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Michael J. Fox e il Parkinson, non arrivo a 80 anni

Tendono a peggiorare le condizioni di salute di Michael J. Fox.

In un’intervista rilasciata alla Cbs Sunday Morning, in onda il 30 aprile, l’attore, 61 anni, non nasconde che sta diventando sempre più difficile convivere con il Parkinson.

Fox in ogni sua apparizione televisiva e pubblica mostra tremore, difficoltà nel parlare, instabilità posturale. Combatte con il morbo dal 1991, quando aveva solo 29 anni e gli fu diagnosticata una grave forma di Parkinson giovanile. Il suo stato di salute fu reso noto solo nel 1998. “Sta bussando alla porta – ha detto a proposito del Parkinson – sarò franco, sta diventando sempre più difficile, ogni giorno è più difficile, purtroppo è così”. Ha rivelato anche di essere stato sottoposto ad un intervento alla spina dorsale per rimuovere un tumore benigno che gli creava problemi alla deambulazione e gli ha causato anche due braccia rotte, una frattura ad una mano e varie lesioni alla faccia. “Le cadute possono diventare letali con il Parkinson – continua – come l’aspirazione del cibo e prendersi la polmonite. Tutte queste sottili cose che ti portano alla… Non si muore di Parkinson, si muore con il Parkinson.
Non arriverò a 80 anni”. La sua rivelazione.

foto crediti promiflash.de

Intestino e cervello collegati su di un cip

Esiste un legame molto stretto tra ansia e disturbi del colon.

Ricercatori pensano infatti che sia alla base dell’asse intestino-cervello e favorire, così, la progressione della malattia del Parkinson, o contribuire alla genesi di alcune patologie del neurosviluppo, come ad esempio l’autismo.

Per questo, i ricercatori del MIT hanno provato a replicarle su di un chip. Inserendo in questo sistema anche cellule cerebrali: passate ricerche sui topi hanno infatti evidenziato una connessione tra la produzione di acidi grassi a catena corta da parte dei batteri intestinali e una maggiore velocità di progressione del Parkinson nei topi. Usando un organo su chip, gli scienziati hanno studiato come i microbi intestinali che soggiornano nell’intestino influiscano poi sul tessuto cerebrale sano o su quello di pazienti con il Parkinson.