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Re Carlo malato di tumore alla prostata. Harry si precipita dal padre

Re Carlo è malato di tumore alla prostata, e questa notizia sta subito facendo il giro del mondo. Ma il re è molto poositivo e ha voluto subito comunicarlo anche ai figli William e Harry. Mentre il primogenito sta affrontando anche un periodo difficile, dopo il ricovero ospedaliero della moglie Kate Middleton, il fratello Harry ha messo da parte i rancori con la famiglia reale ed è volato subito a Londra senza la moglie e i figli al seguito. Continue reading Re Carlo malato di tumore alla prostata. Harry si precipita dal padre

Tumore alla prostata, da Fondazione Onda le traettorie d’intervento per promuovere informazione e diagnosi precoce

Identificare le possibili traiettorie di intervento per promuovere una corretta informazione rispetto al tumore della prostata e facilitare l’accesso alla diagnosi precoce: è questo l’obiettivo del documento redatto a seguito del Tavolo interregionale “Tumore della prostata e Raccomandazioni del Consiglio dell’Unione Europea. Prevenzione e diagnosi precoce”, organizzato in modalità virtuale da Fondazione Onda il 13 luglio scorso e patrocinato da AIGOM, AIOM, CIPOMO, Europa Uomo, Let’s talk prostate cancer, ROPI, SIMG, SIU, SIUrO. L’evento ha portato avanti il confronto sul tema del tumore della prostata, già avviato da Fondazione Onda nei mesi precedenti, declinandolo in Regioni rappresentative delle tre macroaree geografiche italiane, nella fattispecie Lombardia, Marche e Sicilia.

Secondo l’ultimo rapporto “I numeri del cancro in Italia”, pubblicato nel dicembre 2022, sono state stimate per l’anno 2022 circa 40.500 nuove diagnosi, che rappresentano il 19,8 per cento di tutti i tumori maschili. Il Piano europeo di lotta contro il cancro, presentato nel 2021, e la pubblicazione nel dicembre 2022 dell’aggiornamento delle Raccomandazioni sugli screening oncologici, sollecitando una maggiore attenzione verso la diagnosi precoce con l’obiettivo di ridurre la mortalità e le diseguaglianze, invitano a prendere in considerazione lo screening organizzato, oltre che per altri tipi di tumore, anche per il tumore della prostata. In Italia, dove un programma di screening organizzato per il tumore della prostata non è attivo, il Piano Oncologico Nazionale, che è stato licenziato lo scorso gennaio, ha recepito le Raccomandazioni del Consiglio europeo: tra gli obiettivi strategici nell’ambito della prevenzione secondaria, viene sottolineata l’importanza di valutare modelli e protocolli tecnico-organizzativi anche in ambito di carcinoma della prostata e del polmone.

«La diagnosi precoce rappresenta la strategia preventiva più efficace in ambito oncologico, poiché consente di intercettare il tumore in fase iniziale, anche prima della comparsa di sintomi, quando la malattia è ancora localizzata, aumentando le possibilità di cura e guarigione attraverso trattamenti meno invasivi, riducendo la mortalità e migliorando la qualità di vita dei pazienti», dichiara Francesca Merzagora, Presidente Fondazione Onda. «A ciò si aggiunge la migliore razionalizzazione delle risorse economiche, con risparmio sui costi delle cure e delle relative complicanze nonché dell’assistenza a lungo termine. Il nostro auspicio è che, attraverso gli esiti del confronto sullo scenario delle tre Regioni individuate come rappresentative, Lombardia, Marche e Sicilia, emerga chiaramente l’urgenza di attuare un percorso di screening strutturato anche per il tumore della prostata, superando gli ostacoli che ad oggi lo lasciano inattuato, con particolare attenzione ai soggetti a rischio.»

