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Alice Scagni, fu uccisa dal fratello a coltellate a maggio scorso. Due agenti di polizia e un medico indagati nell’ambito dell’inchiesta sul caso della sua morte.

Le ipotesi di reato sono omissione di atti d’ufficio e omessa denuncia. “La notizia che finalmente ci sono tre indagati sulle omissioni gravi che si sono manifestate in questa drammatica vicenda non può non farmi piacere, è un primo passo verso l’accertamento della verità”, ha detto il legale che assiste i genitori della vittima.

Il fascicolo era stato aperto dalla procura di Genova a pochi giorni dai fatti quando i genitori di Alice e Alberto, sentiti dalla squadra mobile e dal sostituto procuratore Crispo avevano accusato la polizia e il centro di salute mentale di non aver preso sul serio gli allarmi lasciati dai familiari nei giorni precedenti l’omicidio. Avendo visto dei comportamenti strani nel figlio.

L’incendio alla porta della nonna il giorno prima, le telefonate ai genitori per chiedere soldi e in particolare quella arrivata intorno alle 13.20 del 1 maggio ricevuta e registrata dal padre che si era conclusa con: “Lo sai stasera dove sono Gianluca e tua figlia? Se non trovo i soldi sul conto tra 5 minuti, lo sai dove cazzo sono?”.

Gli Scagni avevano chiamato il 112, ma dalla centrale operativa gli era stato risposto che se la minaccia non era immediata, vale a dire che il figlio non si trovava sotto casa, non potevano mandare volanti, anche perché essendo un giorno festivo non ce n’erano a disposizione, e li invitavano a far denuncia il giorno seguente. E poi quella frase, pronunciata da un poliziotto “Signo’ non famola tragica”.

I nomi degli indagati sono al momento secreti ma proprio in queste ore stanno ricevendo l’avviso di garanzia. Il fascicolo è direttamente in mano al procuratore aggiunto Ranieri Miniati.

Nell’esposto depositato dal legale della famiglia Scagni Fabio Anselmo sotto accusa era finito il medico della salute mentale che il 28 aprile i genitori avevano chiesto un ricovero per Alberto che tuttavia, aveva spiegato che prima di disporre un ‘aso’ (accertamento sanitario obbligatorio) voleva parlarne con il suo primario.