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Giorgia Meloni con grandissimo coraggio e determianzione è arrivata al Palacongressi di Rimini per partecipare al congresso della Cgil. “Non so che accoglienza aspettarmi in ogni caso penso che sia giusto esserci”, ha detto arrivando all’incontro, prima di sedersi in prima fila. Quando il premier è salito sul palco, un gruppo di delegati ha deciso di uscire dalla sala in segno di protesta cantando “Bella ciao” con il pugno chiuso. Senza scomporsi, il presidente del Consiglio dei ministri italiano ha atteso la loro uscita prima di cominciare il suo intervento, durante il quale ha anche espresso preoccupazione per il “ritorno alla violenza politica”. “Lo abbiamo visto con l’inaccettabile attacco degli esponenti di estrema destra alla Cgil”, ha detto, strappando applausi, e citando anche “le azioni dei movimenti anarchici che si rifanno alle Br”.

Poi ha anche sottolineato “Mi sento fischiata da quando ho 16 anni. Potrei dire che sono Cavaliere al merito su questo”, ha detto la premier facendo capire che la cosa non la colpisce affatto. E cercando anche di sdrammatizzare un po’. Ha ringraziato “la Cgil dell’invito” ma anche chi la contesta, “in alcuni casi con slogan efficaci”. E ha ribadito anche… “Non ho voluto rinunciare a questo appuntamento in segno di rispetto e in coerenza con un percorso di ascolto e confronto che il governo intende portare avanti”. Lo slogan citato da Giorgia Meloni è “pensati sgradita”, citazione rivisitata di Chiara Ferragni a Sanremo, alla quale il premier ha risposto con ironia: “Non sapevo che Chiara Ferragni fosse una metalmeccanica”.

La Meloni sapeva di non trovare un clima particolarmente caloroso ma ha voluto comunque essere presente lo stesso, al congresso: “Non mi sottraggo a un contesto sapendo che è un contesto difficile. Non mi spaventa. La ragione per cui ho deciso di essere qui è più profonda. Oggi si celebra la nascita della nostra nazione unita”. Infatti, Meloni sottolinea come, “con questa presenza, con questo confronto, questo dibattito, possiamo autenticamente celebrare l’unità nazionale”.

Infine Meloni ci ha tenuto a sottolineare ancora che “l’unità non è annullare la contrapposizione che ha un ruolo positivo e educativo per la comunità. L’unità è l’interesse superiore, da un senso alla contrapposizione”. Fin da quando ha mosso i suoi primi passi nel mondo politico, Meloni ha cercato il confronto con gli altri esponenti, ritenendolo “necessario ed efficace. Il confronto lo considero produttivo anche quando non siamo d’accordo. Se l’approccio è sincero io posso imparare molto, non intendo partire da alcun pregiudizio”. E, rivolgendosi alla platea, ha detto: “Rivendicate senza sconti le vostre istanze nei confronti del governo, io vi garantisco che quelle istanze troveranno un ascolto privo di pregiudizio, questo è l’impegno che mi sono presa con i cittadini e che io intendo portare avanti”.

Meloni ha parlato di disoccupazione e salari bassi “Finora le ricette non hanno funzionato – ha ribadito alla platea – bisogna pensare su una strada nuova, puntando tutto sulla crescita economica”. Ricordando l’intervento del Pd in aula sugli aumenti salariali e posti di lavoro, dicendo no al salario minimo.

“La ricchezza la creano le aziende con i lavoratori. Quello che compete allo Stato è immaginare regole giuste e pensare alla destribuzione della ricchezza”, sottolineando anche la riforma fiscale che “frettolosamente è stata bocciata” da alcuni. Perché, ha spiegato Meloni, il governo sta lavorando a una riforma “che riformi l’efficienza della struttura delle imposte, riduca il carico fiscale e contrasti l’evasione fiscale, che semplifichi gli adempimenti e crei un rapporto di fiducia fra Stato e contribuente”. Questo perché, nelle intenzioni e nella linea di governo, c’è interesse a usare “la leva fiscale come strumento di crescita economica, una riforma che guarda con molta attenzione al lavoro, con interventi sui redditi medio bassi e novità per i dipendenti”.

E ha detto di voler anche puntare ad “un sistema di ammortizzatori sociali universali”, perché “bisogna dare a tutti le migliori garanzie possibili, non costruire una cittadella dei garantiti impermeabile a chi rimane fuori. Non ci devono essere diritti di lavoratori di serie A e serie B. Su questo sono d’accordo e si può lavorare insieme”. Anche a questo proposito ha ribadito il concetto già esposto alla Camera in risposta a Elly Schlein, sul motivo per cui il salario minimo non è la soluzione, ossia “estendere i contratti collettivi, combattere i contratti privati, intervenire per ridurre i carichi fiscali sul lavoro con il taglio del cuneo fiscale”. Sul reddito di cittadinanza, infine la premier ha fatto sapere che l’attuale governo vuole lavorare per modificare, in quanto questo ammortizzatore sociale “ha fallito negli obiettivi per cui era nato perché a monte c’è un errore: mettere nello stesso calderone chi poteva lavorare e chi no. Mettendo insieme politiche sociali e politiche attive del lavoro”.