Ostacoli di varia natura, quali la bassa percezione del rischio da parte degli uomini e scarsa consapevolezza del ruolo della prevenzione, la frequente assenza di sintomi nella fase iniziale del tumore della prostata e la non specificità dei sintomi stessi, comuni ad altre patologie benigne, lo scarso impatto che a volte questi tumori hanno inizialmente sulla vita del paziente. Al rischio di incorrere in sovradiagnosi e soprattutto sovratrattamento (con tutte le conseguenze che ne derivano in termini di complicanze post-chirurgia e radioterapia) si contrappone quello di non disporre di strumenti adeguati a intercettare precocemente le forme più aggressive e pericolose. Infine, il PSA è un marker organo-specifico e non tumore-specifico: può quindi aumentare non solo in presenza di cancro della prostata, ma anche in condizioni fisiologiche o in caso di patologia benigna (ad esempio, infiammazioni o traumi, falsi positivi). D’altra parte, può anche risultare entro i limiti di riferimento, pur in presenza di patologia tumorale (falsi negativi). È importante puntare sulla diagnosi precoce attraverso l’individuazione dei soggetti a rischio, sulla base dei fattori individuati come significativi: l’età (con un’incidenza che cresce in particolare dopo i 50 anni), la familiarità (si stima che il rischio sia almeno raddoppiato nel caso di un familiare di primo grado affetto da questa neoplasia), e la presenza di specifiche mutazioni genetiche.

In questo quadro, anche attraverso il confronto fra le tre Regioni Lombardia, Marche e Sicilia, emergono alcune traiettorie fondamentali di intervento, fra cui la definizione di percorsi interdisciplinari ospedale-territorio dedicati alla diagnosi precoce del tumore della prostata, la sperimentazione di modelli tecnico-organizzativi che garantiscano appropriatezza diagnostica, l’identificazione dei fattori di rischio con particolare attenzione a quello eredo-familiare, e dei parametri da considerare (PSA, PSAV-velocity, PSA DT-doubling time, volume prostatico…), il potenziamento della rete MMG, specialisti territoriali e ospedalieri interconnessa con gli specialisti ospedalieri oncologo/urologo, la valorizzazione del ruolo del MMG nell’accesso alla diagnosi precoce, l’intercettazione dei soggetti ad alto rischio attraverso specifiche azioni da realizzare sia sul territorio che nel contesto delle strutture ospedaliere (informazione ed educazione alla salute sessuale-riproduttiva maschile, maggior conoscenza e attenzione ai fattori di rischio, con particolare attenzione a quello eredo-familiare, strutturazione di percorsi di counseling genetico, accesso uniforme e omogeno ai percorsi di prevenzione secondaria per i familiari individuati come soggetti ad alto rischio), e infine politiche di comunicazione efficace (sia medico-paziente sia medico-medico secondo il modello interdisciplinare) a supporto della diagnosi precoce.

«Fra i fattori di rischio rilevanti per il carcinoma della prostata hanno grande peso la famigliarità e la presenza di specifiche mutazioni genetiche (come BRCA2 e BRCA1) fra i parenti di primo e secondo grado. Queste mutazioni riguardano trasversalmente anche altre neoplasie, quali pancreas, mammella, ovaio, probabilmente colon e melanoma, interessando dunque non solo la linea eredo-famigliare maschile ma anche quella femminile. La sfida dei prossimi anni, che coinvolgerà medici e istituzioni, sarà volta a identificare percorsi di mini-counseling e di counseling genetico che permettano di identificare precocemente i soggetti a rischio», dichiara Giario Conti, Segretario SIUrO, Società Italiana di Urologia Oncologica.

«Per i malati di cancro l’informazione è la prima medicina. Europa Uomo rappresenta la principale rete di informazione sul tumore della prostata in Italia e in Europa. Oltre a tutelare i diritti dei pazienti e a organizzare per loro attività di sostegno, promuove la ricerca e svolge iniziative di sensibilizzazione su prevenzione, diagnosi precoce e cure multidisciplinari, con campagne di comunicazione, conferenze e giornate dedicate», dichiara Claudio Talmelli, Consigliere, EuropaUomo Italia Onlus.

L’iniziativa è stata realizzata con il contributo incondizionato di Astellas.

Tumore alla prostata: in arrivo farmaco radioattivo, medicina di precisione

E’ in arrivo un farmaco radioattivo in grado di prolungare la vita dei pazienti affetti da un tumore alla prostata metastatico e «resistente» alle altre terapie. È quello disponibile da poche ore negli Usa, dove la Food and Drug Administration ha dato il via libera all’uso del radiofarmaco chiamato 177Lu-PSMA-617, da somministrare ai pazienti con una malattia non più in grado di rispondere alle cure anti-ormonali.

