può raddoppiare il rischio di colesterolo alto, al contrario pranzare e cenare restando seduti a tavola per almeno 20 minuti alla volta, aiuterebbe invece il metabolismo, consentendo di tenere sotto controllo l’introito calorico e quindi anche il peso corporeo.

A rivelarlo è una ricerca italiana condotta dall’Università Federico II di Napoli, in corso di pubblicazione sul Journal of Translational Medicine, che confermerebbe i benefici del masticare lentamente e di dedicare più tempo ai pasti.

Lo studio che è stato condotto, è incentrato sulle abitudini degli italiani a tavola, coinvolgendo 187 persone con obesità, che mostrano come chi consuma i pasti in meno di 20 minuti al giorno, ha molte più probabilità di vedersi raddoppiare il colesterolo alto.

“Il colesterolo è un fattore di rischio noto per malattie cardiovascolari come infarto e ictus – spiega la presidente della Società Italiana di Endocrinologia (SIE), Annamaria Colao – che ha coordinato la ricerca – ma non è il solo elemento metabolico che peggiora con un pasto troppo frettoloso”.

Colao conferma anche che “fra i cibi che possono essere mangiati più velocemente ci sono quelli ultra-processati (come alcuni insaccati) che, oltre a essere molto calorici e poco sani, ci rendono anche meno capaci di controllare l’introito calorico”.

ph crediti universita.it