Tre scritte, in lingua slava, sono comparse nel complesso della foiba di Basovizza, in provincia di Trieste. Una recita la scritta “Trst je nas” (“Trieste è nostra”), mentre un’altra “Trieste è un pozzo”. Due scritte sono in lingua slovena, una (“È un pozzo”) in italiano. Una di queste riporta, tradotta, la frase “Morte al fascismo, libertà al popolo” (“Smrt Fasizmu Svoboda Norodom”). Segue anche un numero, “161”.
Una squadra di operai ha provato a rimuovere la vernice rossa con l’idropulitrice. Non riuscendo nell’intento, si procederà ora con la tinteggiatura.
La vandalizzazione è giunta in occasione di una cerimonia prevista a Basovizza e all’antivigilia del Giorno del Ricordo, alla quale lunedì parteciperà la sottosegretaria alla Pubblica Istruzione Paola Frassinetti.
“Non denunciavo a caso che si stesse avvelenando il clima verso – e soprattutto contro – il Giorno del Ricordo dei martiri delle foibe e dell’esodo giuliano dalmata. Dopo giorni di dichiarazioni negazioniste, dileggi gratuiti e lapidi divelte, ora si è colpita la foiba di Basovizza, monumento nazionale, insozzata e violentata di scritte oscene e ributtanti tra le quali spicca il motto slavo “Trst je naš”, cioè ‘Trieste è nostra’, quello che usavano i titini 80 anni fa, quando occuparono la città e la proclamarono annessa alla Jugoslavia seminando morte e terrore”, ha dichiarato il senatore Roberto Menia, triestino, vicepresidente della commissione Esteri e Difesa.
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