Si tratterebbe di un passaggio molto significativo, rivolto a una quota significativa di pazienti.

Il tumore della prostata è il più frequente tra gli uomini: oltre trentaseimila le diagnosi registrate solo nel 2020. La sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi ha raggiunto un buon risultato: ma è di poco inferiore al 90 per cento. E non sopravvivono coloro che sviluppano una resistenza alle cure che vengono somministrate per tenere bassi i livelli di testosterone. Il trattamento di prima scelta del tumore della prostata metastatico non è infatti – come per la grande maggioranza delle neoplasie – la chemioterapia. Bensì la terapia anti-ormonale, che consente di ridurre i livelli circolanti dell’ormone sessuale maschile: stimolo per la crescita delle cellule tumorali.

Esistono diversi regimi di terapia ormonale che, in genere, vengono usati in sequenza. Ciò ha consentito negli ultimi anni di aumentare molto l’aspettativa di vita dei pazienti con un tumore della prostata in fase avanzata, ma di non riuscire a curare del tutto la neoplasia.

Tumore prostata: dall’intestino al via a nuove terapie

Un team internazionale guidato dal Prof. Andrea Alimonti (Istituto Veneto di Medicina Molecolare, Università di Padova, Istituto Oncologico di Ricerca, Institute of Cancer Research di Londra) ha scoperto un meccanismo nell’ intestino dell’uomo che potrebbe cambiare l’approccio terapeutico nei casi di tumori alla prostata diventati resistenti alla castrazione.

Il cancro alla prostata è il tumore maligno più frequente nell’uomo e la sua incidenza sta aumentando nel corso degli anni.

Gli androgeni negli uomini  sono il fattore principale tra quelli che stimolano la crescita di questo tumore, e per questa ragione – nei casi che richiedono un trattamento – vengono usati farmaci che bloccano la produzione di androgeni.

Nelle  fasi iniziali questo trattamento riesce quasi sempre a bloccare la malattia, dopo un periodo variabile di tempo il tumore diventa più esso resistente a tale  approccio terapeutico (in questo caso si parla di cancro alla prostata resistente alla castrazione) e allora la prognosi diventa più infausta. Il gruppo di ricerca ha identificato un nuovo meccanismo coinvolto nel rendere il cancro alla prostata resistente alla terapia anti-androgena e legato al microbioma intestinale. Riuscendo a dimostrare che quest’ultimo, sia in alcuni modelli animali che nell’uomo, si arricchisce di certe specie batteriche particolari nei casi in cui si registra appunto una resistenza alle terapie anti-androgeniche.

Vittorio Sgarbi e il cancro: ” E’ stata dura ma alla fine è andato tutto bene”

“È stata dura, ma alla fine è andato tutto bene”. Vittorio Sgarbi via social annuncia di aver sconfitto la malattia che lo ha colpito negli ultimi mesi: un tumore, ha raccontato lo storico d’arte e parlamentare durante diverse dirette televisive.

«Ringrazio quanti si sono presi cura di me (non faccio nomi perché l’elenco sarebbe lungo) e in particolare i medici e gli infermieri del reparto di Oncologia dell’Ospedale Regina Elena di Roma», «poi chi, ogni giorno, sta al mio fianco e fa i conti con i miei ‘”sgarbi”. Ho provato la sofferenza fisica di chi combatte questo male, ma voglio dire che dal cancro si può guarire. Per questo, a chi sta affrontando una sfida come questa, dico: resistere, resistere, resistere! In culo alla balena. E alle capre”.

Nelle ultime settimane Vittorio Sgarbi, anche sindaco di Sutri si era sottoposto a cure oncologiche ma non aveva mai mancato a partecipare a dibattiti televisivi o video postati sui social dove è apparso in alcune occasioni anche molto provato.

A marzo Sgarbi dopo aver annunciato di aver superato il Covid, senza neanche essersene accorto ha raccontato: “Ho fatto delle analisi per la prostata. Ho un problema, cerchiamo di resistere. C’è un ingrossamento, c’è qualcosa che stanno analizzando. Non ho avuto metastasi di nessun tipo e la cosa è circoscritta. Cerchiamo di salvare l’erezione, sono abbastanza seguito. Per ora l’attività urinaria e di erezione è regolare